L'uomo d'acciaio. Il nuovo Superman vive di conflitti

Articolo di: 
Alessandro Menchi
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Quello che diventerai sarà il frutto delle tue scelte. Anche se sei Superman. Giovedì 20 giugno esce nelle sale italiane L'uomo d'acciaio, di Zack Snyder (300, Watchmen), il nuovo film sul celebre supereroe DC Comics ideato da Jerry Siegel e Joe Shuster. Un reboot che attinge alla nuova tendenza autoriale nei film tratti da fumetti lanciata da Christopher Nolan, che non a caso veste i panni di produttore e di autore del soggetto insieme a David S. Goyer, già suo collaboratore nella trilogia di Batman. Tuttavia, benché l'operazione sulla carta sia lodevole e, sempre sulla carta, gli ingredienti siano simili (supereroe/azione/introspezione), ne L'uomo d'acciaio l'alchimia risulta diversa, disarmonica, ben sotto i livelli della saga del Cavaliere Oscuro, ma anche quella molto più dichiatamente action e disimpegnata dei supereoi Marvel.

La trama, articolata su piani temporali diversi e intrecciati, racconta l'arrivo di Kal-El (Henry Cavill) sulla Terra, il suo passaggio da dio a uomo (il kryptoniano che diventa il terreste Clark Kent), e da uomo a simbolo (Superman). Ciascuna di queste fasi è scandita dai rapporti di Clark con i due padri: quello naturale, Jor-El (Russell Crowe), che lo salva nella speranza di far sopravvivere la sua razza dall'implosione di Krypton, e quello putativo, Jonathan Kent (Kevin Costner), che, insieme alla moglie Martha (Diane Lane), lo cresce in tutto e per tutto come un umano. Finché un giorno, Clark scopre i suoi superpoteri, e di fronte a lui si apre una scelta: usarli per il bene del mondo, o tenerli nascosti perché il mondo, probabilmente, non è pronto ad accettarlo. Questo conflitto interiore raggiunge il suo acme quando Clark, ormai trentatreenne, partito alla ricerca di risposte sul suo passato, scopre un antico avamposto kryptoniano ricoperto dai ghiacci polari, nel quale, invavvetitamente, viene a contatto, sotto forma di ologramma computerizzato, con Jor-El. Questo lo induce a deporre gli abiti borghesi e indossare quelli a cui egli l'ha destinato: l'eroe che porta sul petto la “S” rossa di speranza. A questa scoperta, però, se ne accompagna un'altra, altrettanto cruciale per il destino di Clark: quella dell'amore, incarnato da Lois Lane (Amy Adams), giornalista di successo approdata sul luogo per uno dei suoi scoop. Dopo il loro incontro e la scoperta da parte di lei dei superpoteri di Clark, essa diffonde la notizia sul web, dando inavvertitamente il via a una serie di eventi disastrosi per l'intero pianeta. Giungerà infatti il Generale Zod (Michael Shannon) con il suo temibile squadrone – gli ultimi  sopravvissuti di Krypton –, a caccia di Kal-El e del codice genetico di Krypton contenuto nelle sue cellule, unico elemento con il quale sia possibile rifondare la razza. Anche a scapito di quella umana.

Ne L'uomo d'acciaio, il conflitto interiore che anima Superman è in tutto e per tutto connesso alla sua doppia natura, elemento che lo rende ascrivibile all'archetipo eroico della mitologia greca. Egli infatti è dio e uomo insieme, esattamente come Ercole, caduto dall'Olimpo, adotatto dagli uomini, e, infine, difensore di questi contro la sua stessa razza. La scelta che risolve questo conflitto, in cui si contrappongono destino e libero arbitrio, imprinting familiare e affermazione della propria individualità, è una scelta che trova la sua realizzazione nella sintesi dei valori e degli insegnamenti paterni – quelli di entrambi, apparentemente inconciliabili. Tale scelta, racchiusa in due scene iconograficamente speculari – la prima, in cui Clark lascia morire il padre nel vortice del tornado e la seconda, in cui è disposto a sacrificarsi per fermare il raggio/vortice che sta distruggendo la Terra, non a caso, i due momenti più riusciti del film – non è mai scelta di appartenenza, né di fiducia (come invece era accaduto nella sequenza con il prete), bensì scelta etica. Clark, infatti, ucciderà Zod per salvare una famiglia, scegliendo liberamente il suo destino, come l'eroe della tragedia greca. E ne piangerà.

Se da una parte, l'imponente tentativo di spogliare l'archetipo di Superman della sua veste fumettistica in favore di una ben più spessa armatura mitologica ed epica (Man of Steel), così com'è avvenuto con Batman, è lodevole e, a livello tematico, perfettamente centrato – nessun tema, come quello sopra esposto, era così urgente e attuale – viceversa esso fallisce sotto l'aspetto stilistico e narrativo. L'azione, sobbarcata più che spinta dal tema, ha una resa, a livello emozionale e adrenalinico, notevolmente inferiore allo sforzo, complice anche un'assenza quasi totale di ironia. Gli incastri nattativi, pur sensati, finiscono per appesantire il racconto, mentre la generale cupezza dell'atmosfera e la costante ricerca di realismo, mal si conciliano con un personaggio come quello di Superman, a cui è connaturata una massiccia e incancellabile dose di inverosimiglianza. Non a caso, infatti, il finale, in cui Clark approda in redazione senza essere riconosciuto grazie ai famosi occhiali, è completamente fuori tono

Pubblicato in: 
GN32 Anno V 18 giugno 2013
Scheda
Titolo completo: 

L'uomo d'acciao (Man of Steel)

GENERE: Azione, Fantascienza, Fantasy
REGIA: Zack Snyder
SCENEGGIATURA: David S. Goyer, Jonathan Nolan
ATTORI: Henry Cavill, Michael Shannon, Amy Adams, Kevin Costner, Diane Lane, Julia Ormond, Laurence Fishburne, Russell Crowe, Michael Kelly, Ayelet Zurer, Antje Traue, Jadin Gould, Tahmoh Penikett, David Paetkau, Richard Schiff, Christopher Meloni

Uscita al cinema 20 giugno 2013

FOTOGRAFIA: Newton Thomas Sigel
MONTAGGIO: David Brenner
MUSICHE: Hans Zimmer
PRODUZIONE: Warner Bros. Pictures, Legendary Pictures, DC Entertainment, Cruel & Unusual Films, Syncopy, Atlas Entertainment
DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Italia
PAESE: USA 2013
FORMATO: Colore