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Sutri e l'arpa classica. Floraleda Sacchi al Festival Beethoven
Venerdì 7 luglio 2023 la Cattedrale Santa Maria Assunta a Sutri ha visto una peculiare esibizione: nell'ambito del Beethoven Festival la carismatica arpista Floraleda Sacchi ha tenuto un concerto con l'emblematico titolo "Consonanze". Il repertorio spaziava dal barocco al contemporaneo e, pur senza prevedere nessuna composizione di Beethoven, costruiva un percorso ad intarsio in cui la presenza sottotraccia del genio di Bonn emergeva in molte delle sequenze melodiche e delle tessiture armoniche.
La giovane Floraleda Sacchi, che è stata definita “la miglior arpista che abbiate mai sentito” dall'autorevole American Record Guide, si è esibita in numerose venues nazionali e internazionali. Ha al suo attivo anche diverse composizioni, che la collocano tra i musicisti d'avanguardia che si situano al di là delle convenzioni tramandate e degli stili più consueti.
Floraleda, diplomata al conservatorio di Como, si è perfezionata in Germania, Stati Uniti e Canada con Alice Giles, Alice Chalifoux e Judy Loman. Sono stati i dischi di Annie Challan e le composizioni del musicista romantico inglese Elias Parish Alvars a indirizzarla verso l'arpa. Ha inciso oltre trenta album, molti dei quali per le principali etichette discografiche (Decca, Deutsche Grammophon, Universal Music, Brilliant Classics, ecc.). Attualmente incide per Amadeus Arte, etichetta da lei stessa fondata e distribuita internazionalmente. Ha vinto 16 premi in competizioni musicali internazionali e ha suonato come solista in Asia, Australia, Nord e Sud America, Europa e Africa in importanti sale e festival. Nel 2014 ha registrato e presentato in prima esecuzione “Kojiki”, un concerto per arpa e orchestra d’archi composto da Manuel De Sica con la Filarmonica Toscanini (edito da Brilliant Classics). Nel 2018 ha presentato “Magica y Misteriosa”, un concerto dedicatole da Claudia Montero. Registrato con la City of Prague Philharmonic Orchestra, l’album ha ottenuto il Latin Grammy nel 2018, categoria “Best Classical Album”. Ha eseguito anche le prime dei concerti per arpa e orchestra “Slovo O” di Peter Machjdik (2013) e “Loreley Impressionen” di Howard Blake (2021).
Dal 2015 ha intrapreso un nuovo percorso più personale nell'approccio alla musica, componendo propri brani e applicando live electronics, looper ed effetti all’arpa, per sviluppare un suono estremamente personale e una nuova identità artistica, fondendo il linguaggio classico nel XXI secolo con la tecnologia e i nuovi media.. Il suo primo progetto in questa direzione, “Darklight” (2017, oottiene unanimi consensi ed entra nelle classifiche classiche di vari paesi del mondo, portandola in tour in Australia, Spagna, Cina e Nord America.
Il primo brano eseguito, il Preludio n. 20 BWV 865 di Johann Sebastian Bach, è la trascrizione per arpa di uno dei pezzi più complessi del Clavicembalo ben temperato: tecnicamente, parte da un accordo di La minore, passa alla Dominante minore (battute 5-7) prima di arrivare alla Relativa maggiore in sequenza discendente. Termina con una Cadenza perfetta in Do maggiore relativo. L'esecuzione per arpa conferisce al brano di Bach un andamento meno rigido e più sfumato, ben intepretato dalla Sacchi.
Seguono due brani, originariamente per pianoforte, del compositore giapponese, recentemente scomparso, Ryuichi Sakamoto, Lost Theme e Solitude: concepiti per le colonne sonore di film come Femme Fatale (2002) e Tony Takitani (2004), i due brani oscillano tra classica del Novecento (à la Eric Satie), minimalismo à la Philip Glass e jazz d'atmosfera à la Chick Corea. Eccellente la resa con l'arpa, che esalta le soffuse armonie del compositore giapponese.
Anche l'Andante della Sonata II per violino BWV1003 di Bach, nella trascrizione di Camille Saint-Saëns, assume una particolare dimensione, in cui l'arpa solista si incunea nella melodia pacata e nervosa a un tempo dello strumento ad arco, rendendola più pacata e lineare.
Segue una composizione del musicista islandese Jóhann Jóhannsson, morto pochi anni fa, The Theory of Everything Suite, ispirata al documentario scientifico supervisionato da Steven Hawking. Si sentono echi del minimalismo sacro à la Pärt, di Satie, Purcell e Moondog, combinati con la musica elettronica. La trascrizione per arpa riesce comunque a comunicare la peculiarità di tale pezzo, molto diverso dai precedenti e anche dai successivi.
Ancora due parole sull'artista scomparso Jóhannsson da parte di Livia Bidoli, che cito a proposito della colonna sonora del film sovracitato: "Il tappeto musicale di Jóhann Jóhannsson è di un'unicità sincronica con il film per cui è stato scritto: procede intessendolo di profonde riflessioni sulla natura dell'amore tra i due protagonisti, che si rivela sempre più forte travalicando tutte le prove, anche quella della separazione (il brano è “London 1988”), che prende la via delle “stelle volteggianti” (come recita il titolo del penultimo pezzo: “The Whirling Ways Of Stars That Pass”).
Seguono infatti alcuni brani della compositrice canadese Alexina Louie, un altro pezzo di Sakamoto, High Heels (Tacones Lejanos), due brani di stile tipicamente iberico di Isaac Albéniz (Suite española op.47 e Asturias) e la Gitana op. 21 del compositore belga Alphonse Hasselmans, tutti suonati con estrema perizia e inventiva personale.
Un concerto quindi, del tutto particolare, che invocava a riflettere per poi levarsi su divertissements estremamente colti che volgevano il pubblico verso l'interiorità della musica, come direbbe Schopenhauer:
"La musica, dunque, non è affatto, come le altre arti, l’immagine (Abbild) delle idee, ma è invece immagine della volontà stessa, della quale anche le idee sono oggettità (Objektität): perciò l’effetto della musica è tanto più potente e penetrante di quello delle altre arti: perché queste esprimono solo l’ombra, mentre essa esprime l’essenza". (Arthur Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, I, 52)