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Non lasciarmi. Gli eroi dolenti di un mondo dimesso
Un futuro nel passato tra anni Settanta e Novanta, una realtà parallela in cui le malattie incurabili sono state sconfitte ad un prezzo altissimo, una riflessione sui limiti della scienza, ma anche sulla mancanza di limiti dell'amore e dei sentimenti: Non lasciarmi di Mark Romanek, dall'omonimo romanzo di Kazuo Ishiguro è un film che difficilmente lascia indifferenti, tra riflessione e commozione.
Kathy, Tommy e Ruth sono cresciuti ad Hailsham, un collegio inglese molto particolare, in cui non ci sono punizioni corporali e tutto l'armamentario da brivido, ma dove i giovani ospiti vivono con l'unica certezza che sono destinati ad una vita breve: sono cloni, a quanto pare ottenuti da sbandati come drogati e emarginati, che devono fornire organi di ricambio fino alla morte, di solito dopo il terzo trapianto. Ma i tre hanno sviluppato senso creativo, attrazione sessuale e affetto, con un destino forse inevitabile.
Tra suggestioni di film d'autore e volti giovani, come quelli di Carey Mulligan e Keira Knightley in una pellicola non commerciale, una campagna inglese mai così inquietante, toni da thriller e da fantautopica narrazione da cui emerge la passione dell'amore e della creatività con tutta la sua forza. Non lasciarmi, senza effetti speciali e con una fotografia suggestiva, racconta un possibile futuro, in cui si vive fino a cent'anni a scapito dei cloni, che possono rimandare il momento diventando assistenti dei donatori, e si illudono di potersi salvare dal loro destino con l'amore.
Questi eroi dolenti, giovani destinati a non crescere e invecchiare, hanno in fondo gli stessi problemi e sentimenti di chi salvano, perché tutti in fondo terminano un ciclo. E Kathy, Tommy e Ruth, in quest'universo parallelo ma terribilmente reale, sono forse gli ultimi esseri umani di questa logica efficiente ma perversa, che dopo la chiusura di Hailsham porterà alla creazione di veri e propri allevamenti di cloni in batteria. In Non lasciarmi si parla del valore della vita, di ogni vita e di ogni attimo, la forza dei sentimenti, l'importanza della creatività e dell'amicizia, senza scene madri, anche perché non ce n'è bisogno.
I cinefili riconosceranno con simpatia la presenza di Sally Hawkins, ex operaia sindacalizzata in We want sex, qui unica voce di dissenso subito allontanata da Hailsham, e di Charlotte Rampling, sex-symbol conturbante per Liliana Cavani, qui algida istitutrice che non vuole tornare al cancro e alla sclerosi multipla ma vuol far capire che i cloni hanno un'anima.
In ogni caso quel mondo dimesso somiglia al nostro, dove ormai solo alcuni gruppi di animalisti si indignano per la sorte delle cavie animali da laboratorio e dove per un attimo una distopia come quella rappresentata sembra tanto vicina.