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Staatsoper Hannover. I Borgia nell'era berlusconiana
La Staatsoper di Hannover rinnova il successo cominciato nel 2013 riproponendo uno spettacolo dal retrogusto amarognolo per la storia del papato e dell'Italia tutta, nonostante sia in salsa popolare. Il balletto Inferno a firma Jörg Mannes dimostra un successo inarrestabile nel tempo con dei ballerini preparatissimi ed una coreografia vivace e vincente. Il balletto titola Inferno e coniuga la storia dei Borgia, il papato di Rodrigo in particolare, con il periodo di Berlusconi al potere: un bunga bunga di stato con affinità col Vaticano di piu' di mezzo secolo fa.
Si parte col direttore in scena che fa cantare il pubblico la famosa canzone popolare di Luigi Denza, Funiculì, Funiculà ed il classico “Jamme jamme jà” ripetuto dal pubblico: il primo atto inizia con l'atto storico dell'elezione a Papa di Rodrigo Borgia di origini catalane - nato Roderic Llançol de Borja, italianizzato Rodrigo Borgia, è nato a Xàtiva, il 1º gennaio 1431 e morto a Roma, il 18 agosto 1503 -: eletto Alessandro VI in un anno secolare come il 1492, la scoperta dell'America e l'inizio della storia moderna, e che ha regnato in Vaticano fino alla sua morte. Entriamo nel conclave insieme ai ballerini vestiti da cardinali in un gioco che accende e spegne dei cubi che sono a favore oppure no del nuovo papa da eleggere: è chiaro come l'elezione sia stata forzata dalle danze del ballerino brasiliano Deniz Piza, che balla insistentemente intorno all'unico cubo verde ed interpreta Rodrigo. É chiaro fin dall'inizio quanto Rodrigo Borgia sia affiliato a Berlusconi per il suo nepotismo pronunciato, le feste libertine, i suoi due figli illegittimi Cesare e Lucrezia - discendenti dal rapporto con Vannozza de' Cattanei -, sempre vicini anche durante il balletto ed interpretati da Luca Pannacci e Michèle Stéphanie Seydoux, quest'ultima sempre in uno sgargiante rosso scarlatto.
La musica di Ennio Morricone attraversa, insieme ad una scelta da Max Richter, Dimitrij Shostakovich, in particolare da The Gadfly ed il Waltz n. 2 dalla Jazz Suites, tutto il balletto, nel primo e nel secondo atto: per la scena della lotta una scelta assolutamente trascinante è stata quella di Rabbia e tarantella, come anche L'estasi dell'oro da Il buono, il brutto ed il cattivo oppure il tema principale da C'era una volta il West, tutti film di Sergio Leone. Per le scene piu' intimistiche si è scelto di usare la voce di Lisa Gerrard, mentre per quelle piu' canzonettistiche Adriano Celentano in un mix goliardico che unisce il periodo di massima corruzione del Rinascimento a quello altrettanto vergognoso dell'epoca Berlusconi, che per la maggioranza di noi italiani ha significato una vera caduta della dignità a livello massmediatico: il motto "Tu sei quello che hai" era il motto all'epoca dei Borgia della maggior parte dei cardinali, e questo copiò Berlusconi da Rodrigo Borgia, con cui può essere sicuramente assimilato.
La prostituzione dentro e fuori del Vaticano all'epoca dei Borgia ha avuto il contraltare in Berlusconi e le sue serate a Palazzo Grazioli, quando “regnò” come capo di stato quasi ininterrottamente dal 1994 al 2011, un'epoca per noi falcidiata dal malaffare. Io in prima persona sono stata insultata in conferenza stampa da Franco Zeffirelli, suo sodale e senatore durante la conferenza stampa della Traviata all'Opera di Roma e difesa da tutti i miei colleghi giornalisti, perché chiedevo delucidazioni circa le offese al soprano Daniela Dessì e al politico Marrazzo.
Il balletto inoltre mette in luce anche la relazione di Rodrigo durante il papato con Giulia Farnese, che riesce a far eleggere suo fratello cardinale – interpretata sublimamente da una sensuale Catherine Franco – e con cui il pas de deux si rivela oltremodo lascivo. Naturalmente con tutti questi giochi di potere e la lussuria aperta a tutto il Vaticano, l'omicidio è alle porte e, nonostante non sia stato ufficialmente verificato, una delle versioni della sua morte racconta di un avvelenamento, mentre sul palco vediamo un accoltellamento vero e proprio da parte dei suoi parenti.
Il balletto si rivela brillante e senza cali di tensione: si svolge interamente sotto la cupola del Vaticano rivoltata, sinonimo di quell'Inferno del titolo mentre sul palcoscenico si scorgono sul pavimento i segni sul marmo di San Pietro. La cupola si erge durante i “balletti rosa” berlusconiani o “borgiani” che dir si voglia, oppure copre gli amanti fino a farli sparire al limine.
Grande successo di pubblico per una coreografia coerente e briosa, forse con qualche scivolata nel mostrare un'Italia che non è solo questo per fortuna, soprattutto non è solo popolare. Però è bene ricordarci che quelle simonie per cui la statua di Martin Lutero campeggia sul sagrato della Marktkirche, le stiamo ancora pagando e sembrano uno stigma che in politica imperversa come in Vaticano.