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Teatro dell'Opera a Caracalla. La rosa cremisi di Roland Petit
Un grande astro della danza, Roland Petit, unito ad un epico gruppo rock come i Pink Floyd, per un balletto unico che dal 23 al 27 giugno ha inondato dei suoi suoni e delle sue acrobazie danzanti la stagione estiva dell'Opera di Roma alle Terme di Caracalla. In primis, La rose malade, il mitico Adagietto della Quinta Sinfonia di Gustav Mahler per un balletto di profondo omaggio alla ballerina per cui fu creato nel 1973, Maja Pliseckaja, Direttrice del Corpo di Ballo del Teatro dell'Opera di Roma negli anni Ottanta.
La meravigliosa, flessuosa agilità e leggerezza di Gaia Straccamore, Étoile dell'Opera di Roma, fa convergere i suoi arti come petali di rose che, permeati dalla lirica di Blake: “O Rose thou art sick”, ne rivelano la segreta malattia color cremisi: “has found out thy bed of crimson joy” (Ibid). Nella “gioia cremisi”, un colore simbolico per gli inglesi, legato sotterraneamente alla malattia e ad un amore velenosamente corrosivo: “and his dark secret love/ does thy life destroy” (ibid), che uccide nel suo letto d'amore il fiore cui è dedicata questa poesia di aulico afflato. Compagno doloroso e perfetto di questo cadenzato pas de deux, perfetto nel sorreggere gli arcuati pliés della “rose”, è Giuseppe Schiavone, che ben sostituisce Rudy Bryans, primo interprete con la divina Pliseckaja, stella del Bolshoi e moglie di un grande compositore come Rodion Shchedrin.
Sulla base di circa novanta minuti di musiche eccezionali e di grande trasporto per il pubblico come quelle tratte da The Dark Side of the Moon, Meddle, Relics e Obscured by Clouds dei Pink Floyd, i ballerini danzano su una coreografia simmetrica ed energetica a firma ancora di Roland Petit, ripresa da Luigi Bonino. I quadri sono otto e si comincia subito ascoltando l'onomatopeia delle monete con Money: di grande effetto la coreografia danzata da tredici uomini che con destrezza imitano scambi, discorsi, traccheggi con il denaro come soggetto principale, evidenti soprattutto dagli eloquenti gesti delle mani. Ritmo e acrobazie guidano anche il secondo quadro con la musica di Obscured by Clouds (dall'album omonimo) con Alessio Rezza in splendida forma.
Gli effetti delle luci e dei laser luminosi curati da Jean-Michel Dèsiré preparano alla danza centrale del terzo quadro di sedici ballerini: la raggiera viola del laser annuncia un futuristico gruppo di alieni in calzamaglia bianca: il ballo simmetrico principale con la musica di One of these days (da Meddle) mostra una precisione maggiore da parte delle ballerine. Il quarto quadro con la musica da Careful with that Axe, Eugene (da Relics, ma prima ancora in versione dal vivo in Ummagumma) con tre donne soliste e poi tre uomini solisti è quasi introspettivo e ben evocano quest'atmosfera Roberta Paparella, Alessandra Amato e Rebecca Bianchi, insieme a Giuseppe Depalo, Paolo Gentile e Claudio Cocino. Nel finale sedici ballerine chiudono con una ripresa di gruppo.
Il quinto quadro con la musica di When you're in (da Obscured by Clouds) ci fa notare due uomini solisti: Michele Satriano e Giacomo Luci, che aprono al sesto quadro con la ripresa del terzo e di nuovo Obscured by Clouds (dall'album omonimo) con sedici donne e sedici uomini, per poi restringersi ad un quadro con due solisti, il settimo, con The Great Gig in the Sky (da The Dark Side of the Moon): Susanna Salvi e Giacomo Luci, di notevole pregnanza espressiva nel pas de deux. L'ottavo quadro è Echoes (da Meddle) e viene introdotto da Alessandra Amato e Claudio Cocino, solisti, e seguito da varie scene ed interpreti, concludendosi in una scena che sembra riprendere il paesaggio dipinto da Kubrick in 2001 Odissea nello spazio. Un quadro futuristico ed allo stesso tempo primevo, con un finale che riunisce tutti i ballerini in un metaforico intreccio di corpi.
Grande plauso del pubblico che, acclamando di nuovo i ballerini sul palco, ha straordinariamente ottenuto una ripresa del simmetrico e mitico terzo quadro di One of these days con un nuovo scroscio di applausi.