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Amsterdam Rijksmuseum e Rembrandthuis. Nel segno della Notte
La Galleria d'onore del Rijksmuseum di Amsterdam espone il quadro più celebre, labirintico, grande di Rembrandt Harmenszoon van Rijn (Leida, 15 luglio 1606 – Amsterdam, 4 ottobre 1669): La ronda di notte (De Nachtwacht) del 1642. Un vero enigma in parte risolto e che Peter Greeneway ha studiato in un film percorrendo le tappe dalla stesura del dipinto che occupa l'intera parete centrale della galleria ed è circondato da altrettanti dipinti di ingente grandezza e di soggetto comune: l'esposizione della militia dei Kloveniers, commissionari del quadro. Il Rijksmuseum di Amsterdam, contiene una delle più ampie collezioni di quadri del Maestro di Leida, insieme a quelle del Maestro di Delft, Johannes Vermeer, poste insieme ai due lati della Galleria d'onore, ovvero dell'Età d'Oro della pittura olandese, il Seicento.
Quando si entra nel Castello del Rijksmuseum, con le sue torri merlate, costruito ed adibito a Galleria d'arte nel 1800, si ha un moto di meraviglia nel salire la grande scala che conduce al secondo piano, dove ci aspettano i capolavori di Rembrandt, Vermeer, De Hooch, Avercamp, Van Dyck, solo per fare alcuni nomi e le raffinate ceramiche di Delft, blu cobalto e bianco latte che tanto ricordano la Lattaia dipinta da Vermeer nel 1660, con quegli stessi colori nel cappellino e nel grembiule. O La stradina, ancora di Vermeer, del 1658, uno degli esterni che ci immergono nella vita popolare come negli interni delle case, quelli di Jan Havicksz Steen, La donna alla toletta del 1655-60; oppure Pieter de Hooch, con Il dovere di una madre, del 1658, che dipinge l'intimità calorosa di queste case olandesi in cui la vita scorre pacifica, come nella dettagliata e verosimile Casa delle bambole di Petronella Oortman realizzata nel 1686, esempio di una miniaturizzazione fin nei minimi dettagli. Dipinti che descrivono una società in bilico anche tra protestanti e cattolici come evidenziato nell'allegorica La pesca delle anime di Adriaen Pietersz van de Venne del 1614; oppure nel Paesaggio invernale di Hendrick Avercamp del 1608, con gustose scenette satiriche di cadute sul ghiaccio e comportamenti lcenziosi in cui tutti i ranghi vengono mischiati.
Ritornando alla Sala più grande della Galleria d'onore, è tutta dedicata all'enorme dipinto de La ronda di notte di tre metri per quattro (359×438 cm), terminato nel 1642 e tagliato ai lati quando fu spostato al Rijksmuseum dal Kloveniersdoelen (l'antica sede delle milizie della città) - come dimostra la copia perfetta in piccolo di Gerrit Lundens tra gli altri -, e che tutt'oggi è un intrico fitto di misteri poiché, dalla fine del dipinto, commissionato dai dieci della Militia e pagato cento fiorini ciascuno, sembra però ad un secondo sguardo, non glorificarla correttamente, sebbene siano tutti stati ritratti in atteggiamento marciante e glorioso dopo una vittoria. Intorno a questo ruota il film di Peter Greeneway, Nightwatching (premiato nel 2007 alla 64° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia con il Premio Mimmo Rotella ed il Premio Open e girato al Rijksmuseum) che è tratto ed ispirato al capolavoro ed alla vita di Rembrandt che all'epoca guadagnava molto e si comprò quella che oggi possiamo ammirare come Rembrandthuis (Casa di Rembrandt), meraviglioso edificio in cui accoglieva i clienti in un parterre magnificamente addobbato di merce, ovvero quadri, appesi ai muri, e dove aveva costruito una vera e propria fabbrica di tele, in cui il piano superiore era adibito, una parte alla stamperia; l'altra ai suoi studenti, cui insegnava l'arte e che promuoveva vendendo anche i loro quadri.
Quello però che sottolinea questo film, una sorta di J'accuse pittorico contro un complotto organizzato dal capitano Frans Banning Cocq contro il suo predecessore Piers Hasselburg, prima di lui alla guida della militia rappresentata, è il vero mistero del film e del quadro stesso. I sedici kloveniers che hanno commissionato la grande tela, con Cocq in primo piano nel quadro, una sorta di Satana nemmeno troppo en camouflage, con completo nero e barda rossa, Vari dettagli del quadro, fra cui una ragazzina bionda di cui non si spiega bene la parte, fanno pensare ad un sottobosco veramente “notturno” ed oscuro. Una grandezza, in questo quadro, non solo di dimensioni, ha dato a Greeneway ed a noi varie chiavi di lettutra, piuttosto stimolanti per svariate elucubrazioni, che il film elabora come in un incubo, quello da cui ha inizio il film.
Rembrandt aveva scoperto che un complotto sottintendeva a questo gruppo militare, la “Militia” rappresentata nel quadro, e lo ha ritratto nel quadro elaborando una sorta di “giallo” pittorico. Se noi pensiamo infatti al termine Nightwatch, viene in mente anche che, usando il titolo in senso verbale, ovvero “(I was) nightwatching”, significa “stavo guardando l'oscurità”, oppure anche traducibile con: “ero nella ronda di notte”, ovverosia nel quadro che ho dipinto, riproponendo, senza del tutto svelarlo, il mistero che sottende.
Al termine della nostra visita nel parco sottostante ci accolgono le allegre sculture di Jean Dubuffet (1901-1985), teorizzatore francese dell'Art Brut, ovvero di un'arte fuori dagli schemi e prodotta da non professionisti come persone ai margini o malati psichiatrici, e che lavorò insieme ad Amdré Breton. Arricchendo i vasti giardini del Rijksmuseum con le sue opere leggere e dinamiche per forme ed un innato senso di accoglienza, Dubuffet sembra reclamare lo sguardo ma anche la vicinanza del visitatore: create quando l'artista aveva già sessant'anni, tutte su fondo bianco, linee nere, e geometrie colmate di rosso e indaco, suggeriscono un'idea di espansione della socialità, quasi ad afferrare gli sguardi con le mani protese delle sue sculture di leggerissimo polistirolo e pittura acrilica.