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TCBO Bologna. Un memorabile Otello con Gregory Kunde
Al Teatro Comunale di Bologna è andato finalmente in scena l’Otello di Giuseppe Verdi, diretto da Asher Fisch, il pubblico in delirio ha festeggiato con una incandescente ovazione da “stadio” l’esaltante prova dei tre interpreti principali: Gregory Kunde, Otello, Franco Vassallo, Jago e Mariangela Sicilia che debuttava nel ruolo di Desdemona.
L’allestimento è stato riadattato da quello immaginato, da Gabriele Lavia per il PalaDozza, dove il Teatro Comunale di Bologna si era trasferito a causa delle restrizioni provocate dalla pandemia, poi sospeso alla vigilia del debutto per il secondo lockdown nell’autunno del 2020. Non conosciamo il PalaDozza e quindi non possiamo valutare quali limitazione presenti, ci baseremo quindi su quanto abbiamo visto il 26 giugno scorso
Otello è la penultima opera di Verdi e la prima il cui libretto è interamente opera di Arrigo Boito, andò in scena per la prima il 5 febbraio 1887 alla Scala di Milano, sedici anni dopo Aida, e dopo una lunga gestazione, piena di pause testimoniate dal complesso e ricco carteggio tra i due. Verdi conosceva molto bene l’opera di William Shakespeare, in una lettera alla contessa Maffei, infatti, nel parlare del personaggio di Desdemona, vittima delle trame di Jago, la paragona a Cordelia, figlia di Lear, e a Imogene, protagonista femminile di Cymbeline, testo che ancora oggi è rarissimo vedere a teatro in Italia. Il personaggio che affascinava sia Verdi sia Boito era Jago, entrambi concordavano con Samuel Taylor Coleridge, che affermava che non c’era nulla di realmente concreto che ne giustificasse il comportamento se non il male come fine esclusivo. Alla fine del terzo atto, quando Otello cade a terra e Jago ne calpesta la fronte esclamando: “Ecco il leone!”, l'unica spiegazione razionale e possibile del suo desiderio appagato di trionfo è nel dominio che ha su Otello, di cui può fare ciò che vuole grazie alla sua abilità nello sfruttare il potere della parola (cfr. la prefazione di Agostino Lombardo all'Otello di Shakespeare, Feltrinelli).
L'opera di Verdi segue abbastanza fedelmente il testo di Shakespeare ma omette il primo atto della tragedia, di conseguenza le ragioni del reciproco innamoramento tra Desdemona e Otello, sono contenute nello splendido duetto d’amore che chiude il primo atto. Parte della critica ritiene che l’Otello, assieme al successivo Falstaff, siano due opere concepite in maniera totalmente diversa dalla produzione precedente, mentre non sono altro che lo sviluppo e l’ideale conclusione di tutta la parabola artistica di Giuseppe Verdi, come afferma Julian Budden nel terzo volume della ponderosa analisi dedicata alle opere di Verdi.Verdi, infatti, elabora e affina le sue doti di musicista e drammaturgo senza rinunciare alla sua visione basilare secondo cui la musica e il testo sono al servizio dell'azione drammatica, visione che in Otello e in Falstaff raggiunge l’ideale compimento.
Gabriele Lavia ha pensato a una messa in scena ispirata al teatro elisabettiano, la scena ideata da Alessandro Camera è nuda, una pedana di legno è posta sul palcoscenico a cui collegata da una piattaforma inclinata, un bel velario ben illuminato, sospeso evoca il cielo, la vela e disteso a terra diviene un tappeto su cui si svolge il duetto d’amore tra Otello e Desdemona, non c’è altro salvo il letto nell’ultimo atto. Il teatro di Shakespeare è un teatro basato sul potere evocativo della parola e quindi sulla recitazione degli attori. Ci è parso che nella sua regia Lavia abbia pensato che nel melodramma verdiano siano la musica e il canto ad avere questo ruolo e così si è concentrato sulla recitazione dei tre personaggi principali.
Il coro è relegato in fondo alla scena, ha lo stesso ruolo dell’orchestra, creare la musica su cui agiscono i cantanti, una scelta forse derivata dall’ambientazione precedente dello spettacolo. I movimenti nella scena della tempesta e dei festeggiamenti sono stati affidati alle comparse, ma non si capiva perché i movimenti alternassero la frenesia al repentino immobilismo. I bei costumi di Alessandro Camera sono ispirati all’epoca in cui si svolge la vicenda. Dicevamo della notevole ed efficace attenzione dedicata da Lavia alla recitazione, un esempio è nel primo atto in cui è descritta la grandezza di Otello e l’appassionato amore, ricambiato, che ha per Desdemona, cosa che fa comprendere il folle tormento in cui cade e che gli fa perdere ogni discernimento quando crede di averlo perduto. In “Dio mi potevi scagliare” i versi descrivono mirabilmente l’abisso della disperazione di Otello:
M’han rapito il miraggio
dov’io giulivo, l’anima acqueto.
Spento è quel sol, quel sorriso, quel raggio
che mi fa vivo, che mi fa lieto!
Lavia nel duetto d’amore ha guidato i protagonisti nei piccoli gesti, negli sguardi che fanno comprendere l’intensità dei sentimenti reciproci, che viene narrata dalla musica e dal canto, naturalmente ci vogliono cantanti che siano anche bravi attori. E Gregory Kunde è un grande attore, questa sua attitudine si è sempre manifestata da quando interpretava il repertorio del tenore “contraltino”, soprattutto nei grandi ruoli romantici di Bellini, come Arturo, e nel tempo ha affinato queste doti nel repertorio attuale. Kunde è un eccelso, memorabile Otello, dà spessore ad ogni sillaba nel declamato melodico, è intenso nell’espressione delle varie sfumature psicologiche del personaggio: eroiche, autorevoli, appassionate, disperate quasi folli. Forse è anche per questo, come ha più volte dichiarato, che ama il ruolo di Otello più di ogni altro. Il perfetto dominio dell’emissione vocale è al completo servizio della recitazione, una voce da cui sa trarre lo squillo luminoso della formidabile entrata, il timbro morbido e soave dei pianissimo nel duetto d’amore, il superbo legato e il controllo magistrale nei momenti di estrema concitazione. Al termine il pubblico, che affollava numeroso il teatro, è esploso in un’ovazione così incandescente da poter essere paragonata a quella che avviene allo stadio quando viene segnato un gol.
Franco Vassallo è stato un grande Jago, il grande burattinaio, motore dell’azione, il ruolo teatralmente più difficile, Jago è insieme drammaturgo e attore del dramma in cui coinvolge le sue vittime. La regia di Lavia lo ricorda con delle sedie di teatro in cui anche Otello si pone, come spettatore, mentre Jago manovra abilmente Cassio e gli fa vedere il fazzoletto. Tanto è umano Otello quanto freddo, calcolatore, quasi disumano è Jago. Franco Vassallo ha reso un’intelligente interpretazione, senza cadere in quei destabili eccessi, aspramente condannati già da Shakespeare, in quella scena di metateatro in cui Amleto istruisce gli attori, testo che Arrigo Boito cita fedelmente come preambolo alla Disposizione scenica dell’Otello. Vassallo riesce a calibrare la sua voce brunita e potente, per cesellare, l’ironia, la beffa nella soave irrisione del Sogno di Cassio, la violenta rabbia, la subdola e strisciante insinuazione. Il pubblico gli ha giustamente tributato una vigorosa acclamazione.
Nel suo debutto come Desdemona Mariangela Sicilia è uscita vincitrice, Lavia ha voluto sottolineare la notevolissima differenza di età dei due sposi Otello è un quarantenne, Desdemona, quindicenne, è un’adolescente, è questo il limite che non le fa comprendere le reazioni di Otello. In questo ruolo si calata con grande bravura nei gesti e nelle espressioni del viso, ne ha reso la dolcezza e la spontaneità. Mariangela Sicilia ha una bella voce sopranile luminosa e soave, che sa piegare agevolmente e abilmente alle esigenze del personaggio, sicura negli acuti come nei pianissimo, è stata calorosamente festeggiata dal pubblico entusiasta. Marco Miglietta ha dato buona prova di sé nel ruolo di Cassio, ha una pregevole voce tenorile non esile ma espressiva.
Luci e ombre sulla direzione Asher Fisch, la resa della folgorante e ardua scena d’apertura della tempesta, che dà la tinta musicale al dramma anticipando ben altra tempesta, è stata debole, come anche la scena dell’arrivo dell’ambasciatore, meglio sono state rese le scene più raccolte intime con pochi strumenti, anche l’orchestra non ci è parsa al meglio delle sue possibilità. Gea Garatti Ansini ha ben preparato il coro chiamato ad una prova impegnativa, ma ci è sembrato strano che al termine dello spettacolo non sia uscito a raccogliere il plauso del pubblico è solo uscita Gea Garatti Ansini. Asher Fisch è stato applaudito con qualche isolata contestazione.