8 e mezzo. Un surreale delirio borghese II

Articolo di: 
Gordiano Lupi
Otto e mezzo

A un certo punto Guido decide che vuol fare un film dove accade di tutto, addirittura una pellicola che comincia con una nave spaziale su una rampa di lancio. Basta con le storie dove non succede niente!

Il personaggio dell’amica interpretato da Rossella Falk reca nuovi dubbi: “Stai facendo lo sbaglio che facciamo tutti: volere gli altri diversi da come sono. Sei libero ma devi saper scegliere. Non hai più molto tempo davanti a te”. Il regista è in crisi e lo confida all’amica: “Mi sembrava di avere le idee così chiare. Volevo fare un film onesto, utile a tutti, per seppellire ciò che di morto abbiamo dentro. E invece ho le idee confuse. Non ho proprio niente da dire, ma voglio dirlo lo stesso”. Tornano a galla eterne verità e il solito gioco felliniano tra realtà e menzogna, sul fatto che non è giusto mentire, confondere le carte, non far capire cosa è vero e cosa no.

È suggestiva la parte onirica che vede tutte le donne della sua vita riunite in una grande casa. Un vero e proprio harem da re Salomone, che contempla persino la puttana spiata da bambino sulla spiaggia e una negra che danza da sempre nei suoi sogni. Ai piani superiori, relegate nella soffitta dei ricordi, sono destinate le donne che appartengono al passato. “Non vi fidate. È un ipocrita”, dicono i fantasmi. La felicità del regista sarebbe soltanto poter dire la verità senza far soffrire nessuno e soprattutto non essere assalito dai rimorsi e dalle tristezze.

L’intellettuale perseguita Guido che sogna di poterlo impiccare quando accusa i suoi personaggi di essere approssimativi e inesistenti. Il regista è consapevole di non avere molti amici, né a destra né a sinistra, vorrebbe fare questo film come un’invenzione, come la sua verità, anche se la moglie lo mette di fronte alla dura realtà: “Vuoi insegnare agli altri e non sei capace di dare niente”, afferma.

La dolcezza di Claudia Cardinale, simbolo di purezza e di bellezza sincera, arriva nel finale per gettare sul piatto della storia gli ultimi dubbi. “Scegliere una cosa sola e farla diventare la cosa della tua vita. Rinunciare a tutto per una cosa. No, non ne sono capace”, confessa il regista. La Cardinale vestita di bianco si muove in un paesaggio surreale notturno sconvolto da un vento incessante. Ascolta la storia che dovrebbe interpretare, comprende che il protagonista maschile non vuole bene a nessuno, non è capace di amare. La conclusione è amara: “Che imbroglione che sei. Non c’è nessuna parte. Non c’è nessun film”. Il finale è bagarre completa con tutti i personaggi sulla scena, anche se non siamo al termine di una pochade. Il film, però, non si fa e la scenografia surreale viene smontata pezzo per pezzo.

Il regista è a corto di idee e trova la comprensione dell’intellettuale: “Noi bisogna restare lucidi sino alla fine. Ci sono già tante cose superflue al mondo. Distruggere è meglio che creare, se non si creano le cose necessarie. Siamo soffocati dalle parole e dalle immagini. Dobbiamo educarci al silenzio, fare l’elogio della pagina bianca, perché il nulla è la vera perfezione...”. Il critico pronuncia citazioni su citazioni e si arroga il diritto - dovere di spazzare via tutto ciò che è inutile.

Il film termina con le immagini di un set su una progettata pellicola di fantascienza, una base di lancio di un’astronave costata moltissimo che fa arrabbiare il produttore. Il regista non ha idee, non sa più che cosa dire, preferisce rinunciare e far smontare il baraccone. Fellini fa partire la musica da circo che simboleggia i primi lavori e termina con una fantastica passerella di personaggi che danzano sul tema di Nino Rota.

Otto e mezzo è un’autobiografia onirica, lo spettatore non deve attendersi niente di razionale, ma solo trovate geniali che interrompono un monologo tra il regista e se stesso. Fellini filma il suo pensiero, la sua immaginazione, le sue idee, i suoi sogni che tentano di mescolarsi tra loro. Arte, Memoria e Morte sono i grandi temi affrontati e sviscerati con sublime poesia.

La stupenda colonna sonora di Nino Rota resta nella storia del cinema ed è un motivo suadente che riecheggia nella memoria. Nino Rota lo presenta come biglietto da visita e recentemente lo abbiamo ritrovato in una canzone di Roberto Vecchioni dedicata alle donne. Otto e mezzo è un capolavoro che vince due Oscar: migliori costumi in bianco e nero a Piero Gherardi e miglior film straniero.

La cosa più assurda è il titolo: indica il numero di regie realizzate da Fellini, che aveva esordito con un film in collaborazione. Nasce come provvisorio, ma alla fine viene scelto come titolo definitivo per un lavoro che è cinema nel cinema, visto che racconta l’avventura onirica di un regista che ha perduto l’idea per fare il film che aveva in testa. Mario Sesti ne L’ultima sequenza (2003) ha ricostruito la storia di un finale alternativo girato all’interno di un vagone ristorante di un treno.

Seconda ed ultima parte dell'anteprima dal libro di Gordiano Lupi su Fellini

Pubblicato in: 
GN4/ 18 dicembre 2008 1° gennaio 2009
Scheda
Autore: 
Gordiano Lupi
Titolo completo: 

Il testo è parte integrante del libro FEDERICO FELLINI che uscirà per le edizioni MEDIANE di Milano nel corso del 2009.

Scheda film
Regia Federico Fellini
Sceneggiatura Federico Fellini, Tullio Pinelli, Ennio Flaiano, Brunello Rondi
Fotografia Gianni Di Venanzo
Scenografia Piero Gherardi
Costumi Piero Gherardi
Musica Nino Rota
Montaggio: Leo Catozzo
Prodotto da: Federico Fellini, Angelo Rizzoli
Italia, 1963 - 150'
Interpreti
Guido Anselmi - Marcello Mastroianni
Luisa - Anouk Aimée
Carla - Sandra Milo
Claudia - Claudia Cardinale
Rossella - Rossella Falk

Anno: 
Anteprima in uscita nel 2009
Voto: 
8.5