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Strumm. La lupa in versione Pulp
L'esordio letterario di Strumm, per Edizioni XII, si chiama Diario Pulp, un condensato di ironia, azione e, appunto, pulp. Roma smette per 268 pagine “di far la stupida” e, tirata a lucido, indossa ancora una volta lo smoking, rigorosamente “noir”, per fare da teatro alle gesta dei protagonisti del romanzo, molto simili a quelle della banda della Magliana.
Nella capitale regna indisturbato l'Imperatore, che controlla la malavita, dai pezzi grossi ai pesci piccoli. Senza il suo consenso non si muove un dito. In compenso le dita tagliate, i cadaveri mutilati, e il sangue, abbondano. Tarantino e Scarface sarebbero fieri di Sellero, lo sgangherato killer e Zecchinetta, geniale baro a carte, solo due delle innumerevoli caricature che rendono gustoso e serrato questo romanzo.
Le missioni vengono affidate loro in nome del capo supremo, del quale nessuno conosce l'identità. Ma uno dei personaggi avrà forse l'occasione per avvicinarsi alla verità. In un vortice di “compiti da svolgere”, personaggi che vanno e vengono, dialoghi senza senso che piegano in due dalle risate, il cerchio intorno all'Imperatore sembra stringersi sempre di più fino all'epilogo finale.
I cinque atti nei quali si snoda Diario Pulp vengono raccontati in prima persona da più di un personaggio, portando il lettore ad identificarsi con chi porta avanti la narrazione in un susseguirsi di suspence e continui capovolgimenti di prospettiva, anche sullo stesso fatto.
E protagonista consapevole diventa inevitabilmente la città della lupa, che qui come non mai allatta la sete di vendetta di killer e bislacchi di quartiere. Tra il bar dello sciabecco e Ostia e Trastevere, si svolge l'ennesima avventura, a base di dialoghi assurdi, armi di ogni tipo e le vecchie “care” pallottole. Tra un whisky e una sigaretta, una donna e una mano a carte, il morto ci scappa sempre, no?
Le vie della capitale si colorano di nero, nel cielo di Roma non c'è spazio per la luce lunare o solare. Se l'Imperatore decide, può far sparire anche quella.