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Staatsoper Berlin. Prokof'ev Only for Opera Addicts
Se qualcuno avesse pensato di vedere sul palcoscenico della Staatsoper Unter den Linden di Berlino l'operetta lirico-comica che Sergej Prokof'ev ha intitolato Обручение в монастыре (Matrimonio, o meglio Fidanzamento al convento) e che in tedesco suona Die Verlobung im Kloster, bene, abbandoni pure qualsiasi pio pensiero di vederla in un allestimento filologico nelle prossime recite del 21, 28 e 30 dicembre 2019 e nelle ultime due del 2 e 4 gennaio 2010. L'opera, con il libretto scritto a due mani da Sergei Prokof'ev e dalla sua (futura) moglie Mira Mendel'son e basato sulla commedia The Duenna di Richard Brinsley Sheridan, è stata trasformata in una sorta di riprogrammazione neurolinguistica per attori che devono disintossicarsi dall'opera ed anche metterne su una, secondo la regia del russo d'avanguardia Dmitri Tcherniakov.
Prokof'ev era alla ricerca di un'opera che non comportasse letture difficili, soprattutto politicamente, siamo nel 1940 e la Seconda Guerra Mondiale non terminò che nel 1943, inoltre nel 1936 il suo collega Shostakovic era stato accusato di formalismo da Stalin per Lady Macbeth del Distretto di Mzensk e lui non era lontano dall'occhio del dittatore comunista, così la moglie gli suggerì la commedia The Duenna or The Double Elopment (La governante, dallo spagnolo dueña, o Il doppio matrimonio), che Sheridan aveva messo in musica nel 1775 per adattarla e farne un'operetta comica. La prima si ebbe a Praga, Narodni Divadlo, il 5 Maggio del 1946, cui seguì a ruota quella al Teatro Kirov di Leningrado il 3 novembre dello stesso anno.
Ad una prima occhiata, soprattutto “italiana”, sembra un patchwork tra Le nozze di Figaro, Il matrimonio segreto di Domenico Cimarosa con un approccio squisitamente neoclassico: la fa da padrone Il Barbiere di Siviglia rossiniano, sia per ambientazione - l'azione si svolge a Siviglia nel XVIII secolo durante i giorni del Carnevale – sia per il continuo gioco di mascheramenti e smascheramenti di ruoli confacenti alla “soluzione” delle due protagoniste, Luisa e Clara, insieme alla governante Margherita – che sarebbe appunto la Duenna del titolo originale -, per fuggire al matrimonio della prima con il vecchio Mendoza, e a riappacificarsi col fidanzato Ferdinando la seconda. L'atmsofera però, anche se Mira Mendel'son parla di champagne intendendo brillantezza unita a leggerezza, c'è fino ad un certo punto e la musica ne è il vero estensore: marcette à la Shostakovich, soltanto piu' sardoniche che amarognole; assoli del violino struggenti insieme ai fiati, tutti magnificamente riprodotti con perizia da un'Orchestra, quella Staatskapelle Berlin che è guidata maestosamente da un espertissimo Daniel Barenboim, alla guida della Staatsoper dasl 1992 e direttore a vita dal 2000 e che ha dato una prova meravigliosa dall'inizio alla fine, tanto che si poteva anche solo ascoltare la musica per immaginarsi le scene (nel caso si volesse ricordare l'opera originale).
Guardiamo il palcoscenico, illuminato dalle luci piuttosto forti curate da Gleb Filshtinsky: siamo dentro la Staatsoper di qualche anno fa con gli ominimi sedili beige e rossi, un gruppo di attori scrive su una lavagna il progetto di un'opera. Abbiamo anche un moderatore-guida dlla voce piena del tenore del Bolshoi Maxim Paster, presenza centrale e costante di questo gruppo di Opera-Addicts Anonymous che si deve disintossicare dalla fissa per l'opera e ricominciare a condurre una vita normale tra famiglia e tv. Interviste a persone comuni vengono proiettate sul fondo del palcoscenico per un tocco ancora piu' farsesco e giulivo. L'attualizzazione di Tcherniakov che trasforma il balletto centrale in un trenino divertente fra le poltrone e sposta il Coro fuori scena, - che entrerà, bellamente in maschera solo alla fine – è corroborata dai costumi di Elena Zaytseva, che mostrano strani personaggi, con ognuno una storia diversa da quella ideata da Prokofiev, aggiungendo poi in chiusura un quarto atto riveduto e corretto secondo l'originale con la scritta: "Alternative Finale as dreamt by Don Jerome", in realtà, quello autentico, che però ha fatto anche scappare qualche spettatore incredulo!
I personaggi: prima di tutto, diciamo che il cast è dello stesso livello dell'Orchestra e dello Staatsopernchor Berlin – che i cantanti ascoltano con le cuffiette! -, altissimo; la Duenna di Violeta Urmana, tutta in rosso ed a pois, la conosciamo ed è bravissima in questa parte, propriamente sua; è un mezzosoprano lituano dalla voce piena, che qui interpreta sé stessa, una cantante, che però non è piu' in auge ed aiuta Luisa, la figlia di Don Jerome, - qui infatuata di Jonas Kaufmann! -che ha la morbidissima voce del soprano russo Aida Garifullina, dalle linee e fraseggio variabili e flessuosi ad ogni cambio di tono di ritmo. Bravo Bogdan Volkov, la voce raffinata e fine di Antonio. La Clara del mezzosoprano Anna Goryachova è struggente e viscerale soprattutto nell'arrivo implosivo al monastero. Don Jerome di Stephan Rügamer è potentissimo dall'inizio alla fine - annoto che rimangono tutti sul palco per tutti e quattro gli atti -, sarcastico e sardonico, il tenore tedesco suona anche la tromba nel terzo atto ed il glockenspiel alla fine dell'opera. Andrey Zhilikhovsky come Ferdinando è un personaggio pieno di complessi ed un po' debole nel complesso come anche il Don Carlos di Lauri Vasar; il Mendoza di Goran Jurić anche, non è così allettante come basso, ma molto farsesco, come vuole il personaggio.
Il pubblico ha applaudito a lungo anche se l'allestimento ha destato molti dubbi, nonché risate, perché nel complesso era adatto alla farsa inscenata sul palcoscenico e coerente con lo spirito della commedia. Fortissimi gli applausi per Barenboim, l'Orchestra, le tre cantanti e Stephan Rügamer.