Supporta Gothic Network
L'uomo che vide l'infinito. La matematica dei numeri immaginari
Questo straordinario film di Matthew Brown ci porta alla conoscenza di un geniale matematico indiano, Srinivasa Ramanujan, interpretato dal bravo e intenso Dev Patel, che altrimenti sarebbe sicuramente passato inosservato a chi non ha letto il libro di Robert Kanigel, pubblicato nel 1991 dopo l'incontro con la vedova Ramanujan, Janaki, mai risposatasi dopo la morte del marito a 32 anni nel 1920.
L'uomo che vide l'infinito racconta di come questo talentuoso indiano proveniente da Tamil Nadu, poi impiegato a Madras, espulso dal college per non aver seguito le altre materie, decide di scrivere a Godfrey Harold Hardy – interpretato dal superlativo Jeremy Irons – uno dei più grandi studiosi di teoria dei numeri e di analisi matematica, professore al Trinity College di Cambridge (quello dove studiarono e insegnarono Isaac Newton, Bertrand Russell, James Clerk Maxwell, Niels Bohr e Ludwig Wittgenstein).
Incredibilmente nel 1914 verrà chiamato da Hardy, che, dopo aver letto le sue considerazioni sui numeri, lo spingerà alla verifica delle teorie esposte in vari libri già composti da Ramanujan, essendo il rigore quello che guida Hardy, e le argomentazioni quelle che potranno convincere gli altri professori finalmente ad apprezzarlo. Hardy metterà alla prova Ramanujan, “lo imbriglierà” come afferma Bertrand Russell, uno dei più grandi logici-matematici e filosofi del Novecento, nonché uno dei primi pacifisti insieme ad Hardy. E sarà duro per Ramanujan, abituato a lavorare con l'intuizione, con il vero genio della matematica, “espressione di Dio” nelle sue parole, conformarsi allo studio accademico, nonché ad una società che all'inizio lo rigetta per il colore della pelle, fatte le dovute eccezioni.
Il film rispecchia la storia vera, ed infatti seguiamo insieme ad Hardy il suo amico e collaboratore John Edensor Littlewood (Toby Jones), che aiuterà entrambi alla convivenza e soprattutto accoglierà Ramanujan nel difficile college inglese di Cambridge. Littlewood di Ramanujan dirà nel film: “Ogni numero intero positivo è un suo amico intimo”, e questo diventerà parte del discorso iniziale per richiedere la fellowship (la nomina a professore) per Ramanujan da parte di Hardy. Ramanujan diventerà fellow prima alla Royal Society e poi al Trinity College di Cambridge dopo la pubblicazione di suoi libri di teoria dei numeri e dopo aver convinto del suo valore il genio delle partizioni che lo appoggerà, Percy Alexander MacMahon (Kevin McNally).
I suoi sistemi non ortodossi per studiare la matematica, di cui poi scriverà tutte le argomentazioni, sfoceranno anche in un libro ritrovato solo nel 1976 da George Andrews nella Wren Library del Trinity College di Cambridge, e che rappresenta la base per lo studio della teoria delle stringhe e dei i buchi neri, che rappresentano le fondamenta per lo studio della fisica più avanzata, ovvero la fisica quantistica.
Sullo sfondo del film, la storia d'amore interrotta con la moglie dal viaggio in Inghilterra: Janaki, nel ruolo il bellissimo volto di Devika Bhise, attenderà le sue lettere nascoste dalla madre gelosa di lui, per rivederlo nell'ultimo anno della sua vita speso in India ma già colpito dal male del secolo che lo ucciderà, la tubercolosi. Spentosi a 32 anni, ha lasciato un patrimonio per tutta l'umanità, e alla stregua dei numeri immaginari che Musil descrisse in I turbamenti del giovane Törless (Die Verwirrungen des Zöglings Törleß, 1906):
“L’inizio e la fine sono tenuti insieme da qualcosa che non c’è. Non è un po’ come un ponte che consti soltanto dei piloni iniziali e finali, e sul quale tuttavia si cammina sicuri come se fosse intero? Un calcolo del genere mi dà il capogiro; come se un pezzo del cammino andasse Dio sa dove. Ma la cosa davvero inquietante per me è la forza insita in questi calcoli, una forza capace di sorreggerti fino a farti arrivare felicemente dall’altra parte”.