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Teatro Parioli. Il punto improprio del ricordo
Il film del 1994 di Giuseppe Tornatore, Una pura formalità, un mystery in piena regola, approda al Teatro Parioli dal 27 marzo al 13 aprile con una coppia inossidabile di attori, Glauco Mauri e Roberto Sturno, e una lettura piuttosto fedele, a parte il finale. Lo stesso Tornatore si è detto soddisfatto della resa teatrale di una pellicola ardita con soggetto e sceneggiatura dello stesso regista, che la portò al cinema con Roman Polanski e Gerard Depardieu.
La notte richiama pioggia e poca luce all'interno di un commissariato disperso nella foresta, al buio per la tempesta e con uno sconosciuto che tenta di liberarsi: Roberto Sturno recita nella parte che fu di Depardieu, ovvero quella dello scrittore Onoff. Una breve riflessione va fatta subito sulla particolarità del nome del personaggio: Onoff, scomposto in inglese, significa acceso-spento oppure accendere-spegnere, aprire-chiudere, e lui, come qualsiasi scrittore che si rispetti, la applica alla facoltà creativa questa regola, che si accende e si spegne, davanti a quel tormento che può diventare la pagina bianca se si è privi di ispirazione.
Il dialogo fra commissario, Glauco Mauri, con un'estrema nonchalance nel presentarsi elegante davanti allo scompigliato e fradicio Sturno, è serrato e complicato da continue divagazioni sul mestiere di Onoff, che il commissario conosce attraverso la lettura dei suoi libri. Titoli come Gli scalini, il primo citato, fino a Il palazzo delle nove frontiere, hanno una ragione di esistere perchè raccontano, oltrechè del rapporto che si instaura fra loro, della biografia dello scrittore. Gli scalini serviranno infatti a testare l'identità di Onoff, che il commissario metteva in dubbio; Il palazzo delle nove frontiere invece narrerà di come un barbone, un certo Faubin, ha aiutato Onoff a riprendere la scrittura, e cui è dedicato l'ultimo libro che Onoff lascia sulla scrivania prima di andarsene da questo posto denominato “il punto improprio”: un punto dove due rette parallele che non dovrebbero incontrarsi, si trovano l'una di fronte all'altra, in un punto talmente lontano ed infinito nello spazio da lasciarlo avvenire. E potremmo immaginare, con questo suggestivo spettacolo, e due master della dialettica come Mauri e Sturno, che questo avvenga, in una notte di pioggia incessante, come di delirio, dove i ricordi si mescolano in uno strano percorso che si scioglierà solo davanti ad una accecante, impervia luce che si chiama ricordo.