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Al Vittoriano l'Astrazione del Reale di Morandi
La nuova esposizione Giorgio Morandi 1890-1964 al Complesso del Vittoriano fino al 21 giugno 2015 è dedicata al pittore bolognese e ne ripercorre tutto il suo percorso artistico. Maria Cristina Bandera, direttrice della Fondazione Longhi e specialista di Morandi, a cui si devono le ultime grandi mostre internazionali, ha curato l'evento.
Dopo l'antologica postuma, del 1973 curata da Cesare Brandi alla GNAM di Valle Giulia, è la prima mostra dedicata Morandi a Roma. La curatrice ha riunito opere particolarmente significative provenienti da importanti istituzioni pubbliche e da prestigiose collezioni private, inclusi alcuni prestiti di capolavori meno noti al grande pubblico, concessi eccezionalmente per questa occasione. Le opere provengono da importanti musei – tra cui il Museo Morandi, l’istituzione ufficiale dell’artista bolognese, il Centre Pompidou (Parigi), i Musei Vaticani, la GAM – Galleria Comunale d’Arte Moderna (Roma), la Galleria degli Uffizi (Firenze), la Pinacoteca di Brera (Milano), il MART – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea (Rovereto), la Pinacoteca Nazionale di Siena, il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi (Cortina d’Ampezzo), la Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli del Castello Sforzesco (Milano) – da Fondazioni importanti come la Fondazione Longhi (Firenze), la Fondazione Magnani Rocca (Mamiano di Traversetolo, Parma) e la Fondazioni Spadolini (Firenze), e da prestigiose collezioni private.
Sono esposti circa 100 dipinti ad olio oltre alle incisioni, un'attività parallela ed importante, che riscosse nel 1953 il riconoscimento internazionale del Gran Premio per l’Incisione alla Biennale di San Paolo in Brasile. Accanto ad alcune incisioni ci sono anche le matrici in rame, che non sono usualmente esposte al pubblico per ragioni conservative, sono state prestate in via eccezionale dall’Istituto Nazionale per la Grafica. Ci sono anche due sezioni con documenti d’archivio che riguardano i rapporti epistolari e critici di Morandi con Roberto Longhi e Cesare Brandi, i due grandi storici dell’arte, i primi ad evidenziare l’importanza dell’opera di Morandi. Nell'esposizione le opere sono esposte cronologicamente e per temi , temi che sono rimasti costanti nel tempo: Paesaggi, Fiori e Nature morte, a volte con conchiglie, vengono ripetutamente affrontati.
Nel periodo giovanile Morandi non rimase insensibile al fascino delle avanguardie, prima il Futurismo, poi attraverso il giornale La Voce anche le novità dalla Francia: l'Impressionismo e Cezanne, e poi ancora il Cubismo e la Metafisica. Morandi rimase anche colpito dalle riflessioni di Carrà sull'arte italiana del passato: “Sentii – annota – che solo la comprensione di ciò che la pittura aveva prodotto di più vitale nei secoli passati avrebbe potuto essermi di guida a trovare la mia via (...) Giotto e Masaccio sopra tutti (….) guardare a Giotto come a colui che ha reinventato lo spazio in pittura e a Paolo Uccello per la trama geometrica sottesa ai suoi dipinti”. Li considerò, dunque, gli anticipatori della modernità, una riflessione sulla pittura che lo accomunò ad altri pittori a lui contemporanei come Sironi, di cui si è appena conclusa la mostra al Vittoriano.
Per quello che riguarda la pittura francese le nature morte di Chardin influenzarono i primi quadri su questo tema, ma si interessò anche a Corot e Renoir per poi asserire: “Il mio artista preferito quando ho iniziato a dipingere era Cézanne”. Il superamento dell'Impressionismo realizzato dal grande pittore provenzale attraverso il recupero del volume, la geometria e la composizione ispirò Morandi, in quanto ritenne Cezanne l'erede della grande tradizione italiana. La sua influenza è visibile nella pittura non solo delle nature morte e dei paesaggi, ma anche in alcuni dei pochissimi quadri con soggetti umani, come i due acquerelli su carta del 1919 che hanno per soggetto la Bagnante, in mostra insieme alla Natura morta del 1919 e al Paesaggio del 1916, esempi di quanto fu importante Cezanne nel porre le basi del successivo sviluppo artistico di Morandi.
Le prime nature morte esposte sono di grande interesse perché mostrano l'iniziale interesse per le diverse avanguardie. Morandi si interessò, infatti, anche al Cubismo, in esposizione la Natura morta del 1914 (Parigi, Centre National d’Art Contemporain Georges Pompidou), e alla Metafisica di De Chirico, testimoniata da un'altra Natura morta del 1919, sempre in mostra, De Chirico, la definirà “La metafisica degli oggetti comuni”. Nelle due Nature morte del 1919 provenienti dalla collezione Jesi per la prima volta appare la bottiglia bianca dall’apparenza opaca, che il pittore ha dipinto così o ha riempito di gesso, privandola della trasparenza del vetro. Le nature morte sono caratterizzate dalla disposizione di oggetti appartenenti alla realtà quotidiana, che si trasformano nella rappresentazione del maestro in pure forma geometriche. Una metodologia che viene applicata anche agli altri soggetti Fiori e Paesaggi, il Paesaggio, 1916 è un dipinto costruito su principi geometrici che rappresenta un passaggio importante per la sintesi degli elementi paesaggistici.
Nei dipinti successivi diventa sempre più evidente quale fosse l'obiettivo della ricerca che spingeva il maestro quando prendeva in esame la realtà, o meglio, secondo una sua importante sottolineatura, il “mondo visibile”. Riguardo all'argomento Morandi affermava : “..ritengo che ciò che noi vediamo sia una creazione, un’invenzione dell’artista qualora egli sia capace di far cadere quei diaframmi, cioè quelle immagini convenzionali che si frappongono fra lui e le cose”. Una sua ulteriore asserzione chiarisce ancora di più l'obiettivo della sua continua ricerca: “Credo che nulla possa essere più astratto, più irreale, di quello che effettivamente vediamo Sappiamo che tutto quello che riusciamo a vedere nel mondo oggettivo, come esseri umani, in realtà non esiste così come noi lo vediamo e lo percepiamo”. E ancora : “Gli stessi titoli che ho scelto per queste opere sono convenzionali, come Natura morta, Fiori, o Paesaggio, senza alcuna allusione alla bizzarria o a un mondo irreale”.
Da queste affermazioni si evince come l'affrontare temi ripetuti e anche lo studio e la scelta delle diverse tonalità dei colori è una continua ricerca, togliere il superfluo per raggiungere l'essenza. Morandi è solo apparentemente un pittore figurativo, ha solo un modo differente di concepire l'astratto: l'astrazione del reale. Le esposizioni al Vittoriano hanno seguito il progetto di mostrare il “filo rosso" che ha unito le diverse esperienze artistiche nel secolo scorso; la mostra Cezanne e gli Artisti italiani del '900 del 2014 aveva illustrato con grande efficacia la sua influenza sui pittori italiani del '900 così come quella Cubisti e Cubismo del 2013 sulle avanguardie europee. Questa su Morandi, dopo quella su Sironi, è un ulteriore tassello aggiunto a questo importante progetto culturale.