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Torino, l'edizione 2020 di World Press Photo a Palazzo Madama
Torino ospita anche quest'anno, per la quarta volta consecutiva, il World press Photo, la mostra di fotogiornalismo più importante al mondo, in una nuova location, nel centrale Palazzo Madama, fino al 18 gennaio.
World Press Photo è presente in oltre cento città e più di 45 Paesi, ed è organizzata da CIME, organizzazione pugliese, nonché uno dei maggiori partner europei della Fondazione World Press Photo di Amsterdam, e Fondazione Torino Musei.
Ogni anno migliaia di fotoreporter delle maggiori testate editoriali internazionali, come National Geographic, BBC, CNN, Le Monde, El Pais, si contendono il titolo di vincitore nelle otto categorie del World Press Photo: Contemporary Issues, Environment, General News, Long-Term Projects, Nature, Portraits, Sports, Spot News. L'obiettivo è aggiudicarsi l’ambito premio e una collocazione in questa prestigiosa mostra.
Anche quest'anno la giuria internazionale ha esaminato i lavori di 4282 fotografi di 125 Paesi, con un totale di 73.996 immagini, facendo una prima scrematura e portando in finale 44 reporter di 24 Paesi.
In mostra ci sono 157 immagini, tra cui ovviamente le vincitrici. Straight Voice si è aggiudicata il premio World Press Photo of the Year 2020 ed è firmata dal giapponese Yasuyoshi Chiba dell’agenzia Agence France-Presse, presentando uno scatto realizzato a Khartum, in Sudan, nel giugno 2019, dopo il colpo di stato militare contro Omar al-Bashir con un ragazzo, illuminato dalla luce dei telefoni cellulari, che in una manifestazionerecita una poesia di fronte ad altre persone che lo applaudono.
Gli altri finalisti per la foto dell'anno sono stati Tomer Kaczor, con il suo ritratto di una rifugiata armena affetta dalla sindrome da rassegnazione, Mulugeta Ayene, con una foto scattata durante i funerali delle vittime del volo Ethiopian Airlines 302, Farouk Batiche, che ha documentato le proteste antigovernative in Algeria, Ivor Prickette il suo racconto della lotta dei curdi in Iraq e Nikita Teryoshin, presente alla più grande conferenza sulla difesa nel Medio Oriente.
Il francese Romain Laurendeau ha vinto invece il World Press Photo Story of the Year, la categoria dedicata alla migliore sequenza di immagini di rilevanza giornalistica, con Kho, the Genesis of a Revolt, sul disagio giovanile in Algeria e la forza ispiratrice delle nuove generazioni nelle proteste del 2019.
La giuria era composta da Lucy Conticello, direttrice fotografica del settimanale M di Le Monde, Sabine Meyer, direttrice fotografica dell’organizzazione National Audubon Society, dai fotografi Chris McGrath, Pete Muller, Mariana Bazo e dalla curatrice Tanvi Mishra, con a capo Lekgetho Makola, direttore del Market Photo Workshop di Johannesburg.
Ci sono anche fotografi italiani che si sono distinti nella manifestazione: il torinese Fabio Bucciarelli, classe 1980, secondo premio nella sezione storie della categoria General News, con un servizio realizzato per L’Espresso sulle proteste in Cile, iniziate a ottobre 2019 dopo l’approvazione di una legge sull’aumento del prezzo del biglietto della metropolitana della capitale e proseguite per denunciare soprattutto le forti disuguaglianze economiche e sociali del paese. Il cuneese Nicolò Filippo Rosso è giunto terzo nella sezione storie della categoria Contemporary Issues, con un lavoro sugli effetti della crisi politica e socio-economica in Venezuela e sulla migrazione dei venezuelani in Colombia.