TPC. Recuperati importanti reperti archeologici

Articolo di: 
Nica Fiori
Sarcofago etrusco

Fino a non molti anni fa la Svizzera era il paese più sicuro per i predatori dell’arte italiana, ma qualcosa, per fortuna, sta cambiando. Lo dimostra il recente recupero da parte dei Carabinieri del TPC (Tutela Patrimonio Culturale) di 45 casse di eccezionali reperti archeologici rimpatriati da Ginevra, al termine di una complessa attività investigativa, e presentati alla stampa nella caserma La Marmora di Roma.

Erano destinati alla vendita in Inghilterra, in Giappone e negli Usa ed erano nascosti nei caveau del Porto Franco di Ginevra, depositati dal mercante d’arte inglese Robin Symes e sprovvisti di documentazione giustificativa. Come ha spiegato il Comandante del TPC gen. Mariano Mossa, i reperti sono stati sequestrati e restituiti all’Italia grazie alla collaborazione con le autorità elvetiche.

I pezzi sono databili tra il VII sec. a.C. e il II sec.d.C. e provengono da scavi clandestini condotti negli ultimi trenta anni in Etruria Meridionale, Sicilia, Puglia, Campania e Calabria. Per ragioni di spazio, è stato mostrato solo il 50% dei materiali recuperati, più che sufficiente per rendersi conto della quantità e qualità dei reperti, alcuni integri, ma più spesso da ricomporre, perché spezzati in più parti dai tombaroli o dai trafficanti per poterli meglio trasportare.

Tra essi spiccano moltissimi oggetti di grande bellezza e interesse storico-scientifico: tre lastre affrescate costituenti una tomba, una coppia di sarcofagi etruschi, un sarcofago romano, statue in marmo raffiguranti animali, crateri e altri vasi attici e apuli, elementi architettonici, teste in marmo, pavimenti e pareti di un tempio, per un valore complessivo che si aggira sui 9 milioni di euro.

Provengono da un’area campana le tre lastre di una tomba, una delle quali raffigura un personaggio con una corona di alloro in mano (simbolo di vittoria) che stringe la mano a Ermes-Mercurio, riconoscibile dal caduceo e dai calzari alati, mentre un fanciullo sulla destra regge il suo cavallo. Si tratta evidentemente di una scena che vuole raffigurare il commiato del defunto, accompagnato nel suo ultimo viaggio verso l’Ade dal dio psicopompo. Un’altra lastra mostra nitidamente una figura a cavallo che punta la lancia contro un guerriero a piedi, raffigurato nudo e armato di daga e scudo.

Tra i reperti etruschi, oltre ai due sarcofagi in terracotta dipinta provenienti probabilmente da Tuscania, riproducenti sul coperchio rispettivamente un uomo e una donna sdraiati sulle klinai (letti da banchetto), spiccano i ritrovamenti ascrivibili alla zona di Cerveteri, con frammenti parietali dipinti con motivi geometrici e figure di uomini e animali. “Siamo di fronte ad uno dei recuperi più importanti degli ultimi decenni”, ha dichiarato la Soprintendente archeologica del Lazio ed Etruria Meridionale Alfonsina Russo, specificando in particolare che “le lastre dipinte provenienti da Cerveteri sono assolutamente eccezionali perché prima avevamo solo frammenti sparsi nel museo di Villa Giulia e le lastre dipinte Boccanera e Campana, conservate rispettivamente al British Museum e al Louvre, provenienti da contesti mortuari. Questi reperti eccezionali sono relativi, invece, a decorazioni templari e appartengono a due diverse fasi, al 540-520 a.C. e alla fine del VI secolo a.C.”

“Si tratta di un recupero che darà nuova luce alla conoscenza delle botteghe di artisti che fiorirono a Cerveteri, provenienti dalla Grecia, e che realizzarono la decorazione di queste lastre”, ha aggiunto la Soprintendente, auspicando al più presto “un restauro, da fare magari davanti al pubblico”, e la loro sistemazione nelle sedi museali di Cerveteri o di Villa Giulia a Roma.

Il Ministro del Mibact Dario Franceschini, pure presente alla conferenza stampa, a proposito del restauro ha dichiarato: “Troveremo le risorse necessarie… È un percorso graduale; data l’enorme mole delle opere, cominceremo dalle più importanti”. Ha fatto sapere, inoltre, che il ministero sta lavorando per destinare l’ex-chiesa di Santa Marta, in piazza del Collegio Romano, a laboratorio di restauro aperto al pubblico.

Pubblicato in: 
GN21 Anno VIII 7 aprile 2016
Scheda
Titolo completo: 

"Operazione antiche dimore"
I Carabinieri del Comando TPC rimpatriano dalla Svizzera centinaia di straordinari reperti archeologici