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Il Tempo Barocco a Palazzo Barberini
Il nuovo spazio mostre di Palazzo Barberini è stato inaugurato da una nuova esposizione dedicata al Tempo Barocco, a cura di Francesca Cappelletti e Flaminia Gennari Santori, esposizione che sarà visibile fino al 3 ottobre prossimo.
In occasione dell’apertura Flaminia Gennari Santori ha affermato: “Finalmente vediamo i risultati dell’ambizioso progetto iniziato nel 2017 per il compimento del grande museo di Palazzo Barberini, uno spazio culturale aperto, a disposizione dei cittadini, dove si può scoprire contemporaneamente il palazzo, la collezione permanente, piccole mostre focus e, come in questo periodo, grandi mostre come Tempo Barocco e Italia in Attesa. Con la nuova area destinata alle mostre temporanee ed adeguata ai più sofisticati standard espositivi ed ambientali Palazzo Barberini condivide con la città un nuovo luogo di incontro e di stimolo, un contesto per proposte culturali innovative e sempre diverse”.
La direttrice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica ha ragione ad essere soddisfatta di aver raggiunto anche questo traguardo dopo la riuscita sistemazione delle ali del piano nobile del Palazzo .Da questo nuovo spazio mostre, cominceremo proprio in quanto è il coronamento di un progetto generale e ha dotato il museo di uno spazio espositivo, ampio, 750mq con 8 sale di diverse dimensioni, funzionale con nuova zona bagni al servizio dei visitatori e ben attrezzato, adatto per ospitare le esposizioni temporanee. È al pianterreno del palazzo, che fu concepito con una forma a H con due scaloni di ingresso uno del Bernini l’altro probabilmente su progetto del Borromini, perché destinato ad essere adibito a due funzioni diverse, ospitare le esigenze di Francesco e Antonio Barberini, cardinali nipoti del papa Urbano VIII e quelle secolari dell’altro nipote Taddeo Barberini, comandante dell’esercito pontificio.
Questi interventi hanno permesso di approfondire la conoscenza di questi spazi in cui è stato necessario il consolidamento dei solai. Due sono state le preoccupazioni, il restauro conservativo per la parte lapidea non solo quella decorativa, ma anche le soglie e la pavimentazione e dotare le sale degli impianti necessari. A quest’ultimo scopo sono state realizzate contropareti espositive, lo spazio dalle pareti esistenti è sempre ispezionabile e ospita il nuovo impianto di controllo climatico delle temperature e dell’umidità, in estate e inverno, è gestibile da remoto e progettato con un sistema a tutt’aria con ricircolo completo che riduce al minimo ogni rischio di contaminazione ambientale nelle sale. A questo si è aggiunto l’inserimento di un nuovissimo sistema di travature in fibra di carbonio, strutture leggerissime, che ospitano l’impianto luci e gli apparati di controllo. Questi lavori hanno avuto un costo di 952.626 euro, responsabile dell’intervento è stata Flaminia Gennari Santori, direttrice delle Gallerie Nazionali di Arte Antica, coadiuvata dall’ing. Giuseppe Silvestri e dall’arch. Dario Aureli, direttore dei lavori. Il progetto architettonico e lo studio dell’illuminazione e delle travi in fibra di carbonio è stato a cura di Enrico Quell con Paolo Piazza, il progetto degli impianti a cura dell’ing. Gianfranco Savini.
Veniamo ora alla mostra, in proposito Flaminia Gennari Santori ha dichiarato: “Il progetto Tempo Barocco nasce da un'idea che Francesca Cappelletti ha condiviso con me nel 2017 e che lei ha sviluppato in questi anni. Costruire insieme questa mostra con la quale inauguriamo il nuovo spazio per le esposizioni temporanee è stato davvero entusiasmante. Ora che Francesca dirige la Galleria Borghese, questa mostra diventa anche una magnifica occasione per dare avvio ad una relazione e ad un confronto proficui tra due musei che con il loro patrimonio sono certamente tra i più rilevanti nel racconto di un’epoca e della sua arte, nel contesto nazionale e internazionale”.
Il Tempo è un “topos”, un luogo ricorrente della riflessione filosofica e artistica della nostra civiltà, ma nel 1600, in un momento di crescente inquietudine per varie ragioni, non solo in ambito italiano, la celeberrima affermazione di Amleto: “Time is out of joint” è significativa.
Il Barocco nacque a Roma all’inizio del 1600, il teatro fu la fonte di ispirazione per l’esigenza di esprime gli “affetti” per tutte le forme artistiche, non a caso fu anche l’epoca in cui nacquero il melodramma e l’oratorio, interpretazione in forma drammatica di soggetti religiosi, che vide la luce proprio nell’Urbe. Un teatralità grandiosa e magniloquente creata per stupire, coinvolgere e affascinare lo spettatore, che fosse architettura, pittura, scultura, musica o teatro. Palazzo Barberini ne fu un centro emblematico, non solo per come fu concepito e per quello che contiene vedi il formidabile affresco celebrativo di papa Urbano VIII Barberini, il Trionfo della divina Provvidenza realizzato da Pietro da Cortona, ma anche perché ospitò grandiosi spettacoli teatrali.
L’esposizione è articolata in cinque sezioni che illustrano i diversi modi di interpretare il tema del tempo nella arte, in mostra quaranta opere di grandi artisti provenienti da importanti musei: Uffizi di Firenze, il Museo di Capodimonte di Napoli, il Museo del Prado di Madrid, il Musée Jacquemart-André di Parigi, il Rijksmuseum di Amsterdam, il Kunsthistorisches Museum di Vienna, lo Staatliche Museen di Berlino, la National Gallery di Londra.
La prima sezione è dedicata a Il mito del Tempo, lo scorrere inesorabile del tempo scandito dagli orologi, cosa che ricorda anche il progresso scientifico e tecnologico del secolo, in mostra ce ne sono diversi e splendidi, di diversa foggia, possono essere decorati e preziosi come l’Orologio silenzioso o notturno che ha sul quadrante la Fuga in Egitto (olio su rame) di ebano, pietre dure oppure con rappresentazioni inquietanti: lo scheletro del prezioso orologio in oro smalti e pietre preziose nel settore dedicato al Tempo Vanitas. Le quattro età dell’uomo di Valentin de Boulogne sono rappresentate in un ambiente di stampo cavaraggesco, una sordida taverna con i quattro personaggi molto realistici. Lo splendido dipinto Il Tempo taglia le ali all’Amore di Antoon Van Dyck affascina per il sapiente uso del colore e della luce, che mirabilmente pone dinnanzi allo spettatore il nerboruto, cupo e alato, Cronos, il tempo inesorabile nel suo trascorre, a memento che più s’invecchia più l’Amore, un putto luminoso che inutilmente si divincola, si allontana. Con il tempo può venire a galla la verità ed ecco nel quadro di Giovanni Domenico Cerrini Il Tempo svela la Verità, Saturno svela una splendida figura femminile, ma non senza veli come Botticelli l’aveva rappresentata contrapponendola alla Calunnia, perché la Controriforma ha imposto le sue regole.
Nella seconda sezione Il Tempo e l’Amore spicca Amor sacro e Amor profano di Guido Reni, in cui il primo è rappresentato da un bellissimo giovane che toglie la faretra con le frecce al bimbo bendato e capriccioso, ancora una volta è il mito che viene asservito alla morale cattolica. Magnifica l’Allegoria del sonno, in marmo nero antico, opera dell’Algardi, mostra un fanciullo addormentato che ha i papaveri nei capelli e accanto altri simboli del sonno: il ghiro e la farfalla. Amor vincit omnia ed ecco le rappresentazioni dell’amore che domina su ogni attività umana nei quadri di Astolfo Petrazzi e Orazio Riminaldi. Nella parte dedicata a Il Tempo tra calcolo e allegoria si trovano anche disegni del Bernini sulla Verità svelata dal Tempo, uno dei quali era stato realizzato in preparazione di un gruppo scultoreo, la Verità è una giovane nuda distesa che viene svelata dal Tempo, un vecchio con la falce. Ricordiamo per l’elegante fattura anche Le stagioni di Guido Reni e Elio e Fetonte con Saturno e le Quattro Stagioni di Nicolas Poussin, ci sono anche della scuola di Pietro da Cortona la riproduzione su tela del Trionfo della divina Provvidenza opera del loro maestro e di Sacchi l’Allegoria della Divina Sapienza ispirata all’affresco celebrativo del buon governo di Urbano VIII di Palazzo Barberini. Oltre ad altri orologi, uno da tavola e uno un orologio di notevoli dimensioni in cui Tempo che sorregge a fatica il quadrante c’è anche un prezioso automa in forma di elefante, indizio della attrazione esercitata dai complessi meccanismi.
La quarta sezione dedicata al Tempo Vanitas è illustrata de pregevoli nature morte del Berentz, ne La mosca si possono notare i savoiardi, un dolce raffinato già allora conosciuto e altri orologi tra cui l’orologio da persona, su cui è raffigurata la Madonna Vallicelliana, appartenuto a San Filippo Neri, che fu un collezionista di strumenti di misurazione del tempo, in quanto pongono alla riflessione il tema della brevità della vita e della conseguente vanità delle ricchezze terrene, temi su cui era imperniata la sua predicazione. L’ultima sezione Fermare il Tempo, cogliere l’azione è sicuramente la visione più affine a quella teatrale, che i temi attingano al mito, alle vicende bibliche o alla storia sono adatte alla rappresentazione degli affetti, per stupire e coinvolgere lo spettatore tra gli esempi in mostra ricordiamo di Domenichino Il sacrificio di Isacco splendido dipinto, più attento alla forma che al tema del soggetto, la Morte di Cleopatra di Guido Cagnacci, e la Strage dei Niobidi di Andrea Camassei, mentre spicca per la drammaticità teatrale Il ratto delle Sabine di Pietro da Cortona, . Una mostra interessante e godibile per la disposizione delle opere e per l’efficace illuminazione.