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La sensualità e passionalità della musica barocca nell'interpretazione di Ramin Bahrami
Nell'Aula Magna della Sapienza, Università di Roma, per la stagione dell'Istituzione Universitaria dei Concerti (IUC), il 12 novembre 2011 si è svolto, con esito trionfale, il concerto di Ramin Bahrami dedicato a due sommi musicisti dell'epoca barocca Johann Sebastian Bach e Domenico Scarlatti.
Un programma interpretato dal pianista con passionale inventiva volto ad evidenziare le caratteristiche della musica italiana e l'influsso che, insieme a quella francese, ebbe sul Kantor di Lipsia, che si manifestano particolarmente nei brani che si ispirano alla danza . Una interpretazione di Bach non ideologica e asettica che ha avuto in Jordi Savall un iniziatore e uno dei più convinti assertori ed è condivisa anche da altri interpreti, come Rinaldo Alessandrini. Una visione del genere è stata proposta anche da Angela Hewitt, che ha esaltato la sensualità delle danza nella sua splendida interpretazione, sempre alla IUC, della Suite francese n. 5 in sol maggiore BWV 816 di Bach, brano interpretato anche da Bahrami che, pur nella diversità, ha mostrato una convergenza interpretativa.
Per un caso assai singolare nel 1685 nacquero Bach, Händel e Domenico Scarlatti tutti e tre furono, tra l'altro, eccelsi virtuosi della tastiera: organo e clavicembalo: celeberrimo è l'episodio della sfida in casa del cardinale Ottoboni tra Händel e Scarlatti. Tra Bach e Scarlatti c'è un altro interessante punto di contatto: avere esplorato con la tastiera tutte le tonalità del sistema equabile o temperato. Bach lo fece sistematicamente nei due libri del Clavicembalo ben temperato, Scarlatti nelle innumerevoli sonate composte per il clavicembalo.
Le sonate di Scarlatti ci sono giunte non da autografi, ma dai volumi in cui furono raccolte, dopo essere state copiate, per volere della persona per cui furono scritte: Maria Barbara di Braganza figlia del re del Portogallo e poi regina di Spagna. Non avendo alcuna indicazione sulla data di composizione non è possibile stabilire una cronologia certa e quindi ricostruire un percorso evolutivo del musicista.
La sonata per clavicembalo in Scarlatti è, salvo pochissime eccezioni, sempre bipartita in un solo tempo; il compositore è un esempio unico per la capacità inventiva, tale che non è possibile definire un modello di sonata scarlattiana, e la sua scrittura è così innovativa che evidenzia cambiamenti anche nel modo di suonare il clavicembalo. Innumerevoli sono le fonti a cui si ispira la sua inesauribile vena creativa: l'uso del basso continuo come Sonata in re maggiore K 289 o gli echi delle musica popolare come nella Aria k32 in re minore lenta e cantabile, in cui compare una delle rarissime indicazioni del musicista, ma anche la danza come nella k 282 in re maggiore, in cui compare l'interpolazione improvvisa di un minuetto in re minore.
Bahrami nella scelta dei brani in programma ha anche evidenziato i legami di Bach con la musica italiana presenti nell'Aria variata alla maniera italiana BWV 989 e nel Concerto Italiano BWV 971. Nella settima variazione dell'Aria compare una giga; la danza, infatti, è un altro dei fili conduttori del programma e Baharami con la sua interpretazione ne evidenzia la natura nei due compositori con la sua straordinaria attitudine ad esaltarne la cantabilità, il timbro e la dinamica, nei repentini cambiamenti da lento a veloce e nel piano e nel forte. Caratteristiche evidentissime nel Concerto Italiano in cui Bach si ispira al Concerto grosso di Corelli e in cui compare, contrariamente alle abitudini del Kantor, l'indicazione dinamica per differenziare una tastiera che fa da concertino (forte) da quella (piano) che esegue i tutti o concerto grosso.
Le mani di Baharami sembrano danzare gioiosamente sulla tastiera, svelando tutte i colori e i virtuosismi delle composizioni e trasmettendo irresistibilmente il lato trascinante e dionisiaco della musica che convive felicemente con il controllo apollineo e magistrale della tecnica. Acclamato lungamente dalla folla entusiasta ha concesso tre bis. Il primo è stato quello che lui ha definito il suo personale omaggio ai 150 anni dell'Unità d'Italia: il Preludio in do minore BWV 871, tratto dal II libro del Clavicembalo ben temperato di Bach, il cui basso fu utilizzato per la famosa canzone La voce del silenzio cantata da Mina.
Il secondo è stato il terzo movimento rondò alla turca dalla sonata k 331 in la maggiore di Mozart, in cui la bravura di Baharami ha reso i colori scintillanti e la dinamica incalzante di questo brano, in cui compare l' imitazione del suono di triangolo, piatti e timpani, usati in orchestra, (come ne Il ratto dal serraglio dello stesso Mozart) in ossequio al gusto per l'esotico di allora rappresentato da la Turquerie. L'ultimo bis è stato un ritorno a Bach con l'aria che apre le Variazioni Goldeberg BWV 988, una musica adatta per andare a dormire, ha detto ironicamente Baharami. Un umorismo che non l'ha abbandonato neanche quando, in una pausa prima dell'ultima variazione de l' Aria variata alla maniera italiana BWV 989 , ha squillato un telefono. Dopo aver aspettato, ha salutato l'uscita dalla sala della persona, che non riusciva a spegnerlo, facendo il verso alla suoneria con il pianoforte, uno sberleffo che ha stemperato in una risata l'irritazione del pubblico presente.