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Aladdin, tra Disney e Bollywood
Continua la serie di classici d'animazione Disney trasposti in film dal vivo: stavolta è la volta di Aladdin, diretto da Guy Ritchie, con un cast dove il sempre simpatico Will Smith affianca volti medio orientali, a rimarcare il carattere non occidentale della storia.
Aladdin è ispirato ad una delle più celebri fiabe delle Mille e una notte, giunta nel corpus della raccolta dalla Cina: in praticamente nessuna versione viene ricordato questo, oggi Aladino è sempre ambientato in un mondo arabo, salvo in una vecchia edizione illustrata delle Fiabe sonore della Fabbri.
Il live action di Aladdin riprende in maniera abbastanza fedele la storia del cartone, con il giovane eroe, ladruncolo di strada, che si trova a dover salvare il regno di Agrabah dalle mire del perfido vizir Jafar e a conquistare il cuore della bella principessa Jasmine con l'aiuto del Genio, che come già in passato si rivela il mattatore di tutto, non più doppiato in italiano da Gigi Proietti che a questo giro dà anima al sultano Baba.
Le modifiche nella storia non sono tante, viene però approfondito il personaggio di Jasmine nell'ottica del girls' power caro alla Disney: quello che colpisce è il rutilante mondo colorato, da Mille e una notte portate all'estremo, con un po' di computer graphic ma di base gli scenari incredibili e reali della Giordania.
Aladdin si rivolge certo ai nostalgici del film dei primi anni Novanta, ma strizza l'occhio ai nuovi pubblici etnici, con la scelta appunto di mettere nei ruoli principali l'egiziano Mena Massoud come Aladdin, il tunisino Marzan Kenzari nel ruolo di Jafar (era più carismatico in animazione), gli iraniani Navid Negahban e Nasim Pedrad nelle parti del Sultano e di Dalia, new entry del film, e il turco Numan Acar nei panni della guardia Hakim.
Il mondo che mette in scena ha qualcosa di medio orientale, ma è soprattutto molto indiano, nei colori e nelle atmosfere, strizzando l'occhio ai film di Bollywood, la maggiore industria cinematografica del pianeta, con numeri musicali in aggiunta alle canzoni classiche già note.
Quindi, questo nuovo Aladdin si lega ad un passato glorioso ma guarda al futuro, ad un cinema globale, che in Oriente ha tra i suoi maggiori acquirenti, oltre che nelle nostre città multietniche e multiculturali. Nostalgia e innovazione, per una storia che in fondo si conosce già, ma che trova appunto la sua migliore riuscita nel saper portare in un mondo nuovo, di colori e atmosfere, una rilettura per l'immaginario mondiale di Arabia e India, oltre gli stereotipi, oltre la cronaca, oltre la realtà.
E l'interesse della Disney per i nuovi mondi della Terra non finisce certo qui, visto che presto andrà alla scoperta della Cina con il live action di Mulan.