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Scuderie del Quirinale. Vermeer o dell'intimità borghese
Le Scuderie del Quirinale ospitano, dal 27 settembre 2012 fino al 20 gennaio 2013, una mostra sul secolo d’oro della pittura olandese, che ha in Johannes Vermeer l'artista più significativo e più misterioso e di cui sono esposte otto opere - l'ottava sarà in mostra dal 4 ottobre - affiancate da una ampia antologia di quadri di pittori olandesi suoi contemporanei.
La mostra è a cura di Sandrina Bandera e di due tra i più importanti esperti sull'argomento: Walter Liedtke, e Arthur K. Wheelock Jr. Tutti e tre sono autori dei saggi del catalogo della mostra, ricco di foto a colori e i cui testi sono illuminanti per chi voglia approfondire il periodo e l'artista.
È un evento di rilievo eccezionale in quanto è la prima volta che viene accolta una rassegna su Johannes Vermeer a Roma e in Italia, nei cui musei non c'è alcuna opera del grande artista, massimo esponente della pittura olandese del XVII secolo. Il problema più importante è rappresentato dall'esiguo numero di opere - 50 - dell'artista, di cui circa 37 ci sono pervenute e di cui solo 26, appartenenti a diverse collezioni, possono essere prestate. Per questo motivo negli ultimi 100 anni ci sono state solo otto grandi mostre dedicate a Vermeer e solo tre hanno avuto più di quattro dipinti; tra queste unicamente quella del Museo del Prado, che non ne possiede alcuno, ne ha avuti in prestito nove.
La scelta delle opere, da parte dei curatori, da esporre insieme a quelle di Vermeer, permette di comprendere le peculiari caratteristiche della pittura olandese del XVII secolo, che sono strettamente legate alla storia di questo paese. La creazione della Repubblica Olandese nel 1609 fu originata dalla ribellione vittoriosa contro la Spagna, iniziata nel 1559 e terminata con la pace del 1648; fu guidata dal principe Guglielmo d'Orange, detto il Taciturno, che fu assassinato nel 1584 proprio a Delft, dove aveva scelto di risiedere per la presenza di più efficaci fortificazioni.
La concezione religiosa calvinista fu dominante anche se la concezione libertaria dello Stato portò una notevole tolleranza e la libera circolazione delle nuove idee in particolare quelle scientifiche,così avversate negli Stati cattolici. In questo nuovo Stato c'era un equilibrio di poteri tra gli Stati Generali, il Parlamento, i cui membri erano eletti e propugnavano una politica pacifica, adatta allo sviluppo delle attività economiche, che resero prospera l'Olanda, e i capi militari - stadhouder - inclini ad una visione bellica. Il caso fece pendere la bilancia dalla parte della pace a causa della prematura morte, nel 1650 di Guglielmo II d'Orange, che lasciò un erede, nato dopo la sua scomparsa.
Questo portò a un cambiamento delle richieste nella committenza a Delft, committenza formata non più dalla corte degli Orange, ma dai borghesi che investivano i loro proventi economici, derivati dalla maggiore prosperità dovuta alla pace, nell'acquistare quadri. Abbiamo dedicato questo ampio preambolo alla storia unicamente allo scopo di spiegare che tipo di committenti avevano i pittori nella città di Delft.
I soggetti, che troviamo, sono: ritratti, vedute anche della città come dimostrano alcuni dei dipinti in mostra: Veduta di Delft da una loggia immaginaria, 1663 di Daniel Vosmaer (1622-1669/1670), Veduta del Municipio nuovo di Amsterdam, 1667 di Jan van der Heyden (1637-1712) e anche quelli che hanno come soggetto la tomba dell'eroe della rivolta olandese: Interno della Nieuwe Kerk a Delft, con la tomba di Guglielmo il Taciturno, 1660 circa, di Hendrick van Vliet (1611 circa-1675).
Gli altri soggetti raffigurano le attività legate alla vita pacifica e particolarmente quelle familiari, quadri in cui le donne sono protagoniste, in quanto potevano godere di una grande libertà: nella scrittura, nelle arti e anche nel corteggiamento. Sono soggetti allegorici in quanto esaltano le virtù su cui si fondava la società olandese dell'epoca e mettevano anche in guardia dai pericoli a cui si poteva essere esposti, in caso di comportamenti non sufficientemente guardinghi.
Un esempio, in esposizione dal 4 ottobre, Giovane donna con bicchiere di vino, 1659 – 1660 ca di Johannes Vermeer in cui l'uomo dietro al tavolo è stordito dal fumo eccessivo, come dimostra il fornello della pipa su un foglio di carta, e l'altro vuole spingere la donna a bere: sono esempi dell'incontinenza del desiderio maschile; la giovane sorridente sembra padrona di sé, ma l'autore ci lascia in sospeso sugli eventi successivi, un modo elegante e acuto per far riflettere chi osserva il quadro.
Veniamo così a Vermeer di cui non conosciamo la precisa data di nascita, ma sappiamo che fu battezzato il 31 ottobre del 1632 a Delft dove visse fino alla morte nel 1675. Il padre, tessitore di seta pregiata, successivamente entrò nella Gilda di San Luca dei pittori di Delft come mercante d'arte, attività che svolgeva nella locanda che aveva preso in affitto, come era usuale a quel tempo in cui i quadri erano esposti ai possibili acquirenti nelle locande e alle fiere.
È un aspetto fondamentale in quanto non avendo notizie certe sull'apprendistato di Veermer, che comunque in qualche modo lo fece, in quanto fu iscritto alla Gilda come Maestro nel 1653, si può ipotizzare che comunque ebbe contatti con i pittori della città e probabilmente fu un autodidatta. Si sa anche che divenne anche lui mercante d'arte ed fu esperto di pittura italiana, in quanto fu chiamato per la valutazione di quadri.
Da protestante divenne cattolico nel 1653 per potere sposare Catharina Bolnes, a questa circostanza si devono i primi quadri di cui è esposta in mostra Santa Prassede, copia dal quadro omonimo di Felice Ficherelli. Se pure è percepibile l'influsso dei Caravaggisti olandesi, già si notano alcune caratteristiche dello sviluppo futuro nel viso meditativo della Santa e nel riflesso della luce nei tessuti e nel vaso. Nella copia rispetto all'originale la Santa tiene in mano un crocifisso che ricorda la morte di Gesù; questo insieme alla scelta del soggetto è un indizio del possibile legame con l'ambiente dei gesuiti, favorito dalle relazioni della suocera.
Fin dalle prime opere Vermeer predilesse l'uso del bianco e dei colori primari: il rosso, il giallo e il blu, lo splendido blu derivato dalla preziosa polvere di lapislazzuli; rosso bianco e blu che dominano nella Ragazza con il cappello rosso, visibile in mostra. Nelle primi quadri di interni si vede l'influsso dei pittori di genere nella scelta di porre i soggetti nell'angolo sinistro del quadro in corrispondenza della finestra come nella Giovane donna con un bicchiere di vino e La suonatrice di liuto. La posizione del punto di fuga è sempre insolita nei quadri Vermeer come si evince dai fori dello spillo rinvenuto su metà dei quadri, una tecnica comune nei pittori di quel tempo.
È stupefacente la capacità descrittiva nei minimi dettagli del pittore e di come la luce si riflette sui tessuti e gli oggetti, dovuta ad un'incredibile memoria visiva che gli permise di riprodurre tappeti, pavimenti di marmo e molte suppellettli di lusso che non possedeva. Vermeer creò ambienti di uno straordinario realismo ma del tutto immaginari e allegorici che evidenziano la sua formidabile sensibilità nel descrivere i sentimenti, soprattutto quelli femminili. Pur non essendoci la prova diretta del possesso della camera oscura da parte di Vermeer, molti degli effetti di luce, non solo degli interni, sono presumibilmente dovuti alla conoscenza di questi strumenti, del resto il suo esecutore testamentario fu Anthonie van Leeuwenhoek, l'inventore del microscopio.
La suonatrice di liuto è un esempio del passaggio alla maturità in cui usò effetti di luce, ombre ed effetti atmosferici per ottenere un'apparenza di maggiore realismo. La sua pennellata precorre l'impressionismo, come nella Ragazza con il cappello rosso, e il puntinismo ne La lattaia – non in mostra - per esaltare la luminosità di tessuti e oggetti. Abbiamo anche esempi di come questa evoluzione influenzò i suoi contemporanei, come dimostra il quadro i Giocatori di carte in una stanza illuminata dal sole di Pieter de Hooch (1629-1684).
Il perfezionismo lo portò a dipingere pochi quadri, che spesso mostrano ad un'esame scientifico i ripensamenti, la sua attività, benché lenta, gli consentì di mantenere la moglie e i suoi numerosi figli fino all'invasione dell'Olanda (1672) da parte delle truppe francesi di Luigi XIV. La guerra causò la rovina della famiglia e dopo la morte la moglie e la suocera cercarono in ogni modo di non essere costrette a non cedere L'atelier del pittore (non in mostra).
Nell'ultima sala è esposta la straordinaria l'Allegoria della Fede, trae spunto da l'Iconologia di Ripa, una delle ultime opere di Vermeer probabilmente eseguita su commissione, forse per una cappella della cosiddetta chiesa nascosta cattolica, in quanto il culto non poteva essere pubblico, . Sullo sfondo la Crocifissione di Jacob Jordaens, sul tavolo il calice, un crocifisso e il messale a ricordare il sacrificio di Cristo, per riscattare l'uomo dal peccato originale, rappresentato dalla mela a terra, sacrificio che nella messa si rinnova. La Fede tiene la Terra sotto il piede e guarda la sfera di vetro che rappresenta il Paradiso, in primo piano il serpente – il demonio – ucciso, schiacciato dalla Verità contenuta nel libro, forse il Vangelo.