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Semplicemente complicato di Bernhard. Il grottesco flusso della non esistenza
Immerso nella più totale oscurità si apre lo spettacolo Semplicemente complicato dello scrittore austriaco Thomas Bernhard, in scena al Piccolo Eliseo, dal 7 al 17 maggio, con l’attore Stefano Santospago e diretto dal regista Cesare Lievi.
Prerogativa del teatro dell’autore è proprio il buio, l’oscurità, che oltre ad aprire la rappresentazione, interrompe di tanto in tanto la scena. La pièce propone due temi di grande attualità, la solitudine e il fallimento artistico ed esistenziale, due dei motivi preferiti di Bernhard e magistralmente interpretati da Stefano Santospago. Colpisce l’attenzione nel ricreare minuziosamente l’ambientazione e lo scenario tipici del drammaturgo austriaco, ovvero uno squallido appartamento, dalle pareti fredde e spoglie, oltretutto invaso dai topi. Sono proprio questi ultimi l’unica compagnia del protagonista, insieme alla visita di una bambina che porta il latte, ogni due settimane, ad un ottantaduenne ex attore, trascurato, trasandato, malato a tal punto da muoversi a fatica, perfettamente impersonato da Santospago e che riunisce tutte le caratteristiche dei tipici personaggi dell’autore.
L’anziano protagonista, rimasto solo dopo la morte dei suoi parenti ed amici – impossibile non rintracciare, in questo passaggio, le vicende autobiografiche dello stesso Bernhard, il solitario (Einzelgänger) per eccellenza – si abbandona ad un lungo ed incessante monologo in cui non fa altro che constatare l’insensatezza della sua vita nutrita di studi, di filosofia e di teatro. Una vita, però, in cui il nostro personaggio è destinato a soccombere di fronte all’incomprensione della gente e di fronte al fallimento – non gli resta che declamare da solo, nella sua misera abitazione, i versi da lui più amati, Riccardo III di Shakespeare.
Durante il soliloquio, che assume sempre più i contorni di un flusso di coscienza, non poteva mancare la cifra stilistica dell’autore, ossia la ripetizione, la ripetizione ossessiva, ma estremamente efficace per catturare l’attenzione, delle stesse frasi, parole, ma anche gesti. Un esempio su tutti è la frase “Comperare veleno per topi”, che viene ripetuta molte volte e questa sua intenzione di eliminare i topi non è altro che un tentativo di auto-estinguersi, di eliminare se stesso, dato che quei topi fanno parte della sua vita. Non è un caso se l’attore ha attribuito loro dei nomi.
L’estinzione, la morte, la fine di tutto, infatti, è l’obiettivo dei personaggi di Bernhard, e dunque anche del protagonista di questa pièce. Solitudine, fallimento, follia, morte: tutti elementi tragici, ma che finiscono per sfociare nel comico e nel grottesco. Il riso che di tanto in tanto l’opera suscita, destato in maniera eccellente dall’interpretazione di Santospago, sdrammatizza e rende meno pesante una pièce dal notevole spessore.