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Macchiaioli a Montepulciano. Il verismo pittorico toscano
Dal 25 aprile al 26 settembre 2010 e da poco prorogata fino al 31 marzo 2011 Montepulciano (SI) ha ospitato una mostra dedicata ai Macchiaioli che ha avuto una grande affluenza di pubblico, segno tangibile del grande interesse verso questo movimento artistico dell'ottocento. La mostra è stata ubicata in parte al Museo Civico, che ha sede nel trecentesco Palazzo Neri Orselli e accoglie la Pinacoteca Crociani (180 dipinti donati da Francesco Crociani).
Il Museo è molto interessante: le sale sono curate e la disposizione delle opere appropriata, ragion per cui merita sicuramente una visita indipendentemente dalla mostra. In questo contesto si è bene inserita una parte della mostra; i quadri sono stati disposti in modo ottimale per permettere al pubblico di coglierne tutti gli aspetti.
La seconda parte è stata collocata nel Palazzo del Capitano, presso le Logge della Mercanzia, in un luogo molto suggestivo, dove le opere sono state esposte verticalmente al muro e orizzontalmente in bacheche; quest'ultima disposizione ha reso più difficoltosa la visione delle opere e del nome dell'autore, non immediatamente individuabile.
La mostra di 70 opere dei Macchiaioli è stata curata da Silvestra Bietoletti e Roberto Longi e ha proposto quadri appartenenti ad una collezione privata che ha accolto opere e inediti privati, già appartenuti a importanti raccolte macchiaiole dell'inizio del '900 (Luigi Simbalino, Mario Galli, Enrico Ceccucci, Vincenzo Giustiniani). I curatori hanno proposto un percorso articolato in sei sezioni in ordine cronologico che raccontano l'evoluzione del movimento macchiaiolo a partire da Signorini, Fattori, Lega e poi i loro allievi, come Nomellini che avrà una evoluzione che lo porterà in ben altre direzioni.
I Macchiaioli sono stati una corrente artistica molto importante, nata nella seconda metà dell'ottocento a Firenze, a cui parteciparono artisti toscani come: Fattori, Signorini, Borrani, Cecioni e Sernesi, ma anche il romano Costa, il napoletano Abbati, il romagnolo Lega e il ferrarese Boldini. Gli artisti, che ebbero come punto di incontro il caffè Michelangelo al Belvedere, si proponevano il rinnovamento della pittura per sprovincializzare l'arte italiana dell'ottocento ispirandosi al Realismo francese, le cui teorie furono esposte nel Manifeste du Réalisme da Gustave Courbet nel 1855. I teorici del movimento furono Adriano Cecioni, Diego Martelli, critico che fondò nel 1867 la rivista Il Gazzettino delle Arti del disegno, con cui collaborò Telemaco Signorini che fu particolarmente attento alle tematiche sociali; come dimostrano opere come il Bagno penale di Porto Ferraio e la Sala delle agitate al San Bonifazio, alla Galleria d'arte moderna di Palazzo Pitti.
La ricerca espressiva è praticata con la pittura all'aria aperta e con l'uso della macchia, in cui il deciso contrasto tra luce e ombra viene ottenuto accostando toni diversi di colore. Buriana in mare (1865-1866) di Giovanni Fattori e Sole e vento a Settignano (1858) di Telemaco Signorini - esposte nella sezione dedicata alla sperimentazione della macchia - con la loro essenziale forza espressiva, ne sono un efficace esempio. Tra i quadri dei paesaggi esposti ricordiamo: Orti a Settignano (1862) di Signorini, le Case coloniche (1864) di Lega, l'Arno a Bellariva (1870) di Borrani e Alla Banditella (1865) di Fattori, come esempi diversi ma pregnanti della nuova sensibilità realistica nella rappresentazione della natura e dei luoghi.
La visione della realtà sociale come quella contadina è priva di retorici abbellimenti come dimostrano: Le gramignaie (1875) di Fattori e la Contadina Senese di Francesco Gioli (1875) che ne sono un efficace esempio. Politica in sacrestia di Antonio Puccinelli del 1870 illustra efficacemente un altro aspetto: la disillusione politica dopo l'Unità d'Italia.
Nell'ultima sezione – verso il novecento – ricordiamo il quadro Navi nel bacino di San Marco a Venezia (1899) di Giovanni Boldini, in cui la vogata dei natanti è suggerita da rapide pennellate, che anticipano la nuova sensibilità verso il movimento e la velocità, mentre in quelli di Plinio Lomellini in Sulla spiaggia (1890) si avverte l'influenza del puntinismo di Seurat e ne L'orda (1904-1905) quella del divisionismo di Pellizza da Volpedo. Alla conclusione del percorso riteniamo che la mostra sia molto riuscita in quanto ha permesso di godere di opere di grande interesse ma che, appartenendo a collezioni private, sono difficili da vedere.