Intervista a Diamanda Galás. Il crudele intrecciarsi di tenebre in canto

Articolo di: 
Livia Bidoli e Teo Orlando
Diamanda Galás

Nel concerto del 15 dicembre 2009 alla IUC (Istituzione Universitaria Concerti) la cantante greco-californiana Diamanda Galás, con la voce da quattro ottave, presenta Ta Filia Sou Eina Fotia (Your Kisses Are Like Fire) con una scelta di canzoni che va da Ta Aeroplana (Dionysis Savvopoulos/Sotiria Bellou) fino a Gloomy Sunday di Rezso Seress. Noi l’abbiamo intervistata telefonicamente domenica 13 dicembre.

L.B. L’ho ascoltata per la prima volta nel 1987 al Festival delle Colline a Poggio a Caiano vicino Firenze e la platea era piuttosto alternativa, con persone vestite di nero, dark e punk e lei suonava il piano. Ora ha estimatori di ogni genere: che cosa sentiva in quel tipo di show, secondo lei rappresentavano solo un modo di vestire oppure qualcosa di più?

D.G. Prima di tutto non giudico le persone dal loro modo di vestire. Eppoi le persone che si vestono di nero sono prima di tutto degli individui. Mi vestivo di nero allora e come me la black people lo sceglieva per cultura e per differenziarsi. Vestirsi di nero allora significava, soprattutto per noi mediterranei (greci ed italiani), distinguersi in modo più evidente. In altri tempi invece ci si veste di nero per dire che non ce ne frega niente della moda e delle convenzioni.

L.B. Una forma di protesta quindi, esattamente come le sue canzoni, estreme sia per i testi sia per la scelta del modo di cantare.

D.G. Dò concerti molto differenti: da quelli di elettronica sperimentale a quelli in cui usavo il microfono come Defixiones (Defixiones, Will and Testament, 2003) ma costavano molto ed ho trovato difficoltà con il pubblico. Per molti anni il pubblico ha avuto paura di me ma adesso non più: ci sono voluti venti anni! Ho sviluppato poi molto lavoro col piano anche di tipo teatrale.

L.B. A proposito di Defixiones e della trilogia The Masque of the Red Death, ci può dire qualcosa?

D.G. Purtroppo Defixiones l’ho potuta fare solo poche volte anche perché molti non comprendono l’importanza di Defixiones e del genocidio greco-armeno, dicendo che è troppo caro portarlo in concerto, mentre ora le gente vuole vederlo. E’ in un certo senso un lavoro “sacro” da portare in un vero teatro.

L.B. Il suo atteggiamento verso la religione e le religioni ha sempre in qualche modo impaurito il pubblico: si può dire che lei ha scavato sottoterra per portare alla luce la crudeltà ed il sangue rappresentati nelle sue canzoni?

D.G. Non credo in Dio e credo che tutto ciò che dicono di lui siano sciocchezze. La mia religione è rappresentata dalla lealtà verso i miei cari che si traduce in sacrifici estremi, e le persone che mi amano riconoscono i miei sacrifici. Io mi chiedo dove sia stato Dio quando mio fratello Dimitri od i miei cari sono morti tra atroci sofferenze. Se Dio mi venisse accanto e mi prendesse la mano crederei in Dio ma per ora devo fare tutto da sola. C’è a proposito un gruppo greco di gothic metal che si chiama Rotting Christ, uno dei più famosi in Grecia che ha fatto una cover di Orders from the Dead da Defixiones, loro hanno avuto un sacco di problemi in Grecia proprio per il loro nome. Ed io come compatriota li difendo, non solo perché siamo sulla stessa linea.

L.B. Può dirci qualcosa sulla tracklist del 15 dicembre alla IUC e sull’ultimo album Guilty Guilty Guilty?

D.G. Per quanto riguarda la tracklist cominceremo con Ta Aeroplana (Dionysis Savvopoulos/Sotiria Bellou - in realtà ha iniziato con Anoixe Petra, N.d.R. ) che parla dei profughi da Smirne e del genocidio ad opera dei turchi, di come erano costretti a vivere e questa è una canzone veramente importante in Grecia, dove l’ho cantata proprio di recente. Poi canterò due canzoni di Jacques Brel, una è Amsterdam (Jacques Brel/G. Jouannet), intorno ad una specie di olandese volante che non ha futuro né passato, che vive nel presente una vita veramente difficile. La gente ha paura di lui perché vive sempre sull’acqua e con la presenza costante della morte.

L.B. Come Il vascello fantasma (Der fliegende Holländer) di Wagner?

D.G. Proprio così. Molto intelligente a pensarci!

L.B. È perché recensisco anche l’opera!

D.G. Un’incredibile combinazione recensire sia la gothic music che l’opera! La gothic music diventerà la nuova opera. La tendenza è questa. Sono estreme entrambe e non è intelligente considerarle due universi separati. 

L.B. Le altre canzoni sono ancora sulla disperazione e sullo scavare le emozioni più crudeli che mettono a nudo i nostri dolori e le nostre lacerazioni.

D.G. Si, infatti la canzone che Marlene Dietrich rese più famosa è di Ferdinand Freiligrath e s’intitola Die Stunde kommt (Ferdinand Freiligrath/Diamanda Galás), alludendo al fatto che bisogna – in vita essere i più amorevoli possibile con la persona amata perché quando l’ora arriva (Die Stunde kommt) si può solo parlare con la tomba e non potrà rispondere. Non saprai mai se lui ti avrà perdonato, vivrai con quel tormento, vivrai in un inferno, questo è molto gotico ed anche molto greco ed italiano, nel senso che dovresti essere lì per loro e quando loro muoiono dovresti essere in pace, invece sei arrabbiato. Molte delle mie canzoni hanno a che fare con la morte e molte persone ne hanno paura ma noi sappiamo che esiste ed è certa.

L.B. L’ultimo disco è Guilty Guilty Guilty.

D.G. Ho registrato il disco due anni fa (uscito nel 2008, N.d.R.), quindi non parlerò del disco ma farò solo qualche canzone. Fra le canzoni che eseguirò al concerto c’è quella che gli dà il titolo, Ta Fila Sou Eina Fotia (Your kisses are like fire) di Mohamed Abdel Wahud e Manolis Angelopoulos, e che significa letteralmente You are my life. È una canzone che Angelopoulos, greco  di origine gitana, ha ripreso, realizzandone una nuova versione insieme a Mohamed Abdel Wahud perché la voleva cantare in greco. Wahud è egiziano, quindi ora è diventata greca ed egiziana.

L.B. Abbiamo seguito il 17 e 18 ottobre 2009 il Pre Final Fest organizzato dal Post Romantic Empire all’INIT dove c’era fra gli altri David Tibet dei Current 93 che lei conosce, ed ora produrranno un libro su questo concerto lungo 30 ore con altrettante e più band.

D.G. Sì, lo conosco e apprezzo molto i suoi lavori soprattutto i libri che riesce a produrre.

L.B. Un altro artista che abbiamo ascoltato lunedì scorso (7 dicembre) è Peter Hammill, lo conosce? Molti suoi testi sono dark almeno quanto i suoi.

D.G. Veramente no! Ed è un peccato perché ho sentito parlare molto bene di lui ed ho i dischi a casa ma non ho ancora trovato il tempo di ascoltarli. Questo mi capita perché spesso faccio vita ritirata, spero però di conoscerlo presto dal vivo.

L.B. Mercoledì scorso (9 dicembre) invece abbiamo parlato di lei con Alvin Curran alla Fondazione Scelsi dove ha tenuto un concerto, e lui ha detto che l’ammira molto. Si tratta di un vero sperimentatore e sarebbe molto interessante ascoltarvi in un progetto insieme.

D.G. Si, lo conosco come conosco Scelsi e lo adoro. Curran e la sua Musica Elettronica Viva, lui come molti altri (i.e. Tibet, N.d.R.) fanno una vita molto dura, guadagnano poco ed è difficile per loro anche fare concerti.

L.B. L’ultima domanda sarà sulla poesia: la canzone Todesfuge da Celan.

D.G. Todesfuge era sul fil rouge di Defixiones ed ha a che fare con coloro che hanno sperimentato il genocidio: non solo quello degli ebrei, piuttosto il genocidio di per sé che riguarda tutta l’umanità. Celan ha scelto la voce di un morto: quale modo migliore per esprimerlo? La differenza con la mia versione è che in lui le emozioni sono glaciali proprio perché l’ha sperimentato con i propri genitori, mentre nella mia ci sono aspetti sia sarcastici sia emotivi. In realtà perché lavoro come una compositrice, ma se l’avessi sperimentato anch’io l’avrei scritto allo stesso modo. A proposito, Theodor W. Adorno disse che non ci poteva essere poesia dopo Auschwitz, la ritengo una cosa stupida.

L.B. Perché la musica si basa sulla poesia. È uno scambio di stimoli ed ispirazioni continuo.

D.G. Certo, Adorno è un sopravvissuto e se sopravvivi, come pure Celan, provi un senso di colpa e a quel punto se sei depresso come puoi consolarti? Non puoi certo passare la vita a fare lo shopping – se non forse per due settimane – poi no. E allora, che cos’altro ti fa vivere se non creare? Tutti coloro che sono stati depressi sanno che è l’unica cosa che ti tiene in vita.

Pubblicato in: 
GN4 Anno II 18 dicembre 2009
Scheda
Titolo completo: 

Diamanda Galás
Ta Fila Sou Eina Fotia (Your Kisses Are Like Fire)
Martedì 15 dicembre 2009 ore 20.30
Aula Magna – Sapienza Università di Roma - piazzale A. Moro 5

Scaletta del concerto:
1) Anoixe Petra (Lefteris Papadopoulos/Mimis Plessas)
2) Fernand (Jacques Brel/Gérard Jouannet)
3) Ta fila sou eina fotia (Your kisses are like fire) (Mohamed Abdel Wahud/Manolis Angelopoulos)
4) Oh Death (Traditional)
5) Die Stunde Kommt (Ferdinand Freiligrath/Diamanda Galás)
6) Amsterdam (Jacques Brel/Gérard Jouannet)
7) Nobody Home
8) Ta Aeroplana (Dionysis Savvopoulos/Sotiria Bellou)
9) Heaven Have Mercy (César Vallejo/Diamanda Galás)
10) Amours Perdues (Joseph Kosma/Georges Neveux) [primo bis]
11) See That My Grave Is Kept Clean (traditional) [secondo bis]

Voto: 
9