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Lo Hobbit 3D. Smaug e la maledizione dell'oro
Il secondo, attesissimo episodio tratto dal prequel al Signore degli Anelli, ovvero Lo Hobbit scritto da J.R.R. Tolkien nel 1937, e tradotto in film da Peter Jackson, approda in sala in 3D in HFR, High Frame Rate, a 48 fotogrammi al secondo (anche in 2D, 3D e IMAX) col titolo: Lo Hobbit. La desolazione di Smaug.
Con la stessa e collaudata, selva di attori - e mai parola fu più sostanzialmente adeguata visto che fra le selve ci finiscono spesso i nostri eroi e si tratta naturalmente di una Compagnia di 13, tra nani, lo hobbit Bilbo Baggins e Gandalf il Grigio – a partire da Ian McKellen nella parte del mago, quindi; l'eccezionale ed espressivo Morgan Freeman in quella di Bilbo, e Richard Armitage in quella di Thorin Scudodiquercia; Lo Hobbit seconda parte, ovvero la desolazione di Smaug, il drago possente e spietato che ha spodestato i nani di Thorin da Erebor e la Montagna Solitaria ergendosi ad unico possessore della montagna luccicante di oro, gemme preziose, compresa l'Arkengemma (Arkenstone), che Thorin comanda a Bilbo di reperire tra le dune create dal drago disteso sulla montagna d'oro.
Alcuni episodi li conosciamo già da La Compagnia dell'Anello, come quello del combattimento a Dol Guldur in cui Gandalf riconosce Sauron sotto il nome e le fattezze del Negromante, ed in cui abbiamo la precisa visione del suo occhio malefico che compare in verticale sulla roccia dove si riuniscono gli orchi guidati da Azog. Nel frattempo i nani insieme a Bilbo si scontrano con l'infestata foresta di Bosco Atro e vengono salvati dall'astuzia di Bilbo e dalla destrezza e capacità guerriera degli elfi della foresta guidati da Legolas e Tauriel (Orlando Bloom e Evanegline Lilly). Thranduil (Lee Pace), il re degli elfi silvani, imprigiona i nani per una precedente questione intercorsa ai tempi in cui Thràin era signore di Erebor, ma riusciranno a liberarsi. Durante viaggi e fughe, inseguiti dagli orchi e difesi da Legolas e Tauriel, innamoratasi quest'ultima di Kili (Aidan Turner), incontreranno anche il valente arciere Bard (Luke Evans), che li trasporterà a Lake Town per poi fargli raggiungere Erebor dove si trova il drago Smaug, che ha spodestato Thorin.
Oltre all'affascinante storia che di per sé fa correre al cinema per inoltrarsi nella terra di Arda creata dal Professor Tolkien, questo nuovo episodio tratto da Lo Hobbit, dà delle sensazioni particolari perché ha un tocco, potremmo dire, dickensiano, a livello del profilo dei personaggi: il 3D HFR è veramente fantastico a livello visivo e rende perfettamente godibile l'esperienza con degli occhiali dalle lenti più chiare, che non danno particolari fastidi e non stancano. Questo traduce i personaggi con particolare vividezza e fa entrare nella storia fin dall'inizio. Gli effetti speciali sono una parte potente e sfolgorante nella loro magnificenza, e la regia, insieme alla fotografia di Andrew Lesnie, sono assolutamente calibrate e non mancano il bersaglio. Il drago Smaug, improntato su movimenti e recitazione del cattivo per eccellenza ultimamente, Benedict Cumberwatch, è magniloquente, ed i movimenti scenici di straordinaria fattura e verosimiglianza.
Il linguaggio elfico creato da Tolkien viene parlato in originale da Legolas, Tauriel (nuovo personaggio) e Thraundil, legando la storia all'immaginario mondo ancora più fittamente; quello che ha fatto Jackson in questo film è eccezionale: le quasi tre ore si seguono con intensità anche grazie alla musica ancora di Howard Shore.
La statura di filologo di Tolkien fa poi pensare che non può assolutamente essere un caso che le radici consonantiche “S-M-G-L” ricorrano nei tre nomi di Smaug (qui manca solo la “L”), Smigol e Gollum (qui manca la “S”), tutti votati all'oro e imprigionati dall'avidità e dall'anello del potere, che tira le fila di un ciclo, perennemente rivoltato su sé stesso, in cui però l'incanto dell'immaginazione dell'autore riesce a sconfiggere lo stregamento per l'oro.