Vincenzo Balsamo. La scomposizione e il movimento del reale

Articolo di: 
Alberto Balducci
Vincenzo Balsamo - Segni Dinamici

Il Maestro Vincenzo Balsamo è uno di quegli artisti che hanno conquistato la propria forma espressiva attraverso un lungo viaggio interiore: esso lo ha portato a comprendere e ad assimilare una moltitudine di tecniche e stili, che poi ha dovuto abbandonare per trovare il proprio mondo personale. Il Lucca Center of Contemporary Arts, fino al 3 Febbraio 2012, documenta una parte di questo viaggio di una vita, esponendo 60 opere su carta dell’artista.

Balsamo (Brindisi, 1935) comincia questo viaggio dalle opere figurative. La sua formazione iniziale (in una bottega artigiana prima e in una scuola d’arte a Roma poi) è convenzionale; lo studio e la padronanza delle tecniche pittoriche si estrinseca in una produzione di lavori figurativi dove il giovane artista (siamo negli anni ‘50) esplora ed affina le possibilità della propria tecnica.

Man mano che gli anni passano, l’arte matura e si espande nella coscienza dell’artista: la residenza a Roma e viaggi europei lo portano a contatto con personalità che gli consentono un confronto su una moltitudine di livelli, e i suoi studi di paesaggio si dilatano sempre più. Si direbbe che l’espressione dell’artista si stia lentamente creando un varco attraverso l’osservazione della natura: dapprima imbrigliata dall’oggettività del reale osservato, essa diviene sempre più forte nell’influenzare la percezione “dell’esterno”, spingendo le rappresentazioni verso una decomposizione che volge all’astratto. Sono gli anni ’60.

In questa strada, tutt’altro che lineare, verso un’espressione personale, che prende le mosse da un dialogo (al momento appena incominciato) tra lo spazio osservato (“esterno”) e lo spazio percepito (“interiore”), l’incontro col cubismo all’inizio degli anni ’70 sembra naturale, e segna una certa svolta.

È da qui, cronologicamente parlando, che la mostra del Lu.C.C.A. comincia a raccontare la storia dell’artista. Nella stanza dedicata a opere del periodo anni ’70 e anni ’80 si notano due quadri del 1975 (Forme scomposte 1 e 2, olio su carta intelata) che dimostrano uno studio dello spazio pittorico degno di certe opere di Kandinsky e di Klee, ma dalla geometrica scomposizione cara allo spirito cubista. I colori sono formalmente intrappolati dalle linee che delimitano rigide giustapposizioni a tinta unita, dove la poetica della rappresentazione è data dal dialogo tra le diverse sezioni. Si ha come l’impressione di una tensione che non si libera appieno ma è imbrigliata nel dialogo e negli equilibri tra le parti.

Negli anni ’80 le linee non riescono più a contenere la materia pittorica ed essa trabocca all’esterno rompendo la chematicità della composizione, comprovando un’evoluzione espressiva ben lungi dall’interrompersi e, di fatto, appena incominciata. Esempi ne sono Luci di città (1985), Astratto concreto (1986) e una deliziosa serie di acquarelli su carta di piccolo formato (1986-7). Tutte queste opere potrebbero essere descritte come “astratto-cubiste”.

Questo decennio è sicuramente stato cruciale nell’evoluzione di Balsamo: lo vediamo uscire da questo periodo con opere il cui contenuto lirico è decisamente più forte e personale rispetto al passato, gli equilibri nelle opere sono più complessi, e l’astrazione raggiunge alti livelli di surrealismo e libertà.

Vi sono solo due opere degli anni ’90 in mostra: la splendida Equilibri (x Ala) (1992, acquarello su carta) e Il tempo riempie lo spazio (1992, tempera su carta intelata) che testimoniano uno studio accurato sulla preparazione dei fondi e sulla dinamica della linea, che non imbriglia più il colore, ma lo sfrutta come telo dove proiettare le proprie visioni. Una nuova luce, inoltre, nasce in questi anni e si manifesta nel “vibrare” delle opere.

Questo dialogo tra interno ed esterno caratterizzerà tutta la produzione successiva: il resto della mostra è incentrato su opere degli anni 2000, in particolar modo dell’ultimo periodo 2012-2012, in cui l’astrazione (sotto forma di scomposizione) diviene estrema. L’oggetto di partenza, l’osservazione del reale oggettivo, non si ritrova più nella decomposizione effettuata dall’artista. Le opere si slanciano dalla natura verso l’infinito.

Osservando questi quadri si ha l’impressione di un continuo movimento: differenti sezioni, come microrganismi autonomi, pulsano di vita propria e si muovono, scivolando o ruotando, le une rispetto alle altre. Una sorta di composizione circolare dove ciascuna parte è equivalente alle altre, seppur indipendente. È l’idea primeva originale, scomposta all’estremo dallo sguardo dell’artista nella ricerca senza fine della totale astrazione per giungere infine al significato puro.

Esempi mirabili di tutto questo sono opere come Grande astrazione (2001), Ricordi di terre lontane (2011) o Tutto intorno a me (2011), dove la differente densità di linea e tinta genera movimenti incessanti nella trama del quadro. Oppure Rosso (2011), che presenta una sorta di movimento circolare: qui è come assistere alla ripresa di un focolare, dove la fiamma centrale si torce incessantemente e genera forme varie nello spazio circostante.

Ne Il paese che non c’è (2009), opera dalla grande varietà cromatica, sembra di assistere allo svolgersi di una storia: temi diversi, sia cromatici che dovuti a scomposizioni differenti di linee, convivono in un universo organico, di cui ciò che è rappresentato tra i confini fisici del quadro sembra essere solo una porzione arbitraria di un tutto molto più grande.

La ricerca espressiva di una vita quindi, si confonde con l’eterna ricerca della verità attraverso la conoscenza che deriva dall’esperienza. Ed è quest’esperienza che, una volta interiorizzata, brilla nella sua originalità espressiva. 

Pubblicato in: 
GN8 Anno V 28 dicembre 2012
Scheda
Titolo completo: 

Vincenzo Balsamo. Riscrivere la Natura

Lucca Center of Contemporary Arts, 25 Novembre 2012 - 3 Febbraio 2013

Anno: 
2012