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Terni. La Passione secondo Giovanni di Bach chiude il 1° Festival Sacro in Canto
La chiesa di San Pietro a Terni ha ospitato l’evento conclusivo del 1° Festival Sacro in Canto, Fabio Maestri ha diretto l’Orchestra barocca In Canto, la Corale Amerina, il Coro da camera Canticum Novum e un buon cast di cantanti nell’esecuzione di un capolavoro della musica sacra: la Passione secondo Giovanni di Johann Sebastian Bach. Il concerto, a ingresso libero ha riscosso il caloroso consenso del folto pubblico presente.
Gli ordinamenti liturgici a Lipsia avevano permesso dal 1666 di intonare il testo della Passione secondo Matteo nella Domenica delle Palme e quello della Passione secondo Giovanni il Venerdì Santo alla Nikolaikirche, la chiesa principale della città. Il modo in cui veniva intonato era il “choraliter”, uno stile di canto derivato dal declamato "gregoriano" secondo la tradizione luterana di Johann Walter (1496-1570), che però aveva previsto brevi interventi della turba in stile polifonico. Dal venerdì santo del 1717 nella Neue Kirche, terza chiesa per importanza nella città, si cominciò a eseguire una Passione in stile polifonico o concertante (figuraliter) durante i Vespri senza l'obbligo di seguire solo il testo di Giovanni. L'innovazione incontrò il favore della popolazione, il permesso di esecuzione fu esteso dal 1721 alla Thomaskirche e poi nel 1724 alla Nikolaikirche, con l'obbligo di alternanza per le due chiese, di eseguire una Passionsmusik sempre al Venerdì Santo, cosa che durò fino al 1766.
L'esecuzione era affidata al Thomaskantor, in questo ruolo Bach si occupò di eseguire ventisei Passionsmusik, sue composizioni o di altri (come Keiser, Telemann, Graun e Händel). Ci furono quattro esecuzioni della Johannes-Passion BWV 245 con diversi cambiamenti, in questo caso è stata scelta la prima versione, che fu seguita nel 1724 alla Nikolaikirche. Si tratta di una Passione oratoriale che presenta oltre al testo del Vangelo anche testi liberi “madrigalistici" e Kirchenlieder (corali), veniva eseguita all'interno di una celebrazione liturgica divisa in due parti, prima e dopo la predica. La Johannes Passion si articola in quaranta sezioni, comincia con un prologo di grandiosa drammaticità “Herr unser Herrscher” e si conclude con un epilogo entrambi non tratti dal testo del Vangelo, mentre per il resto segue la narrazione di Giovanni: Gesù nelle mani dell'autorità giudaica, la prima parte, Gesù davanti a Pilato e Crocifissione, morte e sepoltura, la seconda.
All'Evangelista, tenore, è affidata la narrazione che viene svolta con il recitativo secco, ci sono dei melismi solo nell'episodio della negazione di Pietro e nel momento in cui al canto del gallo Pietro si pente, brani in cui vengono usati i versetti dal Vangelo di Matteo. Il Vangelo di Matteo ritorna dopo la morte di Cristo nella descrizione del terremoto e così i melismi dell'Evangelista accompagnati dai tremoli del basso continuo. La difficoltà per l'Evangelista è nella notevole lunghezza della parte, ma ancora più complesso è il variare dell'espressività richiesta nella narrazione dei diversi brani, Carlo Putelli si è ben disimpegnato in questo ruolo così difficile.
Il Coro è l’altro grande protagonista insieme all’Evangelista di questa Passione, ci sono i Corali liturgici che fanno da transizione tra la narrazione e i brani di libera invenzione poetica destinati al coro e le arie, gli ariosi e recitativi accompagnati affidati ai cantanti, oltre agli undici tratti dal Gesagbücher, di cui uno (32) interno all'Aria del basso ce n'è uno (22) tratto da una Passione secondo Giovanni di Christian Heinrich Postel (1658-1705). Ci sono anche brevi brani polifonici come “turba” che intervengono nella narrazione dell'Evangelista, i tredici cori a libera invenzione sono tratti dal testo della Passione di Barthold Heinrich Brockes (1680-1747) e c’è anche una fuga (27b) significativamente a 4 voci perché narra dei quattro soldati che si dividono le vesti di Cristo
La resa della parte corale è stata di buon livello grazie alla bravura della Corale Amerina, guidata da Gabriele Catalucci, che ha anche suonato all'organo, e del Coro da camera Canticum Novum guidato da Fabio Ciofini, che ha anche suonato al clavicembalo. Le due formazioni sono formate da dilettanti nel senso più nobile del termine, persone che si dilettano ma il cui costante impegno porta a risultati di eccellente pregio artistico. Le corali dilettanti sono diffuse in molti paesi, ma meno in Italia, per questo ne sottolineiamo l'esistenza come un segnale positivo di speranza per il futuro, nel panorama di sconfortante disinteresse per le varie attività artistiche, a parte pochi “eventi” spettacolari strombazzati dai “media” ma non sempre di un livello accettabile.
La parte di Jesus, è stata affidata al basso, i suoi interventi brevi e asciutti sono intonati nello stesso modo dell'Evangelista e degli altri personaggi che intervengono brevemente. Dario Ciotoli si è cimentato con successo in questa parte che richiede espressività e ha anche cantato l'Arioso su testo di Brockes. Un buon quartetto ha completato il cast vocale, Patrizia Polia, soprano, ha una voce soave ed espressiva, che ha brillato con doloroso pathos nell'interpretazione dell'aria su testo di Brockes della seconda parte. Elisabetta Pallucchi, contralto, con la sua voce calda e morbida è stata una ottima interprete delle arie a lei affidate, bene il tenore Robero Mattioni. Il basso doveva essere Federico Benetti, ma era indisposto ed è stato sostituito da Mauro Borgioni, che dotato di una voce bronzea, calda e duttile è stato un eccellente interprete delle due arie con il coro su testo di Brockes e la parte di Pilato.
L'interpretazione data da Fabio Maestri è stata convincente e coinvolgente per la drammaticità, la dinamica, la resa agogica, la cantabilità e i timbri ottenuti dall'orchestra e dagli interpreti vocali, in questo è stato sostenuto dall'Orchestra barocca In Canto, che ha assecondato con grande bravura le sue intenzioni. Ricordiamo tra gli eccellenti musicisti, intervenuti anche come strumenti obbligati nell'accompagnamento delle arie, Laura Pontecorvo e Fabio Ceccarelli, ai flauti traversi, mentre agli oboi e oboi d'amore erano Elisabeth Passot e Giuseppe Falciglia, anche come oboe da caccia, Andrea Lattarulo al violoncello e viola da gamba e Stefano Maiorana all'arciliuto. Lunghi e scroscianti applausi hanno salutato la fine dell'esecuzione.