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Santa Cecilia. Pogorelich, il misterico Gaspard del piano
L'Accademia Nazionale di Santa Cecilia apre la stagione del Natale con un unicum il primo dicembre: il celeberrimo pianista serbo-croato Ivo Pogorelich con una scelta dai pezzi cardine della sua carriera, dalla Suite Inglese bachiana fino alla Sonata n.11 di Beethoven, scorrendo sulla tastiera l'amato Chopin e una delle creazioni piu' misteriose di Ravel, Gaspard de la nuit.
Da quando Martha Argerich si dimissionò dal Concorso Chopin di Varsavia nel 1980 perchè lo avevano escluso, Ivo Pogorelich non ha fatto che collezionare successi e a Santa Cecilia ha esordito tre anni dopo il famoso concorso, nel 1983. Mancava da 8 anni, dedicati, tra l'altro, a formulare concorsi per avviare nuovi talenti al pianismo internazionale e, come ambasciatore Unesco, a raccogliere fondi, anche per un ospedale a Sarajevo dal nome esemplificativo: “Mother and Child”.
Ho ascoltato l'esoterica e fiabesca Gaspard de la nuit un paio d'anni fa alla IUC con al piano un virtuoso sedicenne russo che raccomando a tutti di andare ad ascoltare con religiosa sacralità – tanto è profonda la sua innocenza cristallina al piano – il prossimo 30 gennaio a Santa Cecilia (anche il 31 gennaio ed il primo di febbraio: si chiama Alexander Malofeev e presenterà un programma con Čajkovskij e Bartók, assolutamente da raccomandare dopo aver ascoltato un ex “enfants prodige” come Pogorelich. Malofeev, tanto per citarne una sua performance a caso, ha suonato in duo con Denis Matsuev a 15 anni diretto da Vladmir Spivakov.
Pogorelich ha studiato a Mosca con Aliza Kezeradze, la stessa, inflessibile tradizione di perfezione e virtuosismo assoluti associati ad una tecnica che non ha eguali: la Suite Inglese n. 3 BWV 808 ha un suono adamantino con Pogorelich, il cui dolce tocco sui tasti fa sembrare il ritmo come accarezzato, e dal Prélude all'Allemande si odono suoni smorzati, sussurrati intensamente e romanticamente, con un apice spirituale nella Sarabande. Le due Gavotte si muovono in una promenade vivacemente assortita e giu' fino alla Gigue, circonfondendo tutto di una “pietas” semimistica.
La frenesia beethoveniana che inaugura il primo movimento della Sonata n.11 op.22, è quasi condotta ad essere composta pur dando adito ad un rapimento smorzato nel secondo movimento. Negli andamenti in cui sottolinea l'intensità e l'intimità ritmica sembra suonare un Beethoven chopiniano o viceversa: l'elemento cristallino è oltremodo evidenziato e gli viene data una voce purpurea che con la Barcarolle chopiniana op. 60 muta in radiosità. Con Pogorelich, Chopin è del tutto brillante e così raggiante nel suo lirismo che commuove sia nei temi principali sia nei rimandi, come a ricordare che esiste una pagina dolente celata in quella Venezia adombrata dalle note. Ci sembra solcare le acque dei canali adagiandovisi, pure nel Prèlude ovattato e rarefatto che scandisce una favola romantica e misteriosa.
Una favola gotica prende forma nei poemi sinfonici di Ravel: Gaspard de la nuit è scatenato dai poemi oscuri di Aloysius Bertrand (1807-184; la raccolta è stata pubblicata postuma nel 1842), che titolano al diavolo, detto in francese anticamente proprio come il titolo, il custode di gioielli oscuri, dall'etimologia persiana, accentuando il valore allusivo ed esotico del nome. La brillantezza esoterica a lucori pallidi del trio di poemi viene accentuata dalla lettura del nostro, che mette in luce le perle dal colore di acque cangianti come in Ondine – nel suo oscillare come nei più conosciuti Jeux d'eau -. Oppure la mesta fisionomia di Le gibet, con la sagoma di un condannato al patibolo sullo sfondo di un cielo al crepuscolo, che lento si dissolve nell'oscurità della luce. Lo scarbo presenta il rissoso rincorrersi di uno gnomo malefico che tormenta nel sonno, e nondimeno il pianista che deve usare entrambe le mani in una percussività ossessiva in crescendo prima della chiosa moderata finale. L'acqua cupamente si increspa appena ma l'enigma non si scioglie nel magma incandescente che Pogorelich sciorina nell'ordito di un tritono metaforico.