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La vita e il dolore nel libro Il colibrì, vincitore del Premio Strega
Il lettore, appena giunge al termine della lettura del libro di Sandro Veronesi, intitolato Il colibrì, edito dalla Nave di Teseo, e a cui è stato attribuito il premio Strega 2020, è indotto a meditare sui rapporti tra letteratura e psicanalisi. La narrazione, infatti, si apre con un dialogo, tra il dottor Marco Carrera, oculista, e lo psicanalista Daniele Carradori.
Carradori ha seguito per molto tempo la moglie di Marco Carrera, il cui nome è Marina. Violando il segreto professionale, lo psicanalista informa Marco Carrera che la moglie non frequenta più il suo studio e sospetta che il marito sia innamorato di Luisa, una studiosa che vive in Francia, con cui il medico oculista da giovane aveva avuto una relazione. Questa telefonata prefigura la crisi e la fine del matrimonio tra Marco Carrera e Marina. Alla conclusione di questa conversazione telefonica, che lo stupisce e lo lascia incredulo, Marco Carrera pensa alla sua radicata avversione nei confronti della psicanalisi, che non bisognava solo evitare di praticare, ma da cui bisognava proteggersi, evitando chi ad essa si affidava per fronteggiare il dolore esistenziale.
Nel libro il lettore rimane colpito dall’andamento della narrazione in cui i piani temporali tra il presente ed il passato si mescolano, dandogli la possibilità di conoscere il percorso esistenziale di Marco Carrera, designato con il termine Colibrì, poiché era basso di statura, durante l'adolescenza, anche se la sua figura emanava un fascino e una armonia sorprendente. Marco Carrera era nato a Firenze e con i suoi genitori, Probo e Letizia, entrambi professionisti, aveva vissuto la sua giovinezza e il periodo della formazione in un'elegante casa situata a Piazza Savonarola, con il fratello Giacomo e la sorella Irene.
Il primo dolore che nella sua vita Marco Carrera deve affrontare è provocato dalla fine del suo matrimonio con Marina Moliton, di nazionalità slovena. Mentre legge la richiesta della separazione per colpa della moglie, Marco, provando amarezza e una profonda tristezza, perché dipinto come uomo spregevole e privo di qualità, ripensa a come l’aveva conosciuta. Guardando la trasmissione Uno Mattina, appena sveglio, prima di recarsi nel suo studio di oculista, Marco ascoltò la confessione di questa donna, che raccontava di essere scampata a un disastro aereo. Poiché si tratta dello stesso aereo da cui lui scese insieme al suo amico Duccio Chilleri, denominato l’innominabile perché considerato capace di portare sfortuna, Marco si innamora di questa donna. Il loro matrimonio, come gli farà capire lo psicanalista Carradori, fin dall’inizio era fondato sulla finzione. La sua ex moglie viveva protetta da una bolla, che per lo psicanalista era il discorso, intessuto di una dimensione dolorosa, e al di fuori di esso, vi era il fuori-discorso, che spiega le dipendenze di Marina dal sesso e dalle sostanze. La figlia nata dal loro matrimonio, Adele, che lascerà la madre per andare a vivere con il padre Marco, a ventuno anni muore, dopo essere precipitata nel vuoto mentre stava per arrampicarsi su di una roccia impervia.
Nel libro, sono dal punto di vista letterario belle ed intense le lettere che Luisa, la donna amata da Marco da giovane a Bólgheri, dove c’era la villa della famiglia Carrera, invia da Parigi a Marco. In particolare in una di esse ricorda un viaggio in taxi a Firenze, nel corso del quale si dissolvono nella memoria le facce dei ragazzi con cui aveva ballato, fumato, bevuto. Si dissolvono, confessa Luisa nella sua lettera, le banalità della vita e svanisce tutto, ed improvvisamente confessa di sentirsi bene. In realtà, anche se dopo la separazione, ristabiliranno il loro legame affettivo e sentimentale, tra Marco e Luisa il rapporto d’amore non sarà mai vissuto nella pienezza e felicità dell’ardore passionale. Luisa osserva che Marco, per i tanti dolori che ha dovuto sopportare nella sua vita, è rimasto sempre fermo e irremovibile. Prima della morte della figlia Luisa, Marco dovette, con i suoi familiari, fronteggiare il dolore inconsolabile provocato dal suicidio di sua sorella Irene, che si gettò in acqua ai Mulinelli, un punto del mare, a Bólgheri, attraversato da correnti violente e impetuose.
Sono indimenticabili le descrizioni delle visite che Marco fa nella vecchia casa dei suoi genitori a Firenze, in Piazza Savonarola, e i ricordi struggenti che lo assalgono, riportandolo al periodo, ormai remoto, della sua giovinezza. Dopo la morte di sua figlia Adele, Marco ha un nuovo dialogo con lo psicanalista Carradori, che ha lasciato la professione per occuparsi di psicologia di emergenza, e per questo si reca nei posti nel mondo dove avvengono catastrofi umanitarie e tragedie collettive di devastante portata. Carradori, che ha il compito di informare Marina, la sua ex paziente, che malata è finita in una casa di cura per patologie mentali, della morte di sua figlia Adele, in un dialogo telefonico fa una osservazione di grande profondità. Osserva che quando gli succede di parlare con persone che per un crudele e ingiusto destino sono state private di tutto, lui cerca di capire quali siano i loro desideri, e li sollecita ad inseguire il piacere. In tal modo, per l’ex psicanalista, è possibile ottenere la ribellione al lutto e il suo superamento.
A Marco Carrera Carradori regala un'amaca, che può appendere dovunque si trovi, ed in cui lasca addormentata la nipote, Marijian, un nome giapponese che vuol dire l’uomo del futuro. Spetta alla generazione di Marijian, la figlia di Adele, impegnarsi non tanto per cercare, come è avvenuto in passato, di cambiare il mondo e le logiche aberranti da cui è dominato, ma di impedirne la completa distruzione per la smania di avidità da cui tutti sono ossessionati. Marco Carrera, che ha dovuto vivere il dolore per la fine del suo matrimonio, la morte di sua sorella Irene, quella prematura di sua figlia Adele, adesso ha uno scopo che consiste nell’allevare sua nipote, che simbolicamente appartiene al futuro e ad un mondo nuovo.
Luisa, in una lettera che gli invia da Parigi, nota che in un libro sulla poetica di Fabrizio De André ha trovato la espressione emmenalgia, che deriva dalla parola greca ἐμμένω [emméno], che vuol dire "rimango saldo, persevero e continuo strenuamente". Questo è quanto fa Marco Carrera, quando, sentendosi abbandonato da Dio, comprende che la sua vita è stata segnata da tante e dolorose vicissitudini. Libro di rara perfezione letteraria.