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Una storia nell’arte. I Marchini tra impegno e passione
A Palazzo Carpegna, storica sede dell’Accademia Nazionale di San Luca a Roma, è in svolgimento fino al 22 aprile 2022 la mostra, Una storia nell’arte. I Marchini tra impegno e passione, a cura di Fabio Benzi, Arnaldo Colasanti, Flavia Matitti e Italo Tomassoni, con il coordinamento di Gianni Dessì e l’allestimento di Francesco Cellini e Gianni Dessì.
Paolo Icaro, Presidente dell’Accademia ha così spiegato l’importanza della mostra: “L’Accademia Nazionale di San Luca, dopo la mostra dedicata al collezionismo La raccolta Berg incentrata su un solo artista, Gordon Matta Clark, tenutasi tra il 2018 e il 2019, prosegue ora con Una storia nell’arte. I Marchini tra impegno e passione. L’esposizione intende rendere omaggio a chi della cura, conservazione e promozione dell’arte ne ha dato testimonianza attiva e offrire, nel contempo, un’occasione per riflettere su un periodo cruciale della nostra cultura, nel Novecento”.
In questa esposizione si intersecano le opere che raccontano gli orientamenti e le scelte della galleria d‘arte La Nuova Pesa fondata nel 1959 da Alvaro Marchini, quella col medesimo nome della figlia Simona e l’avvincente storia una famiglia fuori dal comune. Il personaggio cardine è Alvaro Marchini, proveniente da una famiglia socialista, ma poi il padre Alessandro dopo il Congresso di Livorno aderì al Partito Comunista seguito da tutta la famiglia. Era una famiglia di piccoli imprenditori edilizi di Moiano, una frazione di Città della Pieve, che, dopo la presa del potere del Fascismo, fu costretta dalle vessazioni ad andarsene a Roma. Alvaro e suo fratello Alfio parteciparono alla Resistenza, il primo fu capo partigiano e medaglia d’argento, insieme furono tra i rifondatori dell’Unità.
Gli ideali e le frequentazioni, una su tutte quella di Antonello Trombadori, che fu uno dei direttori che si avvicendarono nella conduzione de La Nuova Pesa, influenzarono anche le scelte di Alvaro Marchini come collezionista. Nei saggi nel catalogo Gianni Dessì e Fabio Benzi analizzano le linee di tendenza della critica nelle arti figurative dalla fine della guerra e le idee su cui si basarono le scelte in controtendenza della galleria La Nuova Pesa aperta nel 1959 da Alvaro Marchini con sede prima in via Frattina e poi dall’autunno 1961 in via del Vantaggio, la galleria fu aperta anche la domenica per permettere agli studenti e agli operai di visitarla per ribadire che l’obiettivo era soprattutto culturale più che commerciale. Nei saggi viene analizzato lo scontro molto ideologico tra coloro che sostenevano l’Astrattismo, che vedeva in prima fila Palma Bucarelli, allora direttrice della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, e La Nuova Pesa centro dei minoritari sostenitori della pittura figurativa.
Inoltre viene raccontato come nel corso del tempo fu affrontato il problema di come porsi rispetto all’arte figurativa della prima metà del secolo a partire dal il rifiuto del Futurismo che aveva appoggiato il Fascismo. Nel suo saggio Fabio Benzi approfondisce e illustra esaurientemente le scelte derivate dalle idee di Alvaro Marchini insieme ad artisti e intellettuali a lui legati da rapporti di amicizia e di condivisione culturale e ideologica come Antonello Trombadori, Renato Guttuso, Corrado Cagli, Renzo Vespignani, Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia e Carlo Levi, dei vari direttori che si sono avvicendati e sul ruolo delle figlie che negli ultimi anni fino alla chiusura nel 1976 lo affiancarono. Flavia Matitti si occupa invece della rinascita de La Nuova Pesa nel 1985 ad opera di Simona Marchini con obiettivi e linee guida differenti perché nata in un differente contesto. Nel catalogo Simona e sua sorella Carla lasciano una interessatissime e appassionate testimonianze di vita, dalla formazione ricevuta aperta e insolita alle esperienze avute nella possibilità frequentazioni di persone straordinarie.
L’esposizione delle opere, più di centotrenta, è disposta negli gli spazi di Palazzo Carpegna, insieme alle opere che normalmente vi si trovano. Si comincia dalla Galleria Accademica al terzo piano dove sono disposte in sei sezioni. Nella prima, “Tra Italia e Francia”, si trovano il Ritratto di Ettore Roesler Franz a Villa d’Este (1902) e il Dittico di Villa Borghese (1910) di Giacomo Balla, del suo primo periodo figurativo. È una scelta già significativa di un ripensamento e un’apertura nelle scelte, in quanto Balla aderì al Futurismo, stessa cosa avvenne anche se non c’è nulla in mostra per Sironi, per la sua rappresentazione del lavoro e degli operai, mentre è presente il quadro Veduta dell’Internée Camp (Terni)1945 di Ardengo Soffici, fu il campo di internamento alleato dove fu recluso come fascista alla fine della guerra. In questa sezione ci sono anche opere di Alberto Savinio L’isola dei giocattoli (1930) di Giorgio De Chirico Villa romana (1922) e Festival II di Carlo Carrà (1924) che dimostrano come l'attenzione nelle scelte si volgesse non solo al figurativo realistico ma anche alla Pittura metafisica.
Nella sezione denominata “Parigi” sono presenti quadri di René Magritte, Pablo Picasso, Fernand Léger, Jean Gris e Georges Braque, a testimonianza dei rapporti fruttuosi con un importante gallerista e critico d’arte parigino Daniel Henry Kahnweiler. Nella sala “Vedute e visioni”, dedicate ai paesaggi ci sono vedute di una Roma irrealmente vuota di Francesco Trombadori, padre di Antonello, e di Mario Mafai ancora figurativo e non orientato verso la pittura astratta. Nella parte dedicata a “La realtà della storia”, spiccano per il crudo realismo le opere di Renato Guttuso l’Uomo che dorme (Partigiano dormiente / Miliziano, 1937) e Fucilazione di patrioti (1944), che testimoniano il suo impegno politico di comunista mentre la Ragazza sul golfo (1933) ci ricorda come un altro suo tema prediletto fosse la sua terra di origine: la Sicilia. Le ultime sezioni “Tra cielo e terra” e “L’artista e i suoi modelli” ospitano tra le altre due Natura morta (1947 e 1953) di Morandi, l’Autoritratto (1924) e la Bagnante (1933) affascinanti opere di Antonio Donghi, l’Autoritratto verde di Carlo Levi (1930) e il bronzo di Giacomo Manzù la Ballerina, (1953)
Lungo la prima parte della rampa borrominiana sono esposte fotografie che raccontano la storia della famiglia Marchini nei ritratti di vita familiare e nei rapporti pubblici, politici, come l'inaugurazione con la presenza di Togliatti, della Casa del Popolo a Moiano, costruita da fratelli Marchini, sportivi, Alvaro Marchini fu presidente della Roma, e con esponenti di primo piano del mondo culturale.
Nel Salone d’Onore al primo piano, sono esposti lo Studio per la Crocifissione di Guttuso, alcuni disegni di Scipione e una raccolta di disegni di Ernst Ludwig Kirchner, Otto Dix e George Grosz, che provano l’interesse verso l’Espressionismo tedesco, un altro dei punti di forza nell’attività della Galleria. La seconda parte della rampa, il giardino e le sale espositive al piano terreno sono dedicate a La Nuova Pesa di Simona Marchini con un indirizzo diverso dato dal cambiamento degli orientamenti non più ideologici ma aperti alle nuove tendenze delle arti figurative, sono esposte tra le altre opere di Carla Accardi, Toti Scialoja, Mimmo Jodice, Fabrizio Corneli, Gino De Dominicis, Jannis Kounellis.
È una mostra significativa che racconta la storia di una famiglia che vive con passione i propri ideali e gli interessi culturali illustrati da opere di indubbio valore artistico.