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Un viaggio virtuale nella Villa di Livia
La Villa di Livia al IX miglio della via Flaminia è un bell’esempio di villa suburbana romana con una storia davvero singolare, legata com’è al ricordo della moglie del primo imperatore Augusto, del quale quest’anno si celebra il bimillenario della morte. Una sua visita virtuale, in compagnia dei protagonisti dell’epoca, è ora possibile nel Museo virtuale della via Flaminia antica, un’installazione presso il Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano.
L’installazione, realizzata dall’Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali (Itabc) del CNR, in collaborazione con V-Must, Arcus spa, E.v.o.c.a. srl e la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma, permette di entrare nel cyberspazio della villa senza mouse, joystick, tastiere e consolle, ma semplicemente facendo qualche passo e muovendo una mano o un braccio. “Le varie funzionalità vengono attivate da tre hotspot ubicati sul pavimento sul quale il visitatore cammina”, spiega Eva Pietroni, responsabile del progetto Villa di Livia reloaded, e aggiunge che “l’installazione offre un forte coinvolgimento anche grazie all’innovativa commistione di tecniche della realtà virtuale e del linguaggio cinematografico”.
Gli scenari cui si accede sono dei filmati relativi al contesto paesaggistico del sito e alle esplorazioni virtuali della villa, quella ricostruita in età augustea e quella attuale. In quest’ultima il visitatore ha la sensazione di volare sopra le strutture archeologiche, mentre nello scenario 3D della fase augustea segue un percorso ad altezza d’uomo, incontrando personaggi quali Livia e Augusto, il pittore e il giardiniere, interpretati da attori di teatro, ripresi in green screen e integrati nello scenario virtuale.
L'ingresso alla villa, detta anticamente “ad Gallinas albas”, è presso la collina di Prima Porta, non lontano dal Tevere. Si trattava di una residenza di campagna, che Livia Drusilla Claudia (58 a.C. - 29 d.C.) aveva ereditato dal padre e portato in dote al marito, che vi fece realizzare importanti trasformazioni architettoniche e decorative, proseguite poi dagli altri imperatori nei secoli successivi. Oltre ad alcune murature in opus reticulatum, che delineano diversi ambienti abitativi e termali, si sono conservati pavimenti in mosaico, come quello dei Geni delle Stagioni, e resti di affreschi con motivi ornamentali e figure di animali.
Una scala moderna ricavata in un vano antico conduce alla parte più interessante del complesso, quella semisotterranea, costituita da un vestibolo e due sale con volta a botte che nella stagione calda dovevano essere particolarmente fresche. Una di esse, adibita probabilmente a triclinio estivo, era affrescata in maniera illusionistica con la riproduzione di un rigoglioso giardino, animato da uccelli svolazzanti tra gli alberi. Gli affreschi, staccati dal loro ambiente nel 1951, sono esposti nel Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo. Oltre a queste meravigliose scene pittoriche, la villa ci ha restituito un altro celebre capolavoro, una statua di Augusto loricato (con corazza), conservata nei Musei Vaticani.
Il curioso toponimo della villa, secondo quanto viene riferito da diversi autori, era dovuto a un avvenimento portentoso. Un'aquila avrebbe fatto cadere dall'alto in grembo alla giovanissima Livia una gallina candida, che teneva nel becco un ramo di alloro con le sue bacche.
Gli aruspici ingiunsero di allevare il volatile e la sua prole, di piantare il ramo e custodirlo gelosamente. Plinio specifica che "questo fu fatto nella villa dei Cesari che domina il fiume Tevere presso il IX miglio della via Flaminia, che perciò è chiamata alle Galline; e ne nacque prodigiosamente un boschetto. In seguito Cesare (Ottaviano Augusto) nei suoi trionfi tenne sempre in mano un ramo e portò sul capo una corona presi da quel bosco, e così fecero tutti gli altri imperatori".
È indubbio che il segno profetico piovuto dal cielo presagisse un destino eccezionale per la giovane aristocratica dalla quale sarebbe discesa la dinastia Giulio-Claudia. Appena quindicenne, Livia sposò il cugino Tiberio Claudio Nerone, al quale avrebbe dato due figli. Mentre aspettava il suo primogenito Tiberio (nato nel 42 a.C.), era solita covare un uovo di gallina sul seno, per assicurare al nascituro un grande avvenire, che in realtà sarebbe stato superiore a ogni aspettativa.
Quando il triumviro Ottaviano la vide per la prima volta, Livia aspettava il suo secondo figlio (Druso), ma era talmente bella che Ottaviano se ne invaghì e decise di sposarla a tutti i costi. Dopo aver divorziato dalla sua seconda moglie, Scribonia (che gli aveva dato l'unica figlia, Giulia), costrinse il marito di lei a fare altrettanto e nel 38 a.C. furono celebrate le nozze. Il futuro imperatore aveva ventiquattro anni, Livia venti.
Questa unione, che nella sua precipitazione poteva apparire come un colpo di testa, si rivelò in realtà assai solida e serena, anche se non fu allietata dalla nascita di un erede. Per l'imperatore, Livia era insieme moglie e preziosa consigliera, tanto da avere una parte considerevole nella direzione degli affari pubblici. E, alla fine, secondo alcuni autori grazie alle sue trame, toccò a suo figlio Tiberio succedere ad Augusto nella guida dell'impero.
A giudicare dai ritratti pervenuti, Livia doveva essere di una bellezza armoniosa: grandi occhi dall'espressione dolce, guance piene, labbra sottili, capelli ondulati divisi da una riga, con leggere ciocche ricadenti sulla fronte. Quanto al suo modo di vivere, doveva essere assai lontano dai lussi e dagli eccessi delle imperatrici venute dopo di lei. In questa villa coltivava in un piccolo giardino alcune piante dalle quali ricavava decotti e tisane. E forse proprio queste sue conoscenze erboristiche le hanno consentito di vivere a lungo in buona salute.