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38° Cantiere d'arte d'Arte di Montepulciano. Drei Wasserspiele
Il 26 luglio 2013, al teatro Poliziano, il 38° Cantiere d'arte d'Arte di Montepulciano ha presentato in prima italiana, Drei Wasserspiele di Detlev Glanert, un trittico di opere brevi che ha come tema dominante l'acqua.
Glanert compose queste brevi opere in periodi diversi: Leviatano,appartiene al periodo giovanile, il suo maestro Hans Werner Henze l'apprezzò molto e lo incitò a proseguire per completare il ciclo, ma solo più tardi, nel 1994 il compositore scrisse L'Angelo che muoveva l'acqua, mentre L'Angelo sulla nave è del 1995 poco prima del debutto a Brema nel 1995, quando si presentò l'occasione di poter eseguire il trittico.
Glanert ha raccontato di essere rimasto colpito da Three-minute-Plays di Thornton Wilder, brevissimi atti unici di contenuto filosofico sulla condizione umana. Ha inoltre aggiunto di aver fatto la sua scelta tenendo presente il Trittico (Tabarro, Suor Angelica, Gianni Schicchi) di Puccini, il quale è considerato dal musicista un autore paradigmatico in campo operistico, insieme a Mozart e Verdi, allo scopo di avere la stessa successione emotiva: l'orrore, il pianto e il riso.
Il testo è la traduzione tedesca del testo di Thornton Wilder, che in questa occasione è apparso tradotto nei soprattitoli, mentre la parte parlata tra la seconda e la terza è stata recitata in italiano. L'autore ha anche spiegato come il numero tre domini in questo trittico: tre cantanti ( soprano tenore e basso), per ogni opera, tre strumenti per gli archi (viola, violoncello e contrabbasso), tre per i legni (flauto, clarinetto e corno) e un gruppo di tre strumenti (pianoforte, chitarra e percussioni) nell'ensemble cameristico.
In Leviatano, un terribile mostro marino di origine biblica, citato nel libro di Giobbe, l'azione si svolge nel mare Mediterraneo, la sirena Brigomeide è affascinata dal mistero dell'anima e la chiede al principe di Venezia, naufrago, prossimo alla morte. Gli promette di portarlo in salvo ma il principe per quanto delirante cerca di spiegarle che l'anima, benché sia il bene più prezioso, non si vede, e comunque non vuole privarsene. Sopraggiunge la morte del principe e la sirena, delusa, nel suo ruolo di Mefistofele marino lascia che il Leviatano si cibi del corpo del principe.
La musica evoca la terribilità del mare misterioso e affascinante inizialmente nella tempesta, poi si trasforma, è glaciale e straniante nel canto della sirena, interpretata da Irina Firozzi , brava sia nel canto che scenicamente mentre la terribilità del mostro è sottolineata dalle percussioni; il canto del principe che oscilla tra lucidità e delirio è l'unico umano ed espressivo.
L’Angelo che muoveva l'acqua racconta della leggenda della Piscina di Bethesda: un angelo scende e muove le acque, chi le toccherà per primo verrà risanato; la speranza esaudita ma anche delusa, unita al problema della fede è al centro delle tristi vicende dei personaggi. Il medico capisce che il suo male interiore non può essere risanato, ma può aiutarlo a comprendere il dolore degli altri. La musica, con echi pucciniani, sottolinea i sentimenti dei personaggi e la drammaticità del dolore della condizione umana; tra i cantanti citiamo Kristina Scherer, che è stata molto convincente nella parte dell'Angelo.
Dopo l'intervento parlato dei vari interpreti in cui si pone il tema dell'esistenza o no di Dio e dell'anima è iniziata la terza opera L’Angelo sulla nave; un dramma grottesco, pervaso di amara ironia. Tre naufraghi disperati perché la riserva d'acqua è finita sentono la necessità di invocare un Dio Salvatore, e se lo creano utilizzando la polena della nave, una sirena salvifica dopo quella della dannazione, così il cerchio si chiude, decidono di la chiamarla Lilly e dopo le loro invocazioni disperate quanto grottesche, appare una nave, li salverà ? A questo punto il dio feticcio è di troppo, perché temono di essere considerati idolatri, e viene gettato via, l'unica che si dispera è Minna, che ne ha ancora bisogno per superare il rimorso di aver nascosto, insieme al suo amante, il secondo cuoco, l'acqua al marito, che è così è morto.
Nella levità della musica di questa opera ironica e amara, compaiono il tango e la rumba, nel canto di Minna , ben interpretata dalla convincente Maria Devitzaki, ci sono echi di Weill, mentre nei pezzi di insieme affiorano echi pucciniani. Glanert sfrutta con maestria le sonorità degli strumenti dell'ensemble cameristico, le fonde e le contrappone, creando sonorità aderenti alla drammaturgia e musicalmente coinvolgenti. Gli echi pucciniani sono abilmente trasformati e resi funzionali all'azione drammatica, come avviene nell'irrisione dei personaggi della terza opera del trittico.
La regia di Georgios Kapoglou è stata molto accurata nel lavoro con i cantanti e appropriata nella sua essenzialità, la disposizione dell'orchestra sul palcoscenico e dell'azione in platea è stata funzionale e coinvolgente. La collaborazione con i giovani dell'Ensemble e i cantanti della Hochschule für Musik Nürnberg ben diretti da Guido J. Rumstadt, è nello spirito più genuino del Cantiere e ha dato un ottimo risultato musicalmente e teatralmente. La recita del 26, che ha avuto una replica il giorno dopo, è stata lungamente applaudita dal folto pubblico presente.