Teatro Regio di Torino Boris Godunov. I fantasmi nello spazio vuoto tra Konchalovsky e Noseda

Articolo di: 
Giulia Tacchetti
Boris Godunov

Il 14 ottobre 2010 (l’ultima replica domenica 17) è andato in scena Boris Godunov di Modest Musorgskij al Teatro Regio di Torino, dalla tragedia omonima di Aleksandr Puskin e dalla Storia dello Stato russo di Nikolaij Karamzin, con la direzione di Gianandrea  Noseda, appena riconfermato come Direttore Musicale fino al 2014.

L’opera è un grande affresco della Russia tra la fine del ‘500 e l’inizio del ‘600, caratterizzato dopo la morte di Ivan il Terribile da fame e terribile miseria, rivolte, oscuri intrighi, assassini. Il primo atto si apre con il popolo, che viene invitato dal capo delle guardie a pregare perché Boris Godunov accetti la corona. Intanto in una cella del Monastero dei Miracoli durante la notte il vecchio monaco Pimen, mentre sta scrivendo una cronaca della storia russa, al novizio Grigorij, racconta dell’uccisione del piccolo Dmtrij, legittimo erede al trono di Russia. Grigorij decide di farsi passare per il figlio dello zar, miracolosamente scampato alla morte, che torna a riprendersi il potere e fugge dal monastero. Intanto Boris (II atto) è distrutto dal senso di colpa per aver ucciso il legittimo erede al trono nella feroce lotta per il potere, tanto da diventare pazzo.

Nella piazza della Cattedrale di S. Basilio a Mosca si racconta che Dmtrij sta marciando sulla città e nella foresta nei pressi di Kromy i contadini insorti torturano un boiaro catturato, elencando i delitti di Boris. Nella sala d’ingresso del Cremlino, mentre si sta svolgendo una riunione della Duma, entra Boris sconvolto dai suoi fantasmi e, dopo il racconto di Primen, della vista riottenuta da un cieco, che aveva pregato sulla tomba del figlio dello zar, dà l’addio al proprio figlio e muore disperato.

Boris Godunov ha inaugurato la stagione teatrale del Regio 2010-2011 con un nuovo allestimento in coproduzione con il Palau de les Arts Regina Sofia di Valencia e la Fondazione Petruzzelli di Bari. Il regista Andrei Konchalovsky, conosciuto per lavori teatrali e cinematografici ed il direttore Gianandrea  Noseda hanno proposto in due atti una loro versione: spostare la scena della foresta di Kromy prima della morte dello zar, perché dopo la morte di Boris non c’è più storia ed eliminare l’atto polacco.

L’edizione proposta dal Regio si rifà alla prima versione, quella del 1869, con l’aggiunta ai sette quadri originari della scena della foresta di Kromy, che appare nella versione del 1872. Che Konchalovsky sia un vero uomo di teatro è subito evidente fin dall’inizio, con le masse protagoniste e le luci usate per accompagnare il loro stato d’animo.

Le scene di Graziano Gregori interpretano le indicazioni del regista: ambientazione storica, ma non realistica, ascoltiamo le sue parole in merito: “Dipingere i fondali con la Russia medievale come fosse vera, sarebbe stato ridicolo. Creare una messa in scena architettonica con grandi volumetrie è costoso: la cosa migliore sarebbe non avere nulla in scena, lo spazio vuoto.“  Le scene infatti contengono elementi realistici, la corona, le icone, il trono, uno scrittoio, un tappeto, ma sono come depositati in uno spazio vuoto, su un palco mobile, un piano inclinato, che a volte si sdoppia, con effetti  emotivi. Solo i costumi di Carla Teti, sontuosi per lo zar ed i nobili, riproducono anche nelle vesti dei contadini l’epoca storica dell’opera.

Il protagonista, il basso Vladimir Matorin, ha retto il confronto con Orlin Anastassov, a cui è stato dato il compito di aprire la stagione teatrale. Appena incoronato, Boris è sopraffatto dai rimorsi ed ecco che il cantare di Matorin diventa sommesso e commovente. Con il figlio sa essere affettuoso e dolce con la figlia, per consolarla della morte del fidanzato, in un alternarsi di tenerezze e furori, che esplodono nei  monologhi. Il basso Sergej Alekasaskin interpreta Pimen con la dovuta solennità; notevole Ian Storey nel ruolo del pretendente Grigorij, ma anche Varlaam, interpretato da Vladimir Baykov ed il principe Vasilij Sujskij di Peter Bronder. Insomma uno stuolo di voci maschili. Il direttore d’orchestra Gianandrea Noseda, espertissimo del repertorio russo, ha condotto con grande attenzione nei tempi e con passione.

Pubblicato in: 
GN23 Anno II 18 ottobre 2010
Scheda
Titolo completo: 

Boris Godunov

Teatro Regio di Torino , Martedì 5 Ottobre 2010 - Domenica 17 Ottobre 2010
Dramma musicale popolare
in due parti, otto quadri e un epilogo
Libretto di Modest Musorgskij
dalla omonima tragedia di Aleksandr Puškin
e dalla Storia dello Stato russo di Nikolaj Karamzin
Musica di Modest Musorgskij

Personaggi e Interpreti
Boris Godunov basso Orlin Anastassov/ Vladimir Matorin (6, 9, 12, 14)
Il pretendente Grigorij tenore Ian Storey
Pimen basso Sergej Aleksaškin
Il principe
Vasilij Šujskij tenore Peter Bronder
Varlaam basso Vladimir Matorin/ Vladimir Baykov (6, 9, 12, 14)
   
Direttore d'orchestra Gianandrea Noseda
Regia e luci Andrei Konchalovsky

Regista collaboratore Irkin Gabitov
Scene Graziano Gregori
Costumi Carla Teti
Collaboratore alle luci     Vinicio Cheli
Assistente alla regia e interprete     Karina Arutyunyan
Assistente alle scene     Angelo Linzalata
Assistente ai costumi     Katia Marcanio
Movimenti scenici     Ramune Chodorkaite
Maestro del coro di voci bianche     Claudio Fenoglio
Maestro del coro Roberto Gabbiani

Orchestra e Coro del Teatro Regio
Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio "G. Verdi"

Nuovo allestimento
in coproduzione con Palau de les Arts Reina Sofía di Valencia
e Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli e Teatri di Bari
in collaborazione con Gruppo Fondiaria Sai