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Sconcerto all'Auditorium. Servillo Battistelli Marcoaldi nel caotico flusso contemporaneo
Il “Gorbaciov” campano, appena ritornato dalla 67° Mostra del Cinema di Venezia, veste l’inedito ruolo di direttore d’orchestra per aprire il 14 settembre 2010 (repliche mercoledì e giovedì) la rassegna Contemporanea 2010-2011 al Parco della Musica. Ad accompagnarlo in questa straordinaria avventura l’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli diretta da Marco Lena con la partecipazione di Peppe Servillo in Sconcerto.
Un esperimento sul teatro di musica assolutamente ben riuscito quello ideato due anni fa nella casa sulla laguna orbetellana di Franco Marcoaldi che fece conoscere Toni Servillo e Giorgio Battistelli per coinvolgerli “in un solito trio” drammaturgico di testi, scene e musiche.
Protagonista principale è un direttore sui generis, perché se è vero che sul palco c'è un'intera orchestra mozartiana, in realtà i musicisti si muovono per proprio conto diretti dal vero Maestro, Marco Lena, che è nascosto sotto il podio. Il direttore non dirige, anzi è preso da ben altri problemi e tormenti della sua mente tra pensieri sull’umanità, sulla società, sulla “terra amata quanto odiata”, cercando di dar loro un ordine e un senso. Senza alcun successo.
“Si affollano e si confondono gli echi da Gombrowitz con gli slogan delle riviste di moda, il Vocabolario delle nomenclature (tra cui emerge l’introduzione del termine “animale”) con le macerie di una lingua dissestata, citazioni di Montaigne con i titoli di cronaca dei tg, alcune suggestioni musicali di Barenboim con le onomatopee di un gergo economico fintamente anglofono”, come spiega bene Marcoaldi nell’Introduzione al libretto. Tutto va a finire a formare un caotico sconcerto collettivo di cui il pubblico è consapevole e partecipe grazie anche al sapiente gioco di ruoli che dà l’impressione di un unicum indistinto tra professionalità differenti. La regia sembra essersi modellata sulle musiche così come queste ultime, a loro volta, sembrano plasmare l’attore come se il testo fosse concepito e scritto da una sola persona.
Ma Sconcerto è anche un modo per calarsi nella contemporaneità dopo “quindici anni di Goldoni, Marivaux, Molière, De Filippo”, come sottolinea l’artista nel paragrafo dedicato alla Conversazione, tratto dal libro omonimo di Marcoaldi e presentato anch’esso in questi giorni, ed in cui il personaggio di Servillo diventa quasi “un pretestuoso ventriloquo dei nostri giorni”.
La musica in tale flusso di coscienza joyciano (“troppe voci nelle stanze, troppo male nella testa” dice l’attore-direttore in una battuta del monologo) diventa un elemento imprescindibile, l’unica ancora di salvezza per questa sua terrificante confusione nella quale non riesce a capire più nulla; cerca spiegazioni che vengono personificate da un orchestrale, il fratello e componente degli Avion Travel Peppe Servillo, che interviene con un breve controcanto paragonando ogni uomo ad un commediante nel mondo e di fronte a una commedia, parafrasando Shakespeare. Il direttore a questo punto non può che riderne mettendo fine al suo dramma e fissando lo sguardo del pubblico sul gesto di saluto del fratello-attore.
Altra miglior conclusione – assertiva prima di tutto - non poteva che essere affidata alla musica che, riportando tutto all’armonia e all’equilibrio, come dice Servillo è “l’unica cosa che tu (Dio, N.d.R.) ti sia scordato e che l’uomo, da solo, si è inventato” (p. 61: tutte le citazioni sono tratte dallo spettacolo e dal libro appena pubblicato da Bompiani dove si trova anche l’intervista al trio musical-poetico-attoriale).