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Stalingrad. La rosa di nessuno o del nulla
Niemandsrose, nome del progetto musicale ideato da Giuseppe Argentiero, significa “rosa del nulla” o “rosa di nessuno”. Ha trovato ispirazione in una bellissima poesia di Paul Celan. L'album “Stalingrad” contiene tre pezzi: “Love song in Stalingrad”, “L'orizzonte brucia (Dove cammini tu)” e “Monica”. Fili conduttori sono l'amore e la guerra . Sono queste le funi che sembrano tenere sospeso il soldato nella copertina disegnata da Francesco Argentiero”. Come recita Celan: “Nessuno con terra e argilla ci forma, nessuno soffia nella nostra polvere. Nessuno”.
“Love song in Stalingrad”, ci riporta alla realtà di una tragica guerra, “between the rubble where nobody wants to resurrect my hopes are bleeding light”: “tra le macerie dove nessuno vuole risorgere, le mie speranze sono luce sanguinante”. Una musica tanto bella quanto straziante, con l'incipit della fisarmonica di Giuseppe Gallone che ci trascina nei vicoli dimenticati di una città distrutta. La voce di Furyo Biagioni è il grido soffocato di chi ha perso tutto.
Ne “L'orizzonte brucia (Dove cammini tu)”, versione instrumental, si può apprezzare in maniera fluida l'intreccio intimo degli strumenti: il duo di chitarre (Giuseppe Argentiero e Rocco Solito) ci regala un'atmosfera intima, alchimistica, come il respiro della notte e il ricordo di persone care che, nonostante non facciano fisicamente più parte della nostra vita, sono costantemente parte del nostro scorrere, come lo spazio siderale di astri distanti anni luce, ma dai quali avvertiamo la magica influenza. Dedicata alla memoria di Damiano De Parigi, un amico musicista scomparso prematuramente in un incidente.
Il testo di "Monica" è tratto da una lettera di un soldato tedesco che si trovava a Stalingrado, contenuta ne “Le ultime lettere di Stalingrado” (Einaudi, 1958). È interpretata magistralmente da Victor Alexander Valdemar, il quale fa propria la voce di un soldato (meteorologo) che doveva occuparsi di “misurare la temperatura e l'altezza delle nuvole”. Un soldato e le sue stelle. Una notte per scrivere qualche parola alla sua donna, nonché migliore amica: Monica. La delicatezza ancestrale del suono degli strumenti e la voce calda e “umana” di un soldato che non aveva il ruolo né la volontà di sparare. Si avverte la vicinanza di questa donna, così come la sua lontananza. Chitarra classica e acustica, bassi; stelle e buio inoltrato. Si riesce a percepire la mano scrivente dell'uomo, solida, sicura, onesta, decisa a seguire la linea di un inchiostro non destinato a macchiare, ma a restare integro come la sua coscienza.
Una lettera senza artifici e giri di parole, poesia dell'anima. L'emozione di un rituale intimo, la scrittura, destinata a restare viva anche dopo la morte, così come le stelle brillano anche se spente da anni. La musica ne culla le parole così come la gravità regola il moto degli astri. Secondo il calcolo del soldato occorrevano 14 giorni affinchè la lettera arrivasse a destinazione: metà orbita della luna. Ma la lettera non arrivò mai: fu censurata dalla propaganda nazista. È un inno alla “contentezza ed equilibrio delle stelle mortali”, al ruotare degli astri e al loro ripetersi, per un uomo che ha “solo pensato in anni luce e sofferto in secondi”.
Niemandsrose è un progetto ideato da Giuseppe Argentiero, già ideatore dei Vostok. Una rosa che unisce suoni, voce, disperazione, speranze, tanta sensibilità e ricercatezza. Un vinile da ascoltare attentamente più volte, spegnendo la luce e guardando alle stelle. Citando ancora Celan: “Noi un Nulla fummo, siamo, resteremo, fiorendo: la rosa del Nulla, la rosa di Nessuno”. L'amore e la morte, due concetti estremi, da ascoltare rigorosamente nel nero del vinile.