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Chagall all'Ara Pacis. Il mondo in rosso, giallo e blu
Mai luogo fu più adatto per ospitare le pitture di Marc Chagall (1887-1985), l’emissario dell’amore come relazione da condividere, - attraverso le proprie radici russe di Vitebsk -, in tutto il mondo: l’Ara Pacis di Roma con il suo museo, ospita, fino al 27 marzo 2011 una sua mostra sul mondo rivoltato inventato da lui ed intitolata: Chagall. Il mondo sottosopra, probabilmente come dovrebbe stare.
Dai rossi del Circo rosso (1956-60) ai blu del Mostro di Notre-Dame (1953), Chagall rievoca col suo cromatismo pittorico ciò che in musica è l’effetto più contrastante come nel Tristano di Wagner, nondimeno conservando quelle rotondità senza angoli acuti di tutti i suoi personaggi, financo gli oggetti, grandi e piccoli. La sua Slitta su Vitebvsk (Slitta sulla neve, 1944) si adagia dolcemente, per quanto in leggera velocità, sui tetti della città rovesciata. Il cavallo rosso che la guida, la figura femminile che somiglia alla moglie Bella appena perduta che ha pubblicato i suoi ricordi giovanili in Lumières Allumées (New York, 1945) illustrati da Chagall, non fanno che convenire lo stesso candore della neve: una distesa d’innocenza puntellata dai colori degli esseri animati che si stendono sopra la città, la sinagoga cui era affezionato, ed il suo sguardo dall’obolo aperto in alto a destra, dal quale osservare la vita con agli occhi ali pittoriche.
Una messe di 138 opere quelle in mostra che conducono inoltre nel labirintico stuolo di pitture dedicate al Cantico dei Cantici in seno alla raccolta del Messaggio Biblico, che si stempera in dodici quadri, nonché nelle innumerevoli e pregiate acquaforti su rame. Del ciclo, diviso in tre parti e realizzato tra 1935 e 1956, Genesi, Esiodo e Cantico dei Cantici, fa parte l’immaginifico schizzo (Schizzo per il Cantico dei Cantici I, 1960) rutilante che rappresenta David (raffigurato nell’arpa) e Betsabea, con lei dinoccolata che offre i seni mentre è teneramente abbracciata ad una figura virginale di donna.
Al termine del percorso tra le sirene e le illustrazioni a Colui che parla senza dire nulla (1975-76) come ai Poèmes “rossi, gialli e blu”, si giunge di fronte al trittico delle tre grandi tavole Resistenza, Resurrezione e Liberazione. Le prime due dipinte tra 1937 e 1948, mentre la terza giunge a compimento nel 1952. A celebrazione del ventesimo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre del 1917, le tele erano in un primo tempo unite poi, testimoni a modo loro di un tempo ormai suggellato dalla visione stessa che Chagall adduce a Lenin: “La Russia si coprova di ghiaccio. Lenin l’ha rovesciata sottosopra, come io rigiro i miei dipinti”, in qualche modo cambiando percorso, raggiungono la lisi nell’ultima, Liberazione, con la scena del matrimonio. Un’unione che Chagall ha scelto e sempre approfondito e racconta in Ma Vie, da Bella fino all’ultima, Valentina Brodsky, sposata nel 1952, e sempre allietati, quadri e unioni dalla presenza della musica, di musicisti che veicolavano quella antica conoscenza religiosa che lui rapporta ai riti e alle danze dell’infanzia ebraico-chassidica dell’amata Vitebsk.