Tarquinia in contemporanea. Rarefazioni poetiche tra Montale e Debussy

Articolo di: 
Livia Bidoli - Teo Orlando
Maria Flavia Cerrato e Simone Santi Gubini

Il 4 gennaio 2011 si è svolto, nella cornice medievale del Palazzo dei Priori a Tarquinia (VT), un concerto-happening con un piacevole assemblage tra musica e letteratura contemporanee per il ciclo Conversazioni in musica: Maria Flavia Cerrato al piano ha disegnato i contorni musicali tra Berio, Debussy e il giovane compositore Simone Santi Gubini, in un alternarsi poetico con le letture di Elisabetta Irrera di brani di Eugenio Montale (Ossi di seppia) e di un estratto del monologo di Molly Bloom, tratto dall’Ulysses di James Joyce.

Dopo una breve presentazione del concerto ad opera del compositore Alberto Jacopucci, ascoltiamo gli introduttivi 3 Encores di Luciano Berio (1925-2003), con al pianoforte Maria Flavia Cerrato. La prima sequenza dei brani di Berio comprende Brin, Leaf e Erdenklavier, che si configurano in un andamento che ricorda certe composizioni jazz, con le risorse timbriche del pianoforte sfruttate molto intensamente. Mentre i due primi Encores si presentano più rarefatti (Leaf) ed in certo qual modo “gridati” (Brin) con improvvise punte, il terzo, Erdenklavier, è contraddistinto da un tono più sonoro e sicuro, con cenni ai paesaggi marosi di Debussy.

Luciano Berio si è ispirato all'opera di Joyce (1882-1941) varie volte, traducendo in musica la raccolta poetica Chamber Music (1907), testo di James Joyce, per voce femminile, clarinetto, arpa e violoncello (1953), e componendo un brano elettronico intitolato Thema. Omaggio a Joyce (1958). Quindi accostare testi di Joyce alla musica di Berio ci sembra un'operazione del tutto legittima oltreché raffinata.

Accertata la propensione appassionata dello scrittore per la musica nelle sue svariate forme, possiamo citare anche la raccolta Poems Penyeach pubblicata nel 1927 e sottolineare che due amici di Joyce, Herbert Hughes e Arthur Bliss, convinsero undici altri compositori a ricavarne un libro di 13 canzoni: ognuno scrisse un setting originale per ogni poesia. Fu intitolato The Joyce Book  e pubblicato nel 1933 come tributo all’autore in un’edizione limitata di 500 copie.

La lettura di parti del monologo di Molly Bloom dall'Ulysses (1922) di Joyce (pp. 983-990 della trad. it. a cura di Giorgio Melchiori e Giulio de Angelisi, Milano, Oscar Mondadori, 1981), eseguita con molta intensità da Elisabetta Irrera, ha coinvolto la platea; ed è curioso notare che la descrizione del prete dalle mani umide e sudate e forse propenso alla libidine richiami un'analoga descrizione a p. 18 del recente romanzo Il cimitero di Praga (Milano, Bompiani, 2010) di Umberto Eco, grande conoscitore dello scrittore irlandese. E possiamo qui ricordare che lo stesso monologo è stato letto al Parco della Musica da Piera degli Esposti per un Omaggio a Joyce tenutosi il 13 dicembre scorso.

La sequenza degli altri due Encores di Berio da parte di Maria Flavia Cerrato ha visto l’esecuzione di Wasserklavier e di Luftklavier. Il primo è più tonale e "tradizionale", à la Debussy o addirittura à la Satie, ed in un certo qual modo “scarno”, come spogliato dalle sovrastrutture. Ed in effetti, Berio usa in questo caso materiale armonico derivato dall’Impromptu op. 142 n. 1 di Franz Schubert e dall’Intermezzo op. 117 n. 2 di Johannes Brahms nonché da Chopin, Debussy e Skrjabin. Il secondo ondeggia tra Béla Bartók e Keith Jarrett, disegnando passeggiate nervose tra grovigli di suoni: toni più scuri e virate nervose alla ricerca di eventuali “Correspondances” nelle foreste di simboli di Charles Baudelaire (Les Fleurs du mal, 1857). Aggiungiamo che la Cerrato ha inciso le Cinque variazioni insieme ai Sei Encores per pianoforte di Berio a luglio 2010, per un live-recording presso lo studio Riff Raff.

La lettura di alcune poesie di Eugenio Montale (1896-1981), Non chiederci la parola, Ciò che di me sapeste, e Minstrels, conduce ad un nuovo connubio tra Montale e Claude Debussy (1862-1918), anch’esso pertinente: due poesie di Montale, Minstrels e Corno inglese, si ispirano infatti esplicitamente a Debussy. L'esecuzione di Minstrels (Menestrelli – modéré) – il dodicesimo dei preludi dal Premier Livre composto tra 1909 e 1911 in un empito creativo -  lo fa apparire come un brano molto movimentato, che potrebbe davvero richiamare Minstrel in the Gallery (1975) dei Jethro Tull, confermandosi come una cavalcata a bordo di una giostra, ludica e vagamente malinconica con un refrain giocoso.

Le poesie di Montale che seguono sono: Felicità raggiunta, Forse un mattino andando (uno dei massimi momenti di meditazione metafisica del poeta ligure) e la citata Corno inglese, cui fa da contraltare Bruyères (Brughiere, Calme) del Debussy più "romantico" e dal tocco estatico e onirico vicino a La Mer (La Mer, trois esquisses symphoniques pour orchestre, 1903-1905).

Il compositore Alberto Jacopucci presenta a questo punto la composizione di Simone Santi Gubini (1980), le cui musiche sono state eseguite – solo per citarne alcuni – al Teatro Massimo di Palermo, al Goethe Institut ed all’Académie de France di Roma; ha partecipato all’EMUFest e le sue musiche vengono diffuse su su Radio Rai 3. Sue pubblicazioni sono edite da La Camera Verde e attualmente sta lavorando ad una commissione per l’ente vaticano Umnio Apostolatus Catholici. Due suoi innovativi sistemi di composizione sono Il Ritmo in Diminuzione Additiva (2004) e La Composizione a Parti Uguali (2010).

Jacopucci evidenzia poi come il pianoforte abbia perso i suoi connotati tradizionali. Lo strumento non è visto in quanto tale, anche se Gubini presenta una composizione "materica" e virtuosistica. Lo strumento diventa quindi il prolungamento del modus operandi del musicista. Il pezzo di Gubini, Objet des Mots (2009), presenta un'asimmetria e una paradossale "irregolarità regolare". Si notano riferimenti a Karlheinz Stockhausen ed il tessuto primevo si presenta sotto forma di un’energia ritmica pressurizzata nelle strette maglie della misura. Una sorta di ebollizione materica interna ad un oggetto concettuale che non si astrae dalla ricerca stilistica, connaturandosi ad una pulsazione ritmica costante che ci appare come un dialogo serrato e dalle cadenze solipsistiche. La parte centrale si presenta più armonica e flessuosa ed i riferimenti sono svariatamente accomunabili al flusso novecentesco maggiormente d’avanguardia.

Il brano di Santi Gubini, eseguito dalla sua dedicataria Maria Flavia Cerrato per i suoi primi dieci minuti (in totale consta di 15 minuti), viene suonato con eccezionale maestria e sottigliezza onerosa di cui lodiamo pienamente e particolarmente la performance.

Dopo gli applausi siamo gratificati ancora da due bis: Maria Flavia Cerrato al piano esegue Feux d'artifices (Modérément animé, dodicesimo prelude dal Deuxième Livre composto tra 1911 e 1913) di Debussy, mentre Elisabetta Irrera recita So l'ora in cui di Montale, di cui riportiamo gli ultimi quattro versi:

Voi, mie parole, tradite invano il morso
secreto, il vento che nel cuore soffia.
La più vera ragione è di chi tace.
Il canto che singhiozza è un canto di pace.

Pubblicato in: 
GN34 Anno III 10 gennaio 2011
Scheda
Titolo completo: 

Società Tarquiniense d’Arte e Storia
Tarquinia (VT), Palazzo dei priori
Sala Sacchetti – Via dell’Archetto, 4

CONVERSAZIONI IN MUSICA
Il Novecento - l'eredità della musica

Concerto d’inizio anno 2011
martedì 4 gennaio 2011
Voce recitante: Elisabetta Irrera
Pianoforte: Maria Flavia Cerrato

PROGRAMMA:
Luciano Berio (1925-2003), 3 Encores
James Joyce (1882-1941), Estratto da Ulisse (Monologo di Molly Bloom)
Luciano Berio (1925-2003), 2 Encores
Eugenio Montale (1896-1981), Tre poesie da Ossi di seppia
Claude Debussy (1862-1918), Minstrels
Eugenio Montale (1896-1981), Tre poesie da Ossi di seppia
Claude Debussy (1862-1918), Bruyères
Simone Santi Gubini (1980), Estratto da Objet des Mots, presentazione di Alberto Jacopucci

Bis:
Claude Debussy (1862-1918), Feux d'artifices
Eugenio Montale (1896-1981), So l'ora in cui

Anno: 
2011
Voto: 
9