Supporta Gothic Network
Spoleto. Inaugurazione con la prima mondiale di Re di Donne
La 73° Stagione Lirica Sperimentale è stata inaugurata con grande successo al Teatro Caio Melisso da Re di Donne di John Palmer, su libretto di Cristina Battocletti e dello stesso Palmer con la direzione del Maestro Vittorio Parisi e la regia di Alessio Pizzech.
Prima di iniziare a scriverne ci sembra doveroso ricordare la decurtazione dei fondi a una storica e importante Istituzione, che ha selezionato e lanciato cantanti che si sono affermati a livello internazionale, giustamente lamentata dal Direttore onorario Adriano Guarnieri durante la conferenza stampa di presentazione. In questa occasione il Direttore Artistico Michelangelo Zurletti ha sottolineato che lo Sperimentale ha commissionato una opera nuova ad iniziare dal 1994 e dal 2011 lo ha fatto ogni anno, nonostante le difficoltà, scegliendo accuratamente i compositori e adempiendo all'obbligo che per legge hanno tutti i teatri, che pur con maggiori mezzi però raramente lo ottemperano. Sono stati anche ringraziati gli artisti che con la loro generosa disponibilità hanno permesso la messa in scena dello spettacolo.
Veniamo ora all'opera, il libretto scritto a a due mani da Cristina Battocletti e John Palmer è nato dalla convergenza della sensibilità di entrambi sul tema del femminicidio, drammaticamente rappresentato nel mondo ed in Italia da numeri impressionanti. Ispirandosi ai fatti di Avetrana è stato messo l'accento su come della cultura maschilista molte donne siano sia vittime ma anche portatrici, innanzitutto come madri e poi come nemiche delle altre donne. Il testo usa il linguaggio squallido e crudo di troppi giovani, sempre chini sullo smartphone di ultima generazione, incapaci di comunicare tra loro e ne descrive il vuoto culturale e sentimentale. John Palmer l'ha così descritta: « L’opera racconta il fenomeno del femminicidio, investigando gli aspetti psicologici emersi da un pericoloso triangolo amoroso che coinvolge due donne e un uomo di una cittadina della provincia Toscana (Pisa). Una serie di eventi scatenati dalla gelosia e dal desiderio di controllo che distruggeranno la vita di tre donne, legittimati dal maschilismo di un giovane uomo che alla fine resterà incolume da qualsiasi condanna». Ha anche aggiunto durante la conferenza stampa che Re di Donne ha la struttura di un'opera da camera in cui è stato necessario usare per raccontare l'orrore della vicenda una musica dura incentrata su una “polifonia pura”. Per esplorare il rapporto tra voce e strumento ogni protagonista ne ha uno che lo rappresenta: Rocco, il trombone, che ne sottolinea con ironici sberleffi la vanità e il vuoto psicologico e affettivo, Martina, il suono inquietante del clarinetto, Frida, il violoncello, che non è mai caldo e melodico bensì duro e aspro, e Ivana, il flauto, che ne sottolinea la fragile giovinezza dei suoi quindici anni. Vi è anche l'uso della musica elettronica che accompagna e sottolinea i passaggi drammatici ci sono solo due brevi frammenti melodici che richiamano la tradizione musicale italiana usati in chiave ironica. Palmer ha inoltre auspicato che la sua opera possa contribuire alla presa di coscienza e migliorare la realtà. Vittorio Parisi, che ha diretto l'opera, nella stessa occasione, ha detto di avere avuto un intenso rapporto con il compositore nel preparare questa opera molto complessa, con una musica molto dura e difficile e ha parlato della bravura degli orchestrali dell'Ensemble strumentale del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A. Belli” che lo hanno pienamente assecondato nell'esecuzione dell'opera. In un'opera da camera così concepita ogni strumento è un solista impegnato in una parte in cui è necessario un notevole virtuosismo un impegno affrontato con successo dai bravi musicisti.
Il regista Alessio Pizzech ha descritto così l'idea alla base della sua regia: «Tutto avviene come in uno studio televisivo tra cellulari e corpi discinti, tra giovani vestiti e truccati come quarantenni, ma con il cuore e l’emotività di un quindicenne, in un costante giudicare ed essere giudicati, in un cercare un bacio o un gesto osceno che confonde la dimensione del privato e del pubblico alterando e desacralizzando la relazione tra gli esseri umani. C’è tutto l’armamentario tipico delle dinamiche contemporanee. Sullo sfondo lo stile della trasmissione Uomini e Donne. È la contemporaneità raccontata come tragicomica. Una sorta di cabaret macabre, potremmo dire.» L'inizio dell'opera è impressionante Ivana, “ simbolo dell’innocenza perduta" è morta, scende dal carrello dell'obitorio e riemerge come ombra, il coro, che il compositore ha immaginato come un coro greco, dice :” Lei non c'è più”. Tra suoni elettronici, il rantolo, che diventa respiro soffocato, fonemi indistinti e poi pensiero della morta che rivive emozioni con il coro che commenta: “il sacrilegio è già avvenuto.” La crudezza della musica descrive perfettamente la narrazione che segue, Ivana, viva, mantiene il trucco da cadavere in contrasto con il trucco pesante delle altre interpreti e delle comparse e il vestito bianco “da obitorio”, salvo nella scena sulla spiaggia dove però anche il costume è bianco. La scena in cui Frida strangola Ivana e poi insieme Martina getta il cadavere nell'Arno è sottolineata da una musica agghiacciante mentre il coro, battendo i piedi a terra ripete: ”Lei non c'è più”. L'ultima scena le mostra in prigione che si accusano l'una contro l'altra, irrise da Rocco con il suo ultimo “scalpo” tra le braccia, mentre a Ivana, morta sono affidate le ultime parole:
“Se non lo avessi pensato...
Tutto questo per un breve scorcio di amore...
E non c'è alcun re in questa eterna oscurità...
Poi risale sul carrello dell'obitorio, ritorna cadavere e viene portata via da un inserviente mentre la musica va a morire in una dimensione allucinata. La direzione di Vittorio Parisi ha validamente messo in luce tutti gli aspetti della partitura guidando con mano sicura tutti gli esecutori. La regia a nostro avviso ha aderito al testo evidenziando e sottolineando l'oscena abiezione della vicenda, con una rappresentazione cruda e anche dura nelle scene di sesso, senza ipocrisie ma anche senza triviale compiacimento o ostentazione. Le scene di Andrea Stanisci, le luci di Eva Bruno e i costumi di Clelia De Angelis hanno perfettamente assecondato le intenzioni del regista. Le giovani cantanti, tutte provenienti da precedenti concorsi (2017 e 2018) sono state duramente impegnate non solo per la difficoltà vocale, una tessitura acuta e dura, ma soprattutto psicologicamente nell'affrontare la parte attoriale, un arduo scoglio che, guidate da Alessio Pizzech, hanno brillantemente superato. È stato un cast omogeneo in cui Lada Bočková è stata Ivana, Miryam Marcone, Martina cugina di Ivana e Daniela Nineva, Frida, madre di Ivana. Marco Rencinai si è calato efficacemente nella parte sia superando le difficoltà vocali sia calandosi nell'odioso personaggio di Rocco, oggetto del desiderio delle donne. Bene le comparse che hanno sostenuto anche la parte del coro. Alla fine lunghi e calorosi applausi riservati al compositore e a tutti gli interpreti hanno salutato la conclusione dello spettacolo.Aapplausi meritati per l'autore di questa opera coinvolgente, che speriamo possa andare in scena in altri teatri.