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La Bella e la bestia. La fiaba barocca riccamente filologica
La Disney continua a proporre film dal vivo dei suoi classici più famosi, con questa volta La Bella e la bestia, dall'omonimo cartone animato del 1991, tra i maggiori responsabili della rinascita artistica e economica della casa di produzione.
Mentre con Maleficent e Cenerentola si era cercato di fare qualcosa di diverso, raccontando nel primo caso la storia dal punto di vista del cattivo e nel secondo costruendo un omaggio ai classici di Visconti e Kubrick, qui ci troviamo di fronte all'apparenza almeno, ad un'operazione prettamente filologica.
Il live action de La Bella e la bestia riprende la storia originale, con sequenze, soprattutto all'inizio, praticamente identiche, e con le stesse canzoni, ripetute negli stessi momenti topici, con un paio di aggiunte canterine per raccontare qualche evento creato per il film. Le novità sono comunque poche, con un richiamo al passato e di Belle e del principe, un maggiore spessore dato al papà della protagonista (un grande Kevin Kline), i legami tra il castello e il villaggio, il maggiore ruolo della strega Agata e la strizzata d'occhio gay di Letont verso Gaston che però si riduce a poca cosa.
Ma alla fine il film funziona e piace così: le scenografie sono ricche e ricostruiscono bene un Settecento reinventato ma che strizza l'occhio a Amadeus, Barry Lindon e ai film della Hammer anni Cinquanta, i costumi sono accurati e non da fiaba fuori dal tempo, la morale di fondo sull'amore per la lettura, sulla realizzazione del personaggio femminile, prima principessa Disney che sognava altro che il principe azzurro, e sul cattivo che è il bello del villaggio ma è orrendo dentro, è restituita uguale ma dati i tempi di intolleranza si può dire che è sempre valida.
I cinefili riconosceranno, oltre che i tributi al film d'animazione, richiami alle due pellicole francesi, sia quella di qualche anno fa con Vincent Cassel e Léa Seydoux, sia soprattutto al classico anni Quaranta di Jean Cocteau con Jean Marais, al quale si ispira il maniero della Bestia, migliore senz'altro quando è sotto l'incantesimo, mescolanza di tanti castelli reali e inventati, da quelli della Loira ad Hogwards.
Non è da sottovalutare l'apporto dato al cast, dove accanto al già citato Kevin Kline, si distinguono Emma Watson, attrice che promette di essere una delle più interessanti della sua generazione e non solo per il suo apporto dato al genere fantastico dai tempi di Harry Potter. Dan Stevens, di nuovo un rampollo nobile dopo essere stato uno dei tanti volti rivelati da Downton Abbey, Luke Evans, un Gaston efficace e speriamo di vederlo presto a fare l'eroe, Josh Gad, un Letont con dignità e soprattutto i veterani Ian McKellen, Emma Thompson, Stanley Tucci e Ewan McGregor, meccanici e umani, efficaci sia come oggetti che come persone, doppiati in italiano dalle loro voci abituali.
In origine la fiaba di Madame Le Prince de Beaumont nasceva con il non molto lodevole intento di spingere le ragazze appena adolescenti ad accettare i mariti scelti per loro dai genitori, anziani e non certo avvenenti. Diciamo che il cinema l'ha resa una cosa diversa, più femminista, un apologo per la libertà di sapere e per la scoperta del diverso, che non è mai una cosa superflua o superata, anzi. E si parla già, dato il successo, di antefatti e seguiti.