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Lilith. Il mito della dea divorante. La prima genesi materica
La seconda proposta della Societas Raffaello Sanzio per la rassegna Teatri del Tempo Presente, ovvero Alieno, è Lilith. Dieci lemmi per attorniare il mito della dea divorante di Adele Cacciagrano, e si è svolto il 29 maggio nella splendida cornice museale di Palazzo Altemps.
E’ chiaro che nessuno degli spettatori si aspettava una conferenza sul mito al posto di una riduzione teatrale su Lilith però, e questo comprova che il pubblico della rassegna è particolarmente lungimirante, solo tre o quattro persone si sono alzate, mentre la stragrande maggioranza del pubblico è rimasta fino alla fine della lettura di Adele Cacciagrano sul mito controverso della prima moglie di Adamo. C'è da aggiungere poi l'intensità dell'attenzione e lo scroscio finale degli applausi per una lecture (letteralmente) densa di stimoli.
L’intersecarsi di tradizioni intorno alla donna o demone che per prima non sottostà alla volontà sessuale maschile, e qui rimando al libro di Valeria Palumbo Le figlie di Lilith per le divine della modernità, è crescente. Il punto di partenza però è l’Alfabeto di Ben Sira (X sec. d.C.) intitolato a Yeshua ben Sira benché anonimo, qui si parla di Lilith come prima moglie di Adamo e di come fuggì da lui per non sottoporsi alla sudditanza coitale (ovvero la posizione sotto di lui). Dopo essersi rifugiata nel Mar Rosso, si accoppia con Asmodeo e altri demoni generando i lilin (demoni maschili: gli incubi, secondo altre letture, succubi invece femminili, cfr. Ernest Jones Psicoanalisi dell’incubo, Newton Compton, 1978).
Citata da Isaia nella Bibbia, Lilith viene descritta come creatura della notte che dorme con le iene e prende il nome dalle civette (così traduce lilit la versione CEI del 1974), ed infatti l'Accadico Līlītu (lingua semitica della Mesopotamia) e l’Ebraico לילית (lilith) fanno derivare il nome dalla radice linguistica proto-semitica <L-Y-L> ovvero "notte". Per confermare poi la tradizione che la ritiene prima moglie di Adamo, sia il Talmud sia la Qabbalah, la ritengono sua compagna sessuale con cui genera demoni. Lilith è poi legata all’Ishtar mesopotamica (cfr. Diego Lavaroni "Ishtar. Alla ricerca della Grande Dea" in Aldilà del tempo. Percorsi simbolici dell’eterno femminile, a cura di Roberta Astori e Teresa Tonchia, Mimesis, Milano, 2003, pp. 13-30) come a tutte le dee della fertilità, come l’Astarte semitica e l’Inanna sumera di Gilgamesh, dove compare nell’albero huluppu come serpente e viene scacciata da lui. Il serpente compare in forma femminile in molti dipinti come quello di Bosch per rappresentare la tentazione di Adamo ed Eva, immaginandola come vendetta di Lilith contro Adamo.
Lilith è un mito piuttosto controverso e legato ad un emisfero dell’immaginario molto forte. In particolare, gli animali da cui è attorniata nella terracotta del Rilievo Burney datato 1800-1750 a.C. paleobabilonese e conservato al British Museum di Londra (associato a Lilith ma di non certa attribuzione), sono civette e leoni, e la ribattezzata “Queen of the Night” è dotata di ali ed ha i piedi artigliati. Tutto questo la mette in relazione con una tradizione che accomuna la donna all’animale ed alla materia (cfr. Gilbert Durand, Le strutture antropologiche dell’immaginario, Dedalo, 1995), come anche al rosso della nascita, che compare nei templi dedicati alle dee della fecondità in Oriente, e al meretricio sacerdotale (eterismo sacro). Altre tradizioni la vedono come Regina di Saba che pone enigmi a Salomone, simile ad una sfinge con cui ha stretta parentela per via del mezzo corpo da leone di quest'ultima.
Il rosso la avvicina alla fiaba occidentale di Cappuccetto rosso, dagli ovvi metamorfismi sessuali: il rosso è indicativo del ciclo che sta trasformando la fanciulla in donna, il lupo oltre che seduttore può essere paragonato al leone, mentre la nonna è la vecchiaia che cerca di mangiare la giovane. Naturalmente questo è solo l’inizio perché in fondo a Lilith c’è un universo di parentele con Gorgoni, Sirene, Lorelei, Undine, Meduse e Lamia: ovvero tutti gli archetipi del femminile negativo rivestiti di ali, pinne, artigli, occhi penetranti e angoscianti, mesmerici e sognanti di una profonda rilettura interpretativa.