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Parco della Musica. Disco e Carta Bianca a Franco D’Andrea
Roma, 10 gennaio 2013. È stata presentata questa mattina la Carta Bianca a Franco D’Andrea, omaggio che la Fondazione Musica per Roma vuole rendere al pianista punto di riferimento e caposcuola del jazz italiano, vincitore del premio Top Jazz 2013 come “Musicista dell’anno”, in occasione dei suoi cinquant’anni di carriera. Ideata con lo scopo di fornire all’artista la possibilità di esprimersi in tutta la sua poliedricità, la Carta Bianca si snoda attraverso tre concerti in varie formazioni (28 gennaio, 24 marzo, 23 maggio), una masterclass in collaborazione con il Conservatorio di Santa Cecilia (27-28 gennaio), e un disco doppio pubblicato dalla Parco della Musica Records (in uscita il 13 gennaio).
Proprio sull’uscita di “Monk and the Time Machine” di Franco D’Andrea e sull’encomiabile lavoro dell’etichetta Parco della Musica Records, diretta da Roberto Catucci, ha speso parole d’ammirazione e riconoscenza Carlo Fuortes, Amministratore Delegato della Fondazione Musica per Roma, sottolineando come, in tempi come questi, «Puntare sull’eccellenza delle produzioni discografiche e investire in un’etichetta è un modo per ragionare e progettare a lungo termine attorno alla musica. Siamo felici di inaugurare l’anno con l’uscita di un disco di Franco D’Andrea e onorati di poter dedicare la Carta Bianca di questa stagione a un musicista della sua levatura».
Entusiasta e riconoscente è apparso anche Franco D’Andrea, che ha ricordato gli inizi della sua carriera, quando ancora giovanissimo si trasferì a Roma, dove è vissuto a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. «Sono sempre felice di essere a Roma, è una città che mi ha accolto con calore e affetto fin dall’inizio. Sono certo che se avessi iniziato da un’altra parte la mia storia sarebbe andata in maniera diversa. Questa Carta Bianca e questo disco sono nati da una collaborazione affettuosa, sono molto grato per questa occasione». D’Andrea ha poi illustrato i vari appuntamenti della sua Carta Bianca: dal concerto in sestetto, che sarà una presentazione di “Monk and the Time Machine” «ma il disco sarà solo il punto da cui partire, poi si viaggerà verso altro»; all’inedito trio con formidabili musicisti quali Han Bennink e Dave Douglas; per arrivare al piano solo, «il momento in cui si è più scoperti e si riescono a esprimere cose che non si potrebbe rivelare altrimenti, ma anche il momento in cui lavoro su una musica che poi potrò sviluppare con i miei gruppi, perché il jazz è una musica sociale, ed è così che mi piace». D’Andrea si è poi soffermato in particolare sulla masterclass, realizzata in collaborazione con il Conservatorio di Santa Cecilia: «Posso dire di aver avuto una vita fortunata, poiché ho avuto la possibilità di vivere facendo quello che amavo. È bello poter restituire una piccola parte di quello che ho ricevuto attraverso l’insegnamento».