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Terme di Diocleziano. Rodin ed il marmo che prende vita
Le splendide Grandi Aule delle Terme di Diocleziano ospiteranno fino al 25 maggio 2014 la mostra Rodin. Il marmo, la vita, curata da Aline Magnien, conservatore capo del patrimonio del Musée Rodin di Parigi, in collaborazione con Flavio Arensi.
La mostra, che è arrivata a Roma, dopo essere stata a Palazzo Reale a Milano, è promossa e prodotta dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, Musée Rodin di Parigi con Electa e Civita. La temporanea chiusura per lavori del Museo Rodin a Parigi è stata l'occasione per continuare a esporre le statue altrove; un'ottima idea che permette la fruizione delle opere senza depauperare il museo quando è aperto.
Il percorso artistico di Auguste Rodin (1840- 1917) non fu facile, nel 1854 fu respinto all'esame di ammissione all'École de Beaux-Arts e per vivere lavorò come ornamentista, dopo la morte di una sorella (1862) ebbe una crisi religiosa, che lo condusse quasi a pronunciare i voti. Nel 1875-76 il punto di svolta, il viaggio a Firenze con la visione delle opere di Michelangelo, da quel momento cominciò a dedicarsi alla scultura. Col tempo si affermò in Francia e all'estero e con la sua bottega arrivò a produrre fino a 400 opere, tante ne sono state catalogate in occasione della schedatura per le esposizioni.
In passato, dopo il grande successo in vita, l'attività artistica di Auguste Rodin è stata messa in discussione proprio per il ruolo della bottega nella realizzazione delle opere. La curatrice Aline Magnien, ripercorre nel saggio in catalogo, l'evoluzione delle diverse posizioni estetiche e storiografiche su questo argomento. Il problema del ruolo della bottega in ogni singola opera di un artista, non riguarda solo Rodin ma tutti gli artisti che ebbero una bottega. Nel caso di Rodin la discussione è iniziata dopo la morte, nel 1919 in tribunale, per stabilire quali fossero le vere opere e quali i falsi, sospetti nati per l'ingente numero di opere prodotte, e per capire quali fossero i rapporti tra l'artista e la bottega. La discussione, che si è protratta per tutto il secolo scorso, ha riguardato alcune questioni: Rodin faceva i modelli e poi i suoi aiutanti sbozzavano il marmo, ma fino a che punto ? Dove interveniva la mano del maestro che poi però firmava l'opera ?
Il cambiamento della visione storiografica, che ha superato la concezione romantica del titanismo dell’artista, ha permesso di inquadrare il problema diversamente, incentrandolo più sulla creazione dell'opera d'arte, attraverso disegni e gessi preparatori, che sono comuni anche ad altri scultori, Canova ad esempio, che sulla esecuzione, anche in più copie, che comunque eseguite da altri, erano sempre controllate da Rodin, di alcune poi c'è la testimonianza scritta nelle lettere dell'artista del suo intervento diretto.
Le oltre 60 sculture in marmo in mostra costituiscono la più completa esposizione che sia stata allestita sui marmi di Auguste Rodin. La scelta di collocare la mostra alle Terme di Diocleziano è significativa perché sul complesso intervenne proprio Michelangelo per trasformare le aule monumentali del frigidarium, tepidarium e calidarium nella Basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri Cristiani. Inoltre la scelta di collocare le opere in due monumentali aule del complesso è particolarmente felice in quanto lo spazio è imponente e illuminato naturalmente da giganteschi finestroni, una situazione ideale per la scultura. In particolare per Rodin, che ispirato da Michelangelo sviluppò una acuta percezione nello studio del volume e della luce.
In quell'epoca gli Impressionisti studiavano dal vero i cambiamenti di luce nelle varie ore del giorno e come mutava il suo impatto sulle diverse superficie. Un esempio paradigmatico è La cattedrale di Rouen di Monet che la dipinse in diverse ore del giorno studiando il gioco della luce sulla facciata. In Rodin l'uso del non finito, un metodo già usato da Michelangelo, da cui scaturiscono le figure e la contrapposizione tra superfici levigate e no, è potentemente espressivo ed esalta i volumi e il gioco di luce e ombra sul marmo.
L'allestimento scelto vorrebbe richiamare l'atmosfera della bottega con le tavole di legno, su cui sono poste le sculture, e tubi innocenti, che le sostengono e che proseguono in altezza per le luci artificiali, necessarie quando ci sia poca luce. I panneggi posti sopra limitano lo spazio, soffocano le statue e ostacolano al luce naturale, a favore di quella artificiale, a nostro avviso, mortificando il luogo di esposizione. Le maestose aule sono ideali per la scultura, per la loro grandezza, che dà respiro alle opere e per la luce naturale che esalta il gioco di riflessione e di ombre sulle superfici delle statue e la dialettica tra pieni e vuoti.
La mostra è articolata i tre sezioni; nella prima, che ha come tema l’illusione della carne e della sensualità, ci sono opere giovanili più classiche, come l'Homme au nez cassé, rifiutato dal Salon parigino del 1864. Ad accogliere il visitatore c'è Il bacio, appassionato tra due amanti che alla fine dell'ottocento scandalizzò molto; nei soggetti classici ci sono anche una seducenteAndromeda piegata su sé stessa su una roccia con i lunghi capelli distesi in avanti, un Amore e Psiche, un tema che è ricorrente nel tempo come anche Amor fugit.
La seconda sezione è dedicata alle sculture più note in cui le immagini scaturiscono potentemente dalla materia, lo si può constatare nell'abilità di ritrattista: quello di Rose Beuret, la sua compagna di vita come anche quello di Victor Hugo, nella terza sezione dedicata al non finito, ne sono un esempio lampante. Esempi della visione poetica e insieme intensamente sensuale di Rodin sono Paolo e Francesca, Le mani degli amanti e Amore porta via i suoi veli; degli ultimi due sono anche presenti i gessi preparatori, in modo che il visitatore possa farsi un'idea del loro rapporto nella creazione dell'artista.
La mano di Dio, il creatore da cui emergono i corpi umani, è straordinaria nella sua forza espressiva nel gioco fra finito e non finito ed è anche rivelatore della profonda e non convenzionale religiosità dell'artista. La terza sezione dedicata al non finito oltre al gia citato ritratto di Hugo tornano i soggetti classici come Amore e psyche e Arianna, che emergono dal non finito. C'è anche La madre e la figlia morente, una pietà laica, in cui il non finito esprime potentemente l'intensa tragicità.
Infine segnaliamo che in concomitanza con Rodin. Il marmo, la vita, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna è in corso una rassegna di quarantacinque opere tra sculture, rilievi e disegni dal titolo D’après Rodin. Scultura italiana del primo Novecento, dedicata all' influenza esercitata dall’artista francese sulla scultura italiana dei primi decenni del secolo scorso. Alla GNAM è inoltre custodito un esemplare dell’opera L’età del bronzo, realizzata da Rodin dopo il primo suo viaggio in Italia, nel 1875, omaggio alla scultura classica, fu acquistato dallo stato italiano dopo la prima mostra della secessione romana nel 1914 cui partecipò l’artista parigino.