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Salone del Libro 2014. Sacro e profano a confronto
Anche quest'anno, dopo cinque giorni ricchissimi di eventi ed incontri, dall'8 al 12 maggio 2014, il Salone del Libro di Torino è terminato. Il Bene, tema cardine di quest'anno, ha portato bene alla kermesse, sempre più ricca di proposte ed idee, che ha visto crescere il suo pubblico di una percentuale pari al 3%. Normalmente non sarebbe un dato che riporterei se non fosse che, in un periodo come quello che l'Italia sta attraversando, si pone nettamente contro ogni previsione.
Sempre più spesso si sente parlare di quanto poco leggano gli italiani e sembra che secondo le previsioni quei pochi superstiti si convertiranno presto ai supporti digitali. In realtà, appare evidente che questo catastrofismo sempre più diffuso non trova riscontri effettivi e il Salone ne è la pù grande dimostrazione. Insieme ai grandi mostri sacri, Fanucci, Mondadori, Newton Compton, Bompiani, che naturalmente offrono una scelta di titoli mainstream, trovano spazio i piccoli editori che proprio grazie al Salone possono continuare a farsi conoscere.
Forse è proprio questo uno dei punti forti dell'evento che da ormai ventisette anni attira curiosi da ogni parte d'Italia e del mondo: la possibilità di conoscere qualcosa di nuovo. Rispetto agli anni precedenti questa edizione, che per la prima volta ha avuto come nazione ospite il Vaticano, si caratterizza per una massiccia partecipazione da parte del pubblico più giovane, che quest'anno più di altri è stato coinvolto nelle attività del Bookstock Village anche grazie alla partecipazione di ospiti legati non solo al mondo della letteratura di genere ma anche dello sport, del fumetto e di molti altri campi dello scibile.
Sempre più presenti, infatti, le pubblicazioni dedicate ai più giovani, segno di un mercato che sempre più spesso si apre ad un pubblico difficile da conquistare. Conferenze, incontri con gli autori, dibattiti sono solo una delle componenti di un salone che si apre sempre sempre di più all'interculturalità, anche grazie al concorso di Lingua Madre, vera e propria vetrina dell'integrazione letteraria. Le partecipanti alla nona edizione del concorso sono state premiate durante un incontro gremito di pubblico a dimostrazione di quanto l'altro sia sempre più importante in una cultura spesso chiusa in sé stessa. Parallelamente si sono svolti gli incontri dell'International Book Forum, incentrati, tra le altre cose, sul mondo della traduzione e della trasposizione.
Tra i grandi ospiti, troppi per essere ricordati tutti, possono essere citati naturalmente scrittori, partendo dalla madrina dell'evento, Susanna Tamaro, per arrivare a Giuseppe Culicchia che con il progetto Officina ha indirizzato lo sguardo del pubblico sulla parte più materiale del mondo dell'editoria. Prima di concludere vorrei parlare di uno dei casi che personalmente ho ritenuto più interessanti: Dacia Maraini. Intervistata da Concita Di Gregorio in merito al suo ultimo libro su Chiara D'Assisi, la Maraini racconta la storia di una disobbediente, pronta a stravolgere le regole vigenti pur rispettando la regola. Credo che Chiara sia un esempio simbolo di questa edizione del Salone, vero e proprio ponte tra la figura rigida, e un tempo misogina, della Chiesa e una nuova realtà femminile della letteratura italiana.