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Santa Cecilia. La Nona tra i guizzi di Petrenko
Sei anni fa Kirill Petrenko aveva diretto, in una memorabile session che abbiamo recensito, Das Rheingold di Richard Wagner, IL prologo alle tre giornate del monumentale Anello nibelungico, nonché, nel 2010, la Sinfonia Leningrado di Šostakovič: ora si è trovato ad affrontare, con il suo proverbiale carisma, la composita e rigorosissima Nona di Beethoven negli spazi e con l'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, in tre date, il 4, il 5 ed il 6 aprile 2019. Le quattro voci soliste di questa sinfonia Corale che hanno dato voce all'Inno alla Gioia, An die Freude, di Friedrich Schiller, sono state quelle del soprano Hanna- Elisabeth Müller, del contralto Okka von der Damerau, del tenore Benjamin Bruns e del basso Hanno Müller-Brachman, insieme al Coro dell'Accademia diretto da Ciro Visco.
Fino al 2020 guiderà la Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera, dove è direttore musicale dal 2013, ed amatissimo, e da agosto di quest'anno dirigerà i Berliner Philharmoniker: un siberiano dall'orecchio assoluto, una tempesta di note che sa affrontare da Verdi a Wagner come abbiamo ascoltato alla Bayerische Staatsoper di recente per l'Otello (21 dicembre 2018) e per il Parsifal wagneriano (la scorsa estate a luglio, sempre a Monaco di Baviera). Un profluvio di carisma, enérgheia (ἐνέργεια) ed enthusiasmós (ἐνθουσιασμός), nel significato originale greco dei termini, ovvero "forza in azione" insieme agli "dèi dentro di sé": la sua direzione orchestrale è uno spettacolo di per sé: diretta, forte e veloce, con un ritmo massicciamente progressivo, ha condotto l'Orchestra dell'Accademia in un parossismo di note che pretendevano il rigore assoluto come la musica di Beethoven.
La Sinfonia n. 9 è l'ultimo rivoluzionario lavoro di Ludwig van Beethoven su libretto della poesia An die Freude di Friedrich Schiller; l'inno alla fratellanza, scritto dal poeta romantico nel 1785, venne riadattato nel 1971 da Herbert von Karajan, ed è poi divenuto Inno europeo. Queste le prime due stanze della sua versione, che riportiamo:
Gioia, tu divina luce,
figlia degli Elisei,
noi entriamo ebbri e frementi,
dentro il tempio tuo.
La tua magia ricongiunge
ciò che la moda ha rigidamente diviso,
tutti gli uomini diventano fratelli,
dove freme l'ala tua.
Le quattro voci soliste che lo hanno interpretato nel quarto movimento ci hanno allietato particolarmente e vogliamo sottolineare che la melodia che lo introduce riassume l'intera sinfonia, come a dire che l'intera musica si muove per queso Inno che non è solo alla Gioia, ma all'unione universale tra gli uomini, in una simbolica libertà che si concretizza nelle note della musica. L'intonazione potente, meravigliosamente mobile e lirica del basso Hanno Müller-Brachmann, originario di Lörrach nel Baden-Württemberg, ci ha entusiasmato; come quella del soprano Hanna- Elisabeth Müller, lirica e commovente; il canto del tenore Benjamin Bruns, di Hannover, aveva un bel vibrato ed un costante uso del ritmo insieme alla mobilità; la voce del mezzosoprano (qui indicata come contralto) Okka von der Damerau, di Amburgo, era meno distinta delle altre, anche se comunque piacevole all'ascolto.
Segue ora una breve disamina dei quattro movimenti portanti della Sinfonia composta nel 1824 da Ludwig van, come lo chiamerebbe Malcolm MacDowell nella parte di Alex DeLarge in Arancia meccanica (A Clockwork Orange, 1971) di Stanley Kubrick, dove fa da colonna sonora prima alle violenze del protagonista, per passare poi ad essere il suo tormento dopo il trattamento rieducativo chiamato appunto "Ludovico".
Il primo movimento (Allegro ma non troppo, un poco maestoso) è in forma sonata, con una Stimmung spesso tempestosa. Il tema di apertura viene suonato pianissimo: da qui, gradualmente, ma con una potenza inarrestabile, emerge il tema, di sole quattro battute, che guiderà l’intero movimento. Il secondo movimento (Scherzo: Molto vivace – Presto) è in re minore, con il tema di apertura che ricorda la sonata per pianoforte Hammerklavier, una delle più innovative della produzione di Beethoven, con ritmi propulsivi e uno sconcertante assolo di timpani. Molti degli elementi presenti in questo tempo risultarono assolutamente innovativi: dalla scelta dei tempi pari per la parte centrale fino a sonorità che vennero riprese nel sinfonismo del tardo Ottocento da compositori tedeschi e slavi.
Il terzo movimento (Adagio molto e cantabile - Andante Moderato) è la parte lenta della Sinfonia, costruita intorno a una serie di variazioni che elaborano progressivamente il ritmo e la melodia. La variazione finale è interrotta due volte: assistiamo a un gioco di corrispondenze tra le tonalità più alte, quasi a mo’ di fanfara, e il lavoro di cesello, quasi rarefatto, delle parti dove domina la tonalità di re minore. Annotiamo in particolare la lettura trascinante e distintiva del primo violino spagnolo Robert Gonzàlez Monjas, che ha saputo tradurre con estremo lirismo tutte le parti soliste.
Il quarto movimento (Presto; Allegro molto assai [Alla marcia]; Andante maestoso; Allegro energico, sempre ben marcato), il più lungo dell’intera sinfonia (al punto da poter essere quasi definito una sinfonia nella sinfonia), contiene la celeberrima parte corale su testo di Schiller che abbiamo prima esaminato. Questo quarto movimento è articolato quasi come una ricapitolazione di tutta la sinfonia, con quattro parti suonate senza interruzione, secondo il seguente schema: dapprima compare il tema principale accompagnato dalle variazioni, poi ripreso dal coro; segue il movimento che si evolve verso una sorta di scherzo in stile militare per sfociare in una variazione corale in 6/8 del tema principale; assistiamo di seguito a una sorta di lenta meditazione scandita dalle celebri parole “Seid umschlungen, Millionen! (Abbracciatevi, moltitudini!)”; infine, la conclusione appare come una sorta di fuga basata sui temi precedenti. La musica qui si compenetra perfettamente con le parole di Schiller, in un crescendo quasi ditirambico.
Grande partecipazione del pubblico ed applausi prolungati all'Orchestra ed a Petrenko.