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Torino Film Festival. Vince Winter's Bone. Il coraggio di Ree in un gelido Missouri
Aggiudicatosi il premio di Miglior Film di questa 28° edizione del Torino Film Festival, Winter’s Bone è senz’altro una delle pellicole di cui più si è parlato e di cui sicuramente si parlerà nelle prossime settimane. Già vincitore del Gran premio della Giuria al Sundance Film Festival 2010, il lungometraggio, a metà tra dramma e thriller diretto dalla regista americana Debra Granik, ha ottenuto all’unanimità il consenso dei giudici.
La storia, tratta dall’omonimo romanzo “Un gelido inverno” di Daniel Woodrel, trasporta il suo pubblico direttamente tra i più freddi e desolati boschi del Missouri al fianco di una giovane diciassettenne: Ree Dolly (Jennifer Laurence). La ragazza, nonostante la giovane età, riesce a stare dietro ai molti problemi familiari che le si sono accollati addosso: un fratello ed una sorella minori da crescere, una madre malata di cui curarsi ed un padre assente incriminato per spaccio di droga.
La situazione, già di per sé non rosea, degenera ulteriormente quando un agente di polizia darà alla ragazza l’ennesima preoccupazione; per pagarsi la cauzione infatti il padre ha ipotecato sia la casa che i terreni annessi mettendo a rischio le sorti dell’intera famiglia. Ree a questo punto si ritrova con le spalle al muro e si rende conto di avere solo una scelta: ritrovare il genitore scomparso entro la data del processo, altrimenti tutto verrà confiscato.
Spinta dalla paura di perdere la casa in cui ha sempre vissuto, la giovane comincerà un arduo percorso alla ricerca del padre, ritrovandosi da sola ad affrontare i misteri e la violenza della comunità locale. Sarà proprio questa sensazione di abbandono ed estrema solitudine ad accompagnare per tutto il film la giovane che, man mano con l’avanzamento della trama, tirerà fuori un coraggio e una tenacia fuori dal comune.
Ma le immagini di Winter’s Bone non raccontano solamente la vicenda di una ragazza dura che affronta i propri problemi a testa alta, ma ci parlano anche, con estrema delicatezza, dell’amore e della cura che legano Ree alla sua terra affascinante quanto selvaggia. Da queste immagini di un’America più rurale e primitiva, si può scorgere un tratto caratterizzante della società rappresentata, dove la famiglia è considerata il nucleo portante di moltissime interazioni, contenitore di disgrazie e sogni futuri.
Veramente lodevole l’interpretazione di Jennifer Laurence (The burning plane) che ha ottenuto (ex- aequo con Erica Rivas, Por tu culpa) il premio come miglior attrice, e anche quella di John Hawkes nella parte di Teardrop, rude zio della ragazza. Intime ed emozionanti anche le bellissime musiche country che, sparpagliate all’interno lungometraggio, conferiscono un ulteriore senso d’identità locale.
Insomma, un film dalle molte sfaccettature che ci mostra pezzi diversi di una medesima realtà. Il viaggio di Ree attraverso questa sinistra provincia nel cuore degli Stati Uniti vi immergerà completamente nel suo clima gelido e cupo; se da una parte troverete il miserabile scenario di una comunità degradata, dall’altra potrete scorgere la speranza di un futuro diverso, probabilmente migliore.