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Siena. I maestri nordici della Collezione Spannocchi
Il Complesso Museale di Santa Maria della Scala di Siena sta ospitando la mostra Una città ideale. Dürer, Aldorfer e i Maestri Nordici della Collezione Spannocchi di Siena, curata da Cristina Gnoni Mavarelli, Maria Mangiavacchi e Daniele Pittèri. L'esposizione è stata prorogata fino al 4 novembre 2019.
Il titolo è fuorviante perché ci sono solo due quadri che richiamano il titolo, non se ne capisce la causa poiché di motivi di interesse ce ne sono molti. È una selezione di 42 opere, interessante per comprendere i criteri di scelta del collezionismo in un ampio arco di tempo. La Collezione Spannocchi, infatti, ebbe inizio nel 1774 con il matrimonio tra Caterina Piccolomini di Modanella e Giuseppe Spannocchi, membri di due famiglie senesi di antica nobiltà, in questa occasione le opere d'arte dello sposo si unirono a quelle portate in dote dalla sposa. Queste ultime provenivano dal Palazzo Ducale di Mantova, saccheggiato nel 1630 durante la Guerra dei Trent’anni, mentre altre erano giunte da Trento agli inizi del Settecento. Di questa collezione esiste un elenco redatto nello stesso 1774 dall’abate Giovan Girolamo Carli, nel manoscritto intitolato Indice dei quadri esistenti in casa Spannocchi da S. Domenico. Nel 1835 gli eredi della coppia donarono alla Comunità Civica di Siena la quadreria di famiglia, che fu collocata nell’Istituto di Belle Arti che agli inizi del '900 fu divisa tra l'attuale Pinacoteca Nazionale e il Museo Civico di Siena. Lo scopo della mostra è di offrire una selezione di opere pittura nordica che illustrano diversi generi: scene sacre, ritratti, scene mitologiche, nature vive e morte, 'bambocciate', cacce, vedute e utopie. L’architetto Anna Di Bene, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena, Grosseto e Arezzo, ha dichiarato: “... studi recenti hanno evidenziato l’assoluta singolarità della collezione, accresciutasi attorno un nucleo originario appartenente ai Gonzaga, e quindi formata da opere di ambito eterogeneo, nelle quali si rispecchiano le scelte cosmopolite dei proprietari. L’Europa del Nord costituiva, nei secoli tra il XV e il XVII, un riferimento importante per le corti italiane, che ad essa erano unite non solo da relazioni di tipo commerciale, ma da una fitta rete di scambi culturali, dei quali la Collezione Spannocchi costituisce per Siena una rara fonte di informazioni e testimonianze materiali.”
Tra i nomi dei maestri presenti Dürer e Altdorfer, quest'ultimo in mostra grazie al prestito della Galleria degli Uffizi di Firenze delle due tavole, già in Collezione Spannocchi a Siena, il Congedo e il Martirio di San Floriano che aprono l'esposizione nella sezione dedicata alle scene sacre. Albrecht Altdorfer (1480 circa – 1538) fu uno dei principali artisti del Rinascimento tedesco, dipinse scene religiose mitologiche, ma furono i paesaggi in cui queste scene erano collocate a renderlo famoso, tanto che fu il primo a dipingere quadri che avevano come soggetto indipendente i paesaggi. Tra gli artisti in questa sezione i quattro piccoli quadri devozionali di Otto van Veen ( 1556/1558 – 1629) Natività, Resurrezione, Assunzione della Vergine e Incoronazione. Il pittore venuto a Roma fu vicino a Federico Zuccari e al “manierismo” per poi trovare uno stile proprio; Peter Paul Rubens fu suo allievo e collaboratore. I dipinti esposti mostrano proprio l'influenza manierista nella composizione, nei volti dei personaggi e finanche nei paesaggi che sono tipicamente italiani. Un altro pittore nelle cui opere è tangibile l'esperienza italiana è Johann König (1586 - 1642) che fu a Venezia e Roma, incontrò prima Adam Elsheimer (1578 – 1610) e poi Paul Bril (1554 - 1626). I quadri esposti sono dedicati a diversi momenti del giorno in cui sono ambientate scene sacre diverse: Il buon Samaritano (l'alba), Cristo tentato (il giorno), Cristo incontra il centurione (il tramonto) e Cristo cammina sulle acque (la notte). Queste opere richiamano i dipinti di Brill, il paesaggio predomina, le figure sono molto piccole e sono presenti elementi architettonici classici. Hendrik van Steenwijck il giovane (1580 circa – 1649) è un tipico esponente della pittura nordica, allievo del padre Hendrik van Steenwijck si specializzò nella pittura minuziosa, quasi miniaturistica degli interni e per i colori delicati, il suo San Girolamo nello studio ne è un esempio.
Nella parte dedicata ai ritratti spicca il notevole San Girolamo di Albrecht Dürer (1471 – 1528) il dipinto è firmato in alto con caratteri maiuscoli in latino:”Sanctus Hieronimus ora pro nobis Albertus Durer Nurbengensis faciebat pro Virginis partum 1514”. Nella sezione dedicata alle scene mitologiche e storiche ritroviamo Johann König con un luminoso dipinto Il ratto di Europa, mentre in quella dedicata a nature morte, vive. scene di genere sono esposte due opere di Pieter van Laer, detto il Bamboccio (1599 circa – 1642), fu a Roma dal 1625 al 1639. È un personaggio importante storicamente in quanto è il capostipite della pittura "di genere", incentrata su scene realistiche in cui è protagonista il “popolo”, i bamboccianti, presero questa denominazione dal suo soprannome. Chiudono due sezioni utopie e vedute che ricordiamo contiene i due unici quadri che giustificherebbero il titolo della mostra anche se sul primo non concordiamo, si tratta infatti de La Torre di Babele ispirata Pieter Bruegel,il vecchio (1525/1530 circa – 1569) attribuita a Abel Grimmer (1570 – 1619) e finalmente la Veduta di città ideale di Paul Vredeman de Vries (1567 – 1617), pittore specializzato nel dipingere elementi architettonici nelle vedute anche immaginarie e negli interni. È una mostra di “quadri di stanza” opere di non grandi dimensioni, ma di grande interesse, l'idea di riunirli in questa parte di Santa Maria della Scala, in sale non grandi e raccolte, come le stanze strettamente private di un palazzo è sicuramente positiva perché così si possono meglio fruire e cogliere gli elementi di interesse.