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Einstürzende Neubauten al Parco della Musica. La liricità cosmica del rumore
L’Auditorium Parco della Musica di Roma ha accolto un concerto straordinario il primo giugno scorso: gli Einstürzende Neubauten (Neubaten: di nuova costruzione, dopo il 1945), ovvero le case crollanti, quelle intorno al muro di Berlino smantellato nel 1989, e che tanto non piacciono al leader incontrastato del gruppo industrial per antonomasia dopo i Kraftwerk, Blixa Bargeld (pseudonimo di Christian Emmerich, Berlino, 1959). Il gruppo, completo di armamentario percussivo, ha invaso di suoni metallici la Sala Santa Cecilia, irrorando energia pulita ed innovativa, quella che perseguono dal 1980, inaugurando il M.I.T. Fest che prosegue il 22 e 23 luglio prossimi.
Blixa Bargeld alla voce - chitarrista per lungo tempo dei Bad Seeds di Nick Cave e nel 1983 guest-musician dei Birthday Party -, come il bassista Alexander Hacke, si presenta a piedi nudi sul palco ed intona come primo pezzo The Garden (Ende Neu, 1996), lirico e ossessivo, come molti altri che seguiranno durante la performance: le saette vibranti della tastiera di Ash Wednesday (australiano, in tour con loro dal ’97) danno il fondo sentimentale, mentre il percussionista N.U. Unruh batte il tempo su un cassonetto blu con l’omino atomico (logo degli Einstürzende Neubauten) affinché “non piova a dirotto” e lui “possa aspettare”, come recita il testo (orig.: You will find me waiting/ unless it's pouring down with rain).
Secondo brano è la potente e percussiva Die Befindlichkeit des Landes (in italiano: La disposizione della terra, da Silence is Sexy, 2000), arrangiata con pezzi recitati e sospirata (con Ufo, Rampe, Überl), vede Blixa usare un theremin (strumento che si suona attraverso le onde acustiche emesse dalle mani, avvicinandole oppure allontanandole, inventato nel 1919 dal fisico sovietico Lev Sergeevič Termen, noto come Léon Theremin), e squarciare con la sua “Melancolia” (così nel testo) quei “nuovi templi [che] hanno già delle crepe/ future rovine” (orig.: Die neuen Tempel haben schon Risse/ künftige Ruinen).
Il terzo brano si presenta all’inizio come Halber Mensch (Halber Mensch, Mezzo uomo, 1985) e recita: “Mezzo uomo/ Va' avanti, in ogni direzione/ Abbiamo stabilito delle verità per te/ Nelle loro crepe risplendono i nostri trasmettitori/ A ogni scoccar di ora trasmettiamo i tuoi valori” (orig.: Halber Mensch/ Geh weiter, in jede Richtung/ Wir haben Wahrheiten für Dich aufgestellt/ In ihren Rissen leuchten unsre Sender/ Zu jeder vollen Stunde senden wir Deine Werte). Poi prosegue con Von Wegen (Per la via, da Alles Wieder Hoffen, 2007), decisamente graffiante, che termina con “l’anelito per l’infinito è l’unica energia” (orig.: Sehnsucht ist die einzige Energie).
Von Wegen lascia il posto ad un inizio orientaleggiante di Die Interimsliebenden (Gli amanti ad interim, da Tabula Rasa, 1993), dove Rudolf Moser alle percussioni si scatena, nella cosmicità del pezzo: “Dalla gigante rossa fino alla nana bianca/ l'intera scala/ mi cadono dimensioni cosmiche/ dalla bocca/ nella descrizione di un bacio/ degli amanti ad interim” (orig.: Vom roten Riesen bis zum weissen Zwerg/ die ganze Skala/ mir fallen kosmische Dimensionen/ aus dem Mund/ in der Beschreibung eines Kusses/ der Interimsliebenden).
La flessuosa Nagorny Karabach, ancora da Alles Wieder Hoffen, introduce poeticamente l’intimità di Dead Friends (Around the Corner) dal Supporter’s Album 1 del 2003, che termina con un grido angosciante à la Kollaps, il primo album del 1981 all’insegna della completa sperimentalità vocale e sonica. Unvollständigkeit (Incompletezza, da Alles Wieder Hoffen) è ipnotica e lenta: prima in inglese, poi in tedesco, fa recitare Blixa in trance: “Pulito alla fine/ Vuoto alla fine/ Io: la mia conchiglia” (Clean at last/ Empty at last / Me: My shell).
La velocissima e ritmica Installation No.1 (Ende Neu, 1996) ovvero “Il canto riposa nella macchina/ La macchina sogna il canto” (Das Lied schläft in der Maschine/ Maschine träumt das Lied), ripercorre suoni che ricordano Tanz Debil (Kollaps), mentre Youme & Meyou (Perpetuum Mobile, 2004), lirica ed in inglese, parla di come: “Essi trasformano "una casa"/ nella "loro casa"/ dove i terremoti convivono con gli allarmi d'auto/ catastrofi mature dalle maniere affettate” (They turn houses into homes/ where earthquakes live with car alarms/ mature mild-mannered catastrophes).
Il liricismo della lotta che evocano tra musica e testi è inossidabile e, dopo che i tubi a forma di spartito convogliano la graziosa e incalzante Let’s do it a Dada (Alles Wieder Hoffen) mentre Blixa suona "materialmente" un disco, arriva la martellante Haus der Lüge (La casa delle menzogne) - mixata Insieme a Noise e Rampe -, dall’omonimo album del 1989. Sentiamo cosa dice il testo, uno dei più feroci dal punto di vista teologico-esistenziale: “Primo piano:/ Qui vivono i ciechi/ che credono a quel che vedono/ E i sordi/ che credono a quel che sentono/ Strettamente legato su uno sgabello da cucina/ siede un pazzo, il quale crede/ a tutto ciò che può toccare/ (le mani abbandonate in grembo) (orig.: Erstes Geschoss:/ Hier leben die Blinden/ Die glauben was sie sehen/ Und die Tauben/ Die glauben was sie hören/ Festgebunden auf einem Küchenhocker/ Sitzt ein Irrer, der glaubt/ Alles was er anfassen kann/ (Seine Hände liegen im Schoss), che termina con: “Dio si è sparato/ Ora un nuovo tetto può essere costruito/ Menzogne! Menzogne!” (Gott hat sich erschossen/ Ein Dachgeschoss wird ausgebaut/ Lüge, Lüge).
La conturbante Sabrina (Silence is sexy, 2000) fa ripiombare nell’assoluta memoria dei sensi e dei colori: “È nero come il quadrato di Malevitch/ La gelida fornace nella quale fissiamo gli occhi/ Un tono alto su una gradazione futura/ È una fiaba da notte invernale senza stelle” (It is as black as Malevitch's square/ The cold furnace in which we stare/ A high pitch on a future scale/ It is a starless winternight's tale). E lo sfondo rosa shocking dietro il palco reduplica la sensazione che “vorrei che il rosso fosse il tuo colore” (dal testo: I wish it would be your colour).
Susey per Blixa, come lui stesso dichiara, rappresenta un ponte tra il nuovo ed il vecchio: una ballata che sconfina in suoni lancinanti, dopodiché escono: nessuno crede che il concerto sia finito ed il pubblico applaude per il ritorno che si manifesta come trionfale.
I bis sono lunghi e cominciano con la fragorosa Headcleaner (Lavacervello, da Tabula Rasa, 1993): “In parata il reparto psichiatrico/ Tutti davanti ai massimi asceti/ gonfiati al massimo/ con il LAVAGGIO DEL CERVELLO!/ La metà dei miei sogni è rapata a zero/ violenza/ aspettano/ TABULA RASA” (Aufmarsch der geschlossenen Abteilung/ Allen voran die drüberen Asketen/ vollgepumpt/ mit HEADCLEANER! /Die hälfte meiner träume ist kahlgeschoren/ gewalt/ warten/ TABULA RASA).
L’angosciosa e ricca di accenti pianistici Seele brennt (La mia anima brucia, da Halber Mensch), è contrassegnata dal climax degli esordi, dalle grida laceranti della discesa dentro sé stessi al completo e attraverso l’altro: “L'amore è un rogo/ sul quale io lentamente ma inesorabilmente/ dall'interno verso l'esterno brucio” (Liebe ist ein Scheiterhaufen/ Auf dem ich langsam aber sicher/ Von innen her zum Rand verbrenne).
Concludono due brani da Silence is sexy (2000): Redukt, ossessiva e protestante, contro il riduzionismo applicato all’uomo, anche di fronte alla morte mentre: “Ciò che succede nell'amore, l'allungarsi, l'oltrepassare i limiti/ o lo stordimento, fino a un certo punto, il punto in cui rimane ancora quel "qualcosa" (Das was passiert in der Liebe, die Entgrenzung, das Ausufern/ oder die Betäubung, bis zu einem Punkt, dem Punkt wo nur noch "etwas" übrigbleibt).
La meravigliosa onda cosmica di Total Eclipse of the Sun chiude un concerto che rimane impresso nei sensi avviluppati col cuore, anche quando le luci scompaiono: “La bellezza, tenero bagliore ormai spento/ il cielo incupito da una brezza/ il fantasma dell'aurora privata del suo rosso/ soprannaturale, al di fuori della nostra natura” (The beauty, tender glow extinguished/ the sky dull from a breeze/ ghostly the dawn without its red/ uncanny, estranged to our nature).
La ricerca di sé stessi, della ragione di quell’angoscia tante volte testimoniata alacremente, spudoratamente nei primi album, torna ad ottenebrare un suono diventato più semplice all’ascolto ma mai tenero nei testi che continuano a porre domande esistenziali su un “Altrove” la cui indagine diventa l’unico scopo.
La filosofia dell’architettura (Strategies against Architecture è il titolo di varie loro raccolte) del suono che sta dietro gli Einstürzende Neubauten è sempre imperniata sulla Sehnsucht ripetuta all’infinito, un’eternità dimessa che in Halber Mensch diceva, come oggi in Unvollständigkeit: “Il mio desiderio ardente (Sehnsucht, N.d.A.) è l’unica energia/ viene fuori dal Caos”. È dal Caos che viene tutto, da quell’otto rovesciato che cerchiamo inesorabilmente di trasformare in numero, di “ordinare”, perdendo sempre la battaglia, ridotta ad un’umile guerra contro sé stessi.
Nota. Tutti i testi in italiano sono ripresi dal sito di Daniela Ceglie che ha riunito i testi degli album degli Einstürzende Neubauten fino a Perpetuum Mobile del 2003, gli altri sono a mia cura.