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Innsbrucker Festwochen 2021. Zar en décadence
Le Innsbrucker Festwochen der Alten Musik 2021 offrono un panorama denso di novità, tra le quali, una delle piu' eccellenti è la prima messinscena austriaca dopo la prima del 2005 ad Amburgo, del capolavoro di Johann Mattheson: il Boris Goudenow del 1710. Con la direzione di Andrea Marchiol e la regia di Jean Renshaw, offre un cast altrettanto superlativo con Olivier Gourdy, nel ruolo di Boris; Sreten Manojlović, nella parte di Fedro, un Boiardo; Flore van Meerssche come Irina, zarina e sorella di Boris. Nella prima del 19, nelle repliche del 20, 22 e 24 agosto, il palcoscenico nuovissimo della Kammerspiele della Haus der Musik della città tirolese di Innsbruck.
La prima di “Boris Goudenow oder Der durch Verschlagenheit erlangte Thron oder Die mit der Neigung glücklich Verknüpfte Ehre" (Boris Godunov ovvero il torno ottenuto con astuzia oppure l'onore felicemente legato all'inclinazione) ad Amburgo, da dove proviene Mattheson, ai suoi tempi, non è mai avvenuta, quindi la prima assoluta data 29 gennaio 2005 sempre ad Amburgo, e nell'estate dello stesso anno, a Boston, per la stagione della BEMF Opera, il 14 giugno al Cutler Majestic Theatre at Emerson College; due settimane dopo al Tanglewood Summer Music Festival, Lenox, Massachussetts, il 24 e 25 giugno. Mattheson, che ha composto del Boris anche il libretto, lo aveva scritto per l'Opera Gänsemarkt di Amburgo, ed è molto strano che poi non sia andata in scena, tuttora sono aperte tutte le ipotesi, in primis le ragioni di convenienza politica, in un momento in cui comunque l'impero russo si stava espandendo, e quindi era favorito, geopoliticamente parlando. Bisogna però ricordare che all'epoca era sotterraneamente proibito ritrarre zar viventi in un'opera on stage, questo potrebbe essere l'ultimo motivo.
Johann Mathheson (1681–1764) era un compositore piuttosto noto all'epoca, anche epr esser stato mentore di Georg Friedrich Händel, e per aver avuto un allievo promettente, tale Cyrill Wich, a cui dedicò varie lettere e che scrisse anche un'aria del terzo atto. L'opera inoltre è dedicata al padre, John Wich, Ambasciatore Strarodinario di Sua Maestà la Gran Bretagna.
Boris Goudenow è un'opera satirica e politica concepita dopo la grande vittoria dello Zar Pietro il Grande sugli svedesi di Carlo II: lo zar era riuscito a scacciarli dalla San Pietroburgo da lui fondata nel 1701, dall'altra parte del Mare del Nord, sulla sponda opposta alla penisola scandinava. L'opera consta di tre atti, il cui libretto è tratto da testi e motivi da "Regni Muscowitici Sciographia" di Peter Petreus (Stoccolma, 1615/20). La scena si situa al Cremlino nel XVI secolo e di come Boris Goudenow, Governatore dello Zar, attraverso vari intrighi – coinvolta è sua sorella Irina, sposa dello Zar – e la morte dello zar Theodorus, gravemente malato, ascende al trono di Russia. Il clima però è tipicamente quello dei litigi e connubi amorosi, che vanno avanti per tutti e tre gli atti con una felice soluzione finale per tutte le coppie, prima divise, poi condivise.
Nella serie "Barokoper: Jung", nel Boris cantano i finalisti e i vincitori del Concorso Internazionale di Canto per l'Opera Barocca Pietro Antonio Cesti, organizzato dal 2010 da Alessandro De Marchi per le Innsbrucker Festwochen, che quest'anno ha raggiunto degli apici di competenza stilistica barocca. Una nota di merito a parte va al Fedro di Sreten Manojlović, basso serbo lanciato che ha studiato nella capitale austriaca e canterà prossimamente L'Allegro, il Penseroso ed il Moderato di Georg Friedrich Händel: una voce flautata, potente e molto nitida, che non fa sforzi, soprattutto nella sua aria “Birge dich verbot'ne Glut” (Atto I, scena seconda). Irina, nella cui parte canta il soprano belga Flore van Meerssche, ha una voce languidamente interessante; il basso francese Olivier Gourdy, nella parte di Boris Goudenow, non è particolarmente notabile, se non in Lo felice e fortunato, dove però la poca conoscenza dell'italiano spesso lo tradisce, sebbene l'innegabile agilità. Il basso-baritono ucraino Yevhen Rakhmanin, nella parte dello Zar morente Theodorus Iwanowitz, risiede nella media; i due tenori, il romano Eric Price (Josennah) e lo spagnolo Joan Folqué (Gavust) sono vocalmente molto simili come principi stranieri, Il mezzosoprano di Monaco Alice Lackner è stata la più deliziosa nel ruolo della principessa Olga, sia vocalmente sia nella sua recitazione. Il soprano francese Julie Goussot come Axinia, figlia di Boris, era anche vocalmente convincente. L'attore tedesco Sebastian Songin nel ruolo di Bogda, il servo di Boris, ha dovuto volteggiare vivacemente sul palco sotto mentite spoglie, quelle di una ballerina, confermando il gusto kitsch della russa Anna Ignatieva ai costumi, che faceva il paio con la regia piuttosto confusa della britannica Jean Renshaw, adoperando tutti i clichè russofobi: dall'eccessivo uso di alcool, alle pellicce sopra le snickers, con un simil-Putin sullo sfondo verso la fine che rimandava anche a Trump con il cartello “Stop the Steal” (fermate il ladrocinio di voti elettorali) sostenuto da un manifestante. Un plauso alle luci suggestive di Leo Göbl, soprattutto durante le sequenze di neve,
L'italiano Andrea Marchiol ha diretto divinamente l'ensemble Concerto Theresia, assolutamente piacevole all'orecchio per tutta la durata dell'opera, sia in connubio con i cantanti, sia da solo, i cui volteggi nella musica di Mattheson sono stati attenti e curati. Fortissimo successo di pubblico per un'opera che marcato la differenza con altri festival barocchi.