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Torino. Piossasco Jazz Festival. Boltro o i temporali in jazz
Seconda edizione del Piossasco Jazz Festival, che si svolge dal 10 al 12 giugno 2011 nella prima cintura di Torino, una tre giorni di musica sotto la direzione artistica di Fabrizio Bosso, trombettista piossaschese di fama internazionale, per un festival organizzato dalla Fondazione Alessandro Cruto.
La kermesse e’ una manifestazione vitale, capace di portare nell’hinterland del capoluogo piemontese non solo il meglio del jazz, ma, anche e soprattutto, è un progetto nato per favorire la diffusione, anche fra i giovanissimi, di un genere solitamente riservato ad un pubblico più adulto. Accanto ai grandi nomi, quindi, marching band nell’antico borgo, solisti e gruppi in jam nelle vie e nei mercati per un’edizione di qualità e sempre coinvolgente.
E il trombettista direttore artistico ha chiamato un amico e collega di strumento, per la serata inaugurale della kermesse, un altro grande trombettista italiano Flavio Boltro, che si è esibito venerdi 10 al Castello dei Nove Merli con il suo quartetto e con guest Francesco Cafiso.
Parlare della serata è, in primo luogo, raccontare un climax, affatto particolare. Concerto organizzato all’aperto, nella spianata cortilizia e con il solo palco destinato agli strumentisti (fortunatamente) riparato da una tensostruttura montata sotto il sole accecante del pomeriggio, inimmaginabile preludio al susseguirsi di temporali che, iniziati giusto qualche minuto prima che Boltro imboccasse la sua tromba, si sono accavallati e rincorsi per l’intera durata della sera.
Cosi’ noi spettatori, supportati dall’organizzazione che ha fatto quanto ha potuto, a fronte dei malumori del cielo, distribuendo senza economia mantelline di fortuna sbucate da chissa’ dove, siamo stati sotto la pioggia incessante, le luci di Torino sullo sfondo (scenario assolutamente metafisico se filtrato degli scrosci, ve l’assicuro) e non sporadiche lucciole che si sono avventurate sotto le stelle (rectius: le nuvolaglie) del jazz.
Una magia rara, per i tanti, tantissimi per il vero, che non si sono fatti scoraggiare dalle avversita’ atmosferiche. E hanno resistito sino alla fine delle oltre due ore di musica pura. E sono stati, e ampiamente, ripagati.
Dalla generosità di Boltro e del suo quartetto, in primo luogo, affiatato da tanti anni di un suonare insieme mai monotono o routinario. Precisi negli attacchi, fantasiosi nel ripercorrere gli standard (spesso temi originari dello stesso trombettista), rigorosi nel gioco di rimandi tra mutazioni ritmiche e variazioni armoniche che solo la lunga, comune, permanenza sul palco può dare.
E poi Francesco Cafiso. Non piu’ cosi giovane come quando e’ esploso il suo fenomeno, certo, ma con l’intatta, originaria voglia di suonare, di improvvisare, di fare front line con talento e umiltà, senza mai mettere alcun altro musicista in secondo piano, impagabile nel far duettare a lungo il suo sax dall’intonazione ferma (nonostante l’eccessivo tasso di umidita’) con la tromba di Boltro.
Una serata di perfetta magia, ma che comporta una nota a margine, se permettete. Nota personale ma non troppo.Due o tre anni fa, sempre nell’hinterlandi di Torino, ad Alpignano, per la precisione, venne organizzato, sempre in questi giorni, un altro concerto di Flavio Boltro. In duo con un Giovanni Mirabassi in serata di assoluta grazia, che continuava sempre piu’ a raccogliere anche in Italia gli allora gia’ meritatamente seminati oltralpe. Beh, credetici o no, anche allora, nemmeno a meta’ concerto, Giove pluvio non risparmio’ i suoi strali. Ai posteri l’ardua sentenza: sara’ Boltro o il jazz di primavera, che nel torinese incute ira agli dei?