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Vittoriano. L'arcano secondo Alessandra Zorzi
Una interessante proposta è quella offerta, dal 15 marzo al 14 aprile 2013 al Complesso del Vittoriano nella Sala Giubileo, dalla mostra “Il Matto, la Morte e il Diavolo dedicata ad Alessandra Zorzi" a cura di Claudio Strinati. È la prima volta che questa affascinante artista espone a Roma, una occasione per conoscerla attraverso alcune sue opere : pittura, arazzi e video. Un'occasione per esplorare un mondo molto particolare in cui confluiscono le diverse esperienze di Alessandra Zorzi.
Già il titolo è molto intrigante perché evoca contemporaneamente un eccelso pittore Albrecht Dürer (l'incisione Il Cavaliere, La Morte e il Diavolo) e uno straordinario anglista ed intellettuale Mario Praz ( il memorabile saggio, La carne, la morte e il diavolo ), ma anche indicativo per come l'arte della Zorzi scaturisca dal confluire di diverse esperienze.
Nata a Treviso nel 1949 ha introiettato i paesaggi e l'ambiente culturale, la pittura e l'architettura medievale e rinascimentale della sua terra, ma anche le novità portate dalla beat generation, come non ricordare l'animazione di Jellow submarine così distante dalla classica di Disney.
Milano è stata la città in cui si è trasferita giovanissima e in cui, ispirandosi alle idee di Basaglia, si è dedicata, in una struttura del Comune di Milano, per alcuni anni, ai ragazzi disabili utilizzando il disegno e il colore. Contemporaneamente ha cominciato a seguire la Facoltà di Architettura a Venezia laureandosi con una tesi di composizione su Piazza Fontana. Alla fine degli anni ’80 comincia a dedicarsi alla pittura, tutte le sue esperienze, anche il brevetto da pilota, il vedere il mondo dall'alto, la portano a esprimersi in modo personale e originale anche usando gli strumenti tecnologici, in particolare il video d’animazione.
Nel suo linguaggio espressivo simbolico, fantastico e colorato ci sono riferimenti alla pittura di diverse epoche con una affinità elettiva non casuale per il mondo di Jeronimus Bosch. Sbaglierebbe chi la pensasse al di fuori della realtà in quanto le sue opere sono una acuta riflessione sulla condizione umana, interiore e nel rapporto con il mondo esterno. Il suo linguaggio ha un fascino immediato e comunicativo che cattura l'attenzione e non necessita di una conoscenza a “priori” dei riferimenti colti, in quanto i richiami a dipinti famosi con la loro forza espressiva rafforzano la comprensione del contenuto delle opere.
L'esposizione ha come tema gli 'Arcani Maggiori' dei Tarocchi, un soggetto che ha attirato molti artisti anche contemporanei come Luzzati, Dalì, Guttuso, Brauner, Niki de Saint Phalle. La Zorzi, però, non da una visione interpretativa dei Tarocchi, ma i soggetti degli Arcani sono il punto di partenza per un'introspezione nella natura umana, come acutamente scrive Claudio Strinati:” La Zorzi attrae l’osservatore in uno spazio strano, semplificato e sbilenco, fatto di un andirivieni di sogni e percezioni infantili, di precisione descrittiva e remota vaghezza. Gli Arcani contengono tutta la vita e tutte le illusioni di cui un essere umano si possa nutrire. Sono ingannevoli e insieme rivelatori di verità forse altrimenti inconoscibili. L’artista li legge proprio in questa chiave”.
Un esempio è Il matto; scrive la Zorzi, nelle note a margine degli Arcani maggiori,:”Il Matto del nostro tempo non è un buffone, ma un infelice che fugge dai propri fantasmi, mentre il lastrone di ghiaccio della realtà si frantuma sotto i suoi piedi”. Sono esposti anche gli studi dedicati agli Arcani maggiori e alcune opere raggruppate con il sottotitolo Al di qua del bene e del male; se Grida ricorda Grosz, le altre opere ognuna in modo diverso colpisce per il contenuto visionario così pregnante nell'analisi della realtà attraverso simboli densi di di significato come 127( donne uccise nel 2012) che abbiamo scelto come fotografia. Alla condizione della donna l'artista ha dedicato un ciclo: Gabbie per Signora in cui sono evocate le diverse forme di costrizione con cui gli uomini rinchiudono le donne; il ciclo è stato oggetto di una mostra nel 2011 al Centro per l'Arte Contemporanea alla Rocca di Umbertide.
Gli arazzi realizzati tra il 2002 e il 20012 sono stampe digitali su Mesh (materiali a maglia) e accolgono il visitatore introducendolo in un'atmosfera colorata e fantastica, la loro disposizione come quella delle altre opere è stata curata ed è particolarmente adatta per comprendere il mondo dell'artista. Su gli schermi, disposti lungo il percorso della mostra, sono proiettati i corti, creati secondo la personale visione dell'animazione dell'artista, che anche in questo caso ci immerge nel suo mondo onirico e colorato, solare e ludico come in Giocando con Depero (2009), ma che può, come in Apocalypse now (2005), diventare inquietante ed evocare le angosce e gli incubi, provocate nella mente umana dalla follia della guerra e dalla distruzione dell'ambiente, causate dallo smodato desiderio di potere dell'Uomo.