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Venezia 68. Black Block. I cani rabbiosi della Polizia Italiana
Due film in uscita sui fatti del G8 di Genova nel 2001 per la Fandango di Domenico Procacci: Diaz, di Daniele Vicari ancora in lavorazione, e Black Block di Carlo A. Bachschmidt, corredato dal dvd (contenente un Extra di 47 min. intitolato La provvista, con il blitz alla Diaz e le fasi più rilevanti del processo) ed il libro La costruzione del nemico. Il film è stato presentato alla 68° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia nella sezione Controcampo Italiano.
Vorremmo non aver mai ascoltato quella storia, visto quelle immagini, creduto alle pagine delle sentenze che riportavano tutto ciò che la Polizia Italiana, su ordine dell'allora Ministro degli Interni Claudio Scajola, di Gianfranco Fini, Vicepresidente del Consiglio accorso per manovrare le operazioni in prima persona, di Gianni De Gennaro, capo della Polizia, e di Francesco Colucci, Questore di Genova, ha consapevolmente deciso ed eseguito. Tutti condannati: tutti colpevoli. Fini non è stato perseguito ma il Ministero degli Interni è stato condannato a pagare tutte le spese per i danni civili insieme ai poliziotti condannati dalla sentenza di II° grado del 18.05.2010 (R.G.C.A. 2511/09 - R.G. Trib 1246/05 + 5045/05 + 1079/08 - Rgnr 14525/01).
400 poliziotti a massacrare di botte, calci, manganello alle parti vitali come la testa (che ricorda le esecuzioni dei paesi sotto dittatura), 93 persone inermi che dormivano nella Scuola Diaz, al centro media del Genoa Social Forum la notte del 21 luglio 2001: i “cani rabbiosi” (come ricordano le parole di Mina Zapatero, una delle vittime) della polizia incitati non solo dai loro capi ma da chissà quale follia, in abrogazione di tutti i diritti nazionali ed internazionali sospesi per almeno due giorni, il 21 alla Diaz, il 22 a Bolzaneto in caserma, complici anche alcuni medici.
I 7 black block intervistati sono alcuni dei partecipanti alla grande manifestazione No Global di Genova contro la riunione del G8 a Genova ed il neoliberismo galoppante che ha prodotto questa crisi economica di cui i più fragili stanno pagando le conseguenze più estreme. Leggiamo le motivazioni dell'irruzione nella Diaz negli stralci della sentenza sovracitata:
“Tutti i presenti all’interno (e all’esterno) della scuola (93 soggetti) sono stati arrestati con le accuse di associazione a delinquere finalizzata alla devastazione ed al saccheggio, resistenza aggravata a pubblico ufficiale, possesso di congegni esplosivi ed armi improprie.”(Dalla sentenza di II° grado del 18.05.2010 riportata sopra).
Tutte queste accuse da parte della polizia si sono rivelate false ed inventate dai poliziotti e “87 di questi (gli occupanti della Diaz, N. d. R.) hanno riportato lesioni e due, Melanie Jonasch e Mark Covell, hanno corso pericolo di vita”. Aggiungo, sempre dalla sentenza, che “la condotta violenta è stata così poco improvvisata” che sapere che lo stesso vice-comandante Michelangelo Fournier l'abbia chiamata “macelleria messicana”, fa rabbrividire e rendere ancora più atroce la lettura anche di una sola lista dei danni riportati dal ragazzo scelto dal regista Bachschmidt per raccontare:
“Reichel Ulrich, colpito con manganello e calci alla testa, alle mani, braccia, spalla, fianco e gamba destra (trauma cranico, ferita lacero contusa cuoio capelluto, dorso naso, infrazione distale del radio-frattura del II e IV dito della mano destra, frattura ossa proprie del naso, multiple contusioni alla scapola destra, arcata costale e coscia destra).” (Dalla sentenza di II grado del 18.05.2010 riportata sopra).
Nel film Ulrich Reichel è Muli (il suo soprannome), di Berlino, ha 31 anni e vive in uno squat (casa occupata) con la sua compagna italiana ed un figlio: al tempo di Genova aveva 21 anni, ora è diventato un terapeuta alternativo dopo aver seguito una terapia lui stesso da stress post-traumatico, il che dà le dimensioni di una guerra a quella aggressione alla Diaz, nelle sue parole: “sembrava di essere in Cile od in Argentina”.
Tutto ciò dopo che durante tutta la giornata del 20 luglio 2001 sia la polizia sia i carabinieri non hanno fatto nulla per ostacolare i Black Block pericolosi mentre devastavano vetrine ed auto, osservandoli a distanza ed attaccando invece i manifestanti pacifici, i sindacalisti, le Tute Bianche, come ha raccontato bene nella sua versione del G8, Fausto Paravididino al Teatro Valle Occupato sabato 20 agosto 2011 con Genova 01 e che ritroviamo nella testimonianza delle telecamere.
Oltre a Carlo Giuliani, pestato quando ancora era vivo e investito dal Defender dei carabinieri dopo che gli avevano sparato, ci sarebbero potuti essere altri morti, altre esecuzioni sommarie da regime totalitario.
Quello che vediamo in questo documentario è la coscienza e la liberalità di pensiero di 7 persone che credono in un modo di vivere diverso: di poter occupare spazi vuoti e non abitati da altre persone e lasciati alla deriva dalle istituzioni (un po' come il Teatro Valle che si voleva far diventare un bistrot). Persone che continuano a lavorare su sé stessi, su e con gli altri, che studiano e si perfezionano: Lena Zhulke in indologia ad Amburgo; Niels Martensen dirige con Lena una cooperativa che si dedica all'arbicoltura con 15 dipendenti; Mina Zapatero ha studiato arabo ed ora vive a Parigi; Michael Gieser è imprenditore e operatore multicutlurale; Daniel Mc Quillian (scozzese), che di tutti mi è sembrato il più creativo, capace di immaginare e di raccontare con un filo poetico anche i momenti più desolanti, è docente universitario; Chabi Nogueras lavora nella Pantera Rossa, un Centro Sociale Indipendente a Saragoza. Questi erano i pericolosi Black Block contro cui la polizia italiana combatteva ed ha massacrato, mentre i veri delinquenti sotto i loro occhi, alla luce del sole, devastavano Genova, una città senza vie d'uscite, tutta vicoli e strettoie, dove anche le persone di 60 anni manifestavano contro un sistema mondiale che non colpisce di meno le famiglie di quegli stessi poliziotti che hanno scatenato la loro rabbia e le loro frustrazioni contro persone inermi e che ora vengono stritolate dallo stesso sistema che li ha resi ciechi, inumani, schiavi, e non meno colpevoli per questo.