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Tivoli Villa d'Este. L'immaginario parco dell'Orlando Furioso
La mostra appena aperta il 15 giugno 2016 su I voli dell'Ariosto, a festeggiare i cinquecento anni della sua opera principe, l'Orlando furioso, tra iconografia ed edizioni originali, si situa in un percorso narrativo che, nella villa che gli Estensi hanno dedicato a Tivoli e al fiume apportatore di acqua motrice dalle cascate alle fontane, si snoda in una lussureggiante visione. La curatela della mostra è a firma di Marina Cogotti, già direttrice di Villa d'Este, Vincenzo Farinella e Monica Preti, con il supporto completo del Polo Museale del Lazio diretto da Edith Gabrielli, che ne hanno illustrato il sentiero. Il tutto è completato da un approfondito catalogo edito da Officina Libraria, a corredo di una mostra visitabile fino al 30 ottobre 2016.
Certamente la lettura del Furioso antecedente alla mostra, come suggerisce il Prof. Farinella, “senza il supporto di note e filologie che appesantiscono la lettura, piuttosto appoggiandosi alla fantasia, seguendo il criterio della leggerezza così come esplicitato da Italo Calvino, amante del Furioso, nelle Lezioni Americane, sarebbe il miglior modo di approcciare una mostra che è una rievocazione di un immaginario “parco ariostesco” dove pullulano i simboli stessi degli estensi, i gigli e le aquile bianche come nell'intreccio dei saloni che stiamo attraversando, o nel “giardino di sorprese” che rappresenta Villa d'Este.”
Edith Gabrielli, direttrice del Polo Museale del Lazio, spiega le ragioni di una mostra che “si integra perfettamente con il territorio che la ospita, agendo da volano per le mostre permanenti e connettendosi ad esse in modo chiaro e diretto: per questo la mostra I voli dell'Ariosto è stata completamente supportata dal Polo Museale del Lazio, situandosi tra le mostre “culturalmente forti” che noi abbiamo scelto con intera convinzione secondo i nostri standard di qualità.”
“La delizia estense che rappresenta Villa d'Este”, afferma la curatrice e direttrice di Villa d'Este Marina Cogotti, “rappresenta lo scenario perfetto per l'omaggio al cinquecentenario dell'Orlando Furioso, e l'itinerario che seguirete, a partire dalla prima edizione del libro di Ariosto del 1516 a cura di Giovanni Mazzocchi a Ferrara ed arrivando fino a quella di fine Ottocento con Hachette illustrata da Gustave Doré, conduce attraverso tutta la fortuna dell'Orlando furioso, tra le splendide maioliche provenienti dal Louvre raffiguranti le scene dell'opera passando per le illustrazioni ironiche di Antonio Tempesta (Firenze, 1555 – Roma, 1630), fino alla perfetta sintesi classico-romantica di Ingres con Ruggero libera Angelica (1841), rappresentando compiutamente come la diffusione del Furioso riguardasse tutti gli ambiti della produzione artistica.”
Il Prof. Farinella insieme alla Dott.ssa Cogotti ci hanno illustrato l'intera mostra, cominciando da un quadro peculiare di cui ci parla in particolare il Prof. Farinella, Angelica e Orlando furioso (già Ninfa inseguita da un satiro) di Dosso Dossi del 1516, anno della prima pubblicazione del poema: “il bellissimo dipinto di Dosso Dossi, amico di Ariosto con cui condivideva un legame molto stretto, vivendo insieme a Ferrara alla Corte Estense, è stato sottoposto a delle indagini radiografiche e spettrografiche, poiché in un primo momento era stato attribuito a Giorgione. Il fatto stesso che in una prima versione Dosso avesse dipinto una scena diversa con una figura femminile vestita con un bel giovine innamorato che si tramuta in una figura satiresca, poteva far sorgere dei dubbi sull'origine dell'ispirazione, ma l'anello al collo di Angelica – l'anello che rende invisibili e da lei usato per trarsi dal pericolo in varie occasioni come per fuggire all'aitante Ruggero, come nel quadro di Billivert del 1624 esposto nella sala seguente – e la fortissima sintonia con il canto dell'Orlando furioso nel momento in cui Orlando impazzisce (vedendo i nomi di Angelica e Medoro incisi sull'albero e così scoprendo che lei non lo ama) e fa stragi di greggi, tentando di assalire Angelica senza riconoscerla, convince dell'autentica patronimia ariostesca dell'immagine esposta nel dipinto. Tutto questo poi succede proprio a cavallo dell'uscita del libro dell'Ariosto rappresentando proprio il titolo del poema dell'Orlando furioso. L'elaborata e preziosa cornice proviene da Palazzo Pitti ed è barocca, non è originale ma è talmente straordinaria che lo è diventata al posto dell'originale."
Un ultimo quadro è stato aggiunto nel pomeriggio, in arrivo dalla Galérie Canesso di Parigi: Gli amori di Amgelica e Medoro di Simone Peterzano del 1572, accrescendo il già rivolo di proposte che si completano con la mostra del percorso teatrale e televisivo dell'Orlando Furioso di Luca Ronconi, che ci ha ampiamente illustrato Monica Preti. Dalla prima di Spoleto nel 1969 al Festival dei 2Mondi, l'Orlando Furioso di Ronconi è giunto alla rappresentazione televisiva ripresa nel Palazzo di Caprarola e poi a Roma, di cui è stata ricostruita la scena con i cavalli di Pier Luigi Pizzi nella sala affrescata di Villa d'Este che ci trasla nel territorio ariostesco traducendo quella magnificenza cavalleresca come suo luogo ideale.